Il cavallo senza testa (finto) trovato in discarica

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Senza Testa

Di seguito riportiamo un articolo redatto da Giancarlo Beltrame e raccolto da larena.it riguardo la “strana storia“, argomento della prima puntata di Mi manda RAITRE, che ha vista coinvolta un’azienda che lavora e produce sculture di animali.
Non solo endurance: “Tra toni dissacranti e prese per i fondelli“
A La statua del cavallo con la testa mozzata è irrimediabilmente finita in discarica Verona. Il cavallo senza testa «asportato» da via Mazzini dai netturbini dell’Amia, che non lo avevano riconosciuto come un’opera d’arte, e distrutto in discarica prima che potesse essere ricuperato dai legittimi proprietari della scultura è stato al centro di uno dei servizi di ieri sera della prima puntata della nuova serie di «Mi manda Raitre». 
Da una parte, in studio, c’erano Denny Smile di Animal Art e il gallerista Giovanni Borzago, dall’altra, in collegamento da Verona, entrambi in divisa di ordinanza, il comandante della polizia municipale Luigi Altamura in impeccabile uniforme blu e il presidente di Amia Paolo Paternoster con gli immancabili simboli verde Padania, ossia fazzolettino nel taschino e cravatta. A sostegno dei veronesi c’era, da Venezia, il funzionario di polizia Fernando Malfatti, mentre le ragioni della controparte erano sostenute pure dall’autore, Massimo Facheris. 
Due gli «arbitri» chiamati da Andrea Vianello a dirimere il contenzioso: sul piano artistico il critico più famoso d’Italia, ossia Vittorio Sgarbi, e su quello giuridico il docente di Diritto privato dell’Università di Roma Antonello Spadafora.
Il primo, più contenuto del solito, si è divertito a punzecchiare un po’ tutto e tutti, da Facheris, definito «un pirla qualunque diventato ora un grande artista grazie alla distruzione della sua opera» al provincialismo di chi non si è reso conto che col suo gesto moltiplicava il valore dell’opera, perché dopo il clamore suscitato, che ha portato la discussione davanti a cinque milioni di spettatori («sette», ha prontamente corretto Vianello), ha moltiplicato il valore dell’opera d’arte, portandolo sicuramente ai 250 mila euro di risarcimento chiesto dai «danneggiati» («sì,. un milione», è sbottato a questo punto Paternoster).
Il secondo ha tagliato la testa al toro – pardon, al cavallo – sentenziando che, premesso che c’è un concorso di colpa, dovuto all’occupazione abusiva di suolo pubblico da parte degli espositori, segnalata anche da Altamura, compito del Comune sarebbe stato, come scrive anche nel suo portale Internet, custodirlo nell’Ufficio oggetti rinvenuti, non distruggerlo. Almeno per un anno. Dopo di che sarebbe divenuto proprietà di chi l’aveva trovato. E a questo punto Vianello ha chiuso infierendo sul povero spazzino, già preso per i fondelli per i toni della sua relazione di servizio, che si concludeva con «macabra rappresentazione di uno spettacolo raccapricciante», esclamando: «Netturbino di Verona, hai proprio perso l’occasione della tua vita!»“. (lg)
Giancarlo Beltrame

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