Contributo di Martina Lui

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Martina Lui, recentemente impegnata in una difficile gara corsa a Dubai, la Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum Endurance Cup, in compagnia del cavaliere umbro Gianluca Laliscia, ha risposto a qualche nostra domanda.
L’intento è stato quello di capire come l’endurance viene percepito dal mondo che esiste al di fuori della nostra particolare realtà.
L’equitazione spesso vive in uno stato di isolamento dal resto della società, siamo spesso “strani“ noi cavalieri agli occhi dei profani, figuriamoci nell’endurance che è una disciplina praticamente “neonata“. Intervista- I tuoi amici, quelli che non vanno a cavallo, come hanno reagito sapendo che andavi a correre in Dubai (questo per capire cosa pensa il profano di cavalli).“Quando dici a qualcuno che vai a fare una corsa in Dubai la prima reazione è “ma cosa stai dicendo?“ oppure “ma il cavallo come ci arriva a Dubai?“…La verita’ è che per i non appassionati di endurance Dubai significa solo lusso e una citta’ modernissima.
Ad esempio agli amici con cui ho parlato prima di partire non è mai venuto in mente il deserto…vero elemento che distingue le corse europee da quelle del medio oriente. Comunque è un ‘esperienza talmente diversa dalle altre che credo che anche quando la racconti è molto difficile che chi ti ascolta prenda la giusta misura del tuo narrare….figurati un profano di endurance per cui medie e cancelli veterinari dicono poco o niente. Certo non sarei onesta nel dire che non abbia suscitato curiosita’ la mia trasferta: molti amici e non, si sono appassionati alla mia esperienza e ho avuto modo tante volte di raccontarmi“.- Dalle tue parti, chi pratica il salto ostacoli, cosa pensa di voi cavalieri di endurance?“Ho diversi amici che praticano il salto ostacoli o comunque le discipline classiche (se cosi’ si possono definire) e con molti di loro ci confrontiamo spesso su problemi inerenti gare, calendari e gestione federale oltre che sulla disciplina in se. 
Nonostante nel salto ostacoli i numeri siano altissimi, noi cavalieri di endurance ci sentiamo per questo autorizzati a pensare che loro possano avere un trattamento di serie A; in realtà anche loro hanno i loro problemi, gestione, programmazione ecc. ed è per questo che nel confrontarci non si crea nessun tipo di gerarchia sportiva.
Non si sentono più ricchi di noi e noi non ci sentiamo più poveri di loro chiaramente. L’unica cosa che spesso mi da fastidio è che chi pratica il salto ostacoli possa pensare che siccome noi siamo meno, in termini numerici, possa essere piu’ facile essere selezionati per un mondiale o un europeo o nel mio caso avere l’invito per Dubai.
Si tratta di due discipline molto diverse ma ogni soddisfazione, qualunque essa sia, endurance, salto ostacoli, dressage o altro ha un suo valore sportivo e non sono certo i numeri a dire cosa sia piu’ facile o piu’ difficile!!“- Se potessi esprimere un desiderio, Olimpiadi a parte, cosa vorresti per l’endurance??Per la mia carriera sportiva avevo due sogni: correre a Dubai (ho iniziato a fare endurance in coincidenza con i mondiali che si sono corsi li’ nel ’98 e per questo l’ho sempre vissuta come un’esperienza da fare) e indossare la maglia della nazionale.
Il primo mio sogno l’ho realizzato e adesso spero di meritarmi la realizzazione del secondo (lo dico proprio senza peli sulla lingua).
Per questo motivo l’unico desiderio che esprimo per un endurance migliore è, almeno a livello italiano, la creazione di un dipartimento forte, in grado di formare e sottolineo FORMARE una squadra unita che possa ben figurare all’europeo di Assisi e che in una prospettiva piu’ a lungo termine crei le condizioni per essere presenti al mondiale 2010. L’unico segreto per affermarci è esserci e spesso non è solo il risultato a far emergere una squadra ma l’organizzazione e il modo di lavorare ….i binomi, se correttamente formati e organizzati possono diventare piu’ o meno competitivi. Nel nostro piccolo la nostra equipe, gli amici dell’endurance, penso ne sia un buon esempio: gestione, organizzazione e lavoro mirato. Un obbiettivo va guardato da lontano e il lavoro, specie in un cavallo da endurance, va organizzato con meticolosita’: una gara in un momento della stagione sbagliato puo’ precludere la competitivita’ dello stesso in una data futura.
Abbiamo tanti buoni cavalli e buoni cavalieri mi auguro la nuova gestione possa sfruttarli al meglio indirizzando le forze verso un solo obiettivo.Commenti e riflessioni da inviare a sportendurance@gmail.com o su Face-Book, ormai non si può non esserci!!!(in foto M.Lui di repertorio)S.E.

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