Come nacque la corsa che fece infuriare il Papa

A Capannelle c’è il Grande Steeple; la corsa che fece infuriare il Papa.
Da il Messaggero.it a cura di Piero Mei
Due gentiluomini a cavallo che discutono nella campagna irlandese: non è una barzelletta, è la storia. Il mio cavallo è più veloce del tuo; scommetti che ti batto?; guarda quel campanile laggiù: facciamo a chi arriva per primo. Pronti, via! Il percorso non è indicato, la campagna propone ostacoli d’ogni tipo: un siepone che divide i campi, un fosso (da noi, a Roma, è una marrana, o forse “marana“, che la doppia non ci piace), una staccionata, un parc-à-mooutons, che poi è il recinto delle pecore, un quadrato di staccionate dal quale se non salti non entri e se non salti ancora non esci, un muretto, un terrapieno. Nacque così la corsa ad ostacoli, lo steeple-chase, la Equitazione di campagna (chase) al campanile (steeple). Era la fine del Seicento. In Italia gli inglesi portarono le corse di cavalli a metà dell’Ottocento. A Roma si disputò il Grande Steeple Chase di Roma. Erano, ai tempi, cavalli da Equitazione di campagna che si disputavano il sucesso; i purosangue inglesi erano più leggeri, più nervosi, più di qualità e più veloci. Cavalli e cavalieri si ritrovavano sui prati (là dove c’era l’erba ora c’è una città, o forse tante città, ma questo è un altro discorso) e si sfidavano. Venne un giorno un Grande Steeple di Roma e lo vinse un cavallo del principe Doria Pamphilj, i cui colori erano bianco, rosso e verde; fu accolto da “viva l’Italia“ e manifestazioni di popolo, mentre Roma era ancora papalina. Il Papa sospese le corse: non viveva di scommesse lo Stato Pontificio, che altrimenti sarebbe passato sopra anche alla manifestazione popolare. Il prato delle Capannelle è, grazie all’ippica, ai cavalli, allo sport, restato prato. E lì domani si corre ancora una volta il Grande Steeple di Roma. Certo tutto è diverso: gli ostacoli sono “come“ quelli naturali della campagna romana, quella delle stampe di Pinelli e dei pittori dell’ottocento. Ma non sono, ovvimaente, “autentici“. Però staccionate, fosso, muro, gabbia, c’è tutto lungo i 4270 metri del percorso. I cavalli sono tutti purosangue, i cavalieri non sono più tutti dilettanti, ma anzi la maggior parte sono professionisti, e mancano da tempo i militari, i quali invece negli altri sport danno una gran mano al successo dell’Italia azzurra e prima o poi potrebbero tornare anche a questo nobilissimo e tradizionale sport dell’ippica. E’ anche in questa chiave di “conserviamo con cura la nostra tradizione“ che oggi, all’ippodromo, insieme con le corse, sarà in programma un evento culturale: l’inaugurazione di una mostra dedicata al centenario della nascita del conte Ranieri di Campello. L’hanno voluta i suoi figli: ci sono foto d’epoca, divise militari, il ricordo di un cavalleresco signore che ha vinto due volte il Grande Steeple di Roma, che ha partecipato alle Olimpiadi di Berlino ’36, che è stato un grande dirigente dell’equitazione e dell’ippica, e un grande soldato: medaglia al valore, e comandante del reggimento dei cosacchi che combattevano al fiabnco degli italiani durante la campagna di Russia. I suoi cosacchi lo stimavano molto: avevano in comune con il loro comandante l’amore per i cavalli, che è sempre un segnale di grandezza d’animo. I concorrenti al Grande Steeple di oggi sono soltanto sei, ma il fascino della corsa è intatto. Il cavallo di maggior qualità è Kandinskyi: sarà interessante vederlo alle prese con ostacoli insoliti per lui; lo allena Favero che con Contu forma la coppia degli ostacoli, come Coppi e Bartali nel ciclismo. Contu risponde con Iseia (ha già vinto un Grande Steeple a Roma) che ha in sella Dick Fuhrmann, gran fantino. Una buonissima chance ha Lutin des Bordes, che è allenato dai fratelli Alduino e Giuseppe Botti, i “Dioscuri“ come si chiamano. Poi c’è un altro Favero (Nobil) e ci sono Melozzo, con in sella Marco De Santis, anche lui vincitore di questa corsa nel recente passato, l’unico cavaliere dilettante in gara, e Silver Groom che viene dalla Germania. 4270 metri da vedere e palpitare: la spettacolare gabbia di staccionate è proprio di fronte alla tribuna d’arrivo.