Endurance: ALLENAMENTI… AL PASSO CON I TEMPI

“Passo dopo passo“
Il cavallo, per svolgere qualunque attività in compagnia dell’uomo, deve essere preparato gradualmente, sia dal punto di vista atletico che da quello psicologico.
In natura, un cavallo che vive allo stato brado, di certo non farebbe in termini di lavoro e fatica, tutto ciò che l’uomo gli impone per i suoi svaghi o ambizioni.
Si è arrivati nei millenni, ad una sorta di tacito accordo tra l’uomo e l’equino, stabilendo e separando i due ruoli nella natura; l’uomo, in cambio del servizio offertogli dal cavallo che se ne fa letteralmente carico sulla propria schiena, garantisce lui fieno, un ricovero riparato, acqua ed una lettiera pulita e soffice dove riposare.
La storia insegna che il cavallo, da sempre al fianco dell’uomo, in un non ben preciso momento storico, fu messo progressivamente da parte.
Il progresso ed il boom industriale, fecero sì che non servisse più a nulla, trasformandolo in un peso, spesso economicamente insostenibile.
Di lì a poco, solamente le classi benestanti, poterono continuare ad accudire ed allevare cavalli, evidentemente al solo scopo ludico e di status sociale.
In seguito gli interessi economici e la voglia di competizione, portò i cavalieri più arditi ad utilizzare i cavalli nello sport.
Nacquero dunque le varie discipline equestri, ed insieme ad esse, si moltiplicarono le teorie e le tecniche di allenamento per i cavalli.
Ad oggi, se analizzassimo i risultati di un sondaggio in materia, su un campione rappresentativo di cavalieri e preparatori atletici, il dato risultante sarebbe sicuramente assai discordante.
Non esiste, come nel caso dell’uomo atleta, il convincimento di dover adottare una linea comune da seguire, partendo da fattori biologici e chimici.
Ognuno interpreta il proprio animale e, in base alle proprie sensazioni ed esperienze, intraprende una strada che per certi versi, potrebbe risultare pericolosa.
Ciò avviene con maggior frequenza, nelle discipline nelle quali non esiste una vera e propria figura demandata all’allenamento ed alle scelte tecniche.
Esempio lampante è l’affascinante mondo dell’endurance, disciplina che, se affrontata senza un minimo di cognizione, può diventare cinica e crudele.
In questa particolare disciplina, chiunque può acquistare un cavallo, di qualsiasi razza ed età, purchè munito di passaporto rilasciato dalla Fise, tesserarsi presso un centro ippico che rilascia la patente ludica, ed iscriversi ad una prima gara di 30 km.
Dopo una seconda gara sulla stessa distanza, è possibile affrontare la competizione già più selettiva sui 60 km. e dopo ancora una 90 km e così via; il gioco è presto fatto.
Scompaiono cavalli nel giro di mezze stagioni; stendinamenti, problemi metabolici, flutter diaframmatici e chi più ne ha ne metta.
La causa di tutto ciò è da attribuire al fatto che, come detto in precedenza, non esistendo una figura “tutor“, un istruttore preposto, il cavaliere è spesso in balia del “sentito dire“ e del pericoloso “fai da te“, incappando inevitabilmente in incidenti più o meno gravi per il proprio cavallo.
Chiaramente nel panorama italiano e mondiale esistono, per fortuna, realtà ben diverse da quella “limite“ sopra esposta.
Moltissimi sono gli esperti nel settore che hanno affinato negli anni, tecniche e pratiche efficienti; i risultati conseguiti negli ultimi anni parlano chiaro.
Chiaramente, a parità di preparazione personale, cognizioni teoriche generali discrete, esistono varie tipologie di allenamenti.
Navigando sul web, che spesso offre opportunità e spunti interessanti sul mondo equestre, mi sono imbattuto in un sito francese che, in una sezione specifica, trattava una particolare tecnica di allenamento che mi ha incuriosito parecchio.
Cinque ore a cavallo al passo, alternando pianura e salita, almeno una volta a settimana.
Teoricamente questa tecnica, applicabile a tutte le discipline equestri, non può che trovarmi d’accordo.
Il cavallo è costretto a muoversi lentamente per molto tempo, rinforzando in tal modo schiena e apparato muscolare; il sistema articolare non viene sottoposto a grossi sforzi, quindi bassissima probabilità di incidente.
La stessa pratica dovrebbe essere utilizzata, anche dai possessori di cavalli, che, con la bella stagione, iniziano gradualmente a fare passeggiate e piccoli trekking.
Non dimentichiamo inoltre che passeggiare con il proprio cavallo, scambiare quattro chiacchiere col cavaliere a fianco o con un viandante, per un amante di cavalli, è la cosa più rilassante ed appagante.
Immergersi nella natura al “passo“ con il proprio animale, è come un rispettare la stessa, entrare in punta di piedi.
Si ha il tempo di ascoltare i rumori, di gustare i profumi, di godere con calma dell’immensità della natura.
Buone passeggiate