Il mondo sta impazzendo: cavallo in stalla, colpito a morte

SANT’ORSOLA – tratto da lAdige.it – A chi può far piacere colpire un cavallo fino a provocarne la morte? Solamente ad uno squilibrato, eppure una denuncia contro ignoti è stata sporta da Sara De Bastiani presso la stazione carabinieri di Sant’Orsola per quanto è accaduto a «Csillag», un suo cavallo ungherese di tre anni dal lucente manto nero, alto un metro e settanta dal garrese. L’animale vive assieme ad altri due ungheresi, una femmina con puledro e a due argentini in una stalla della località Stefani, posta a valle di Sant’Orsola. «Se qualcuno ha visto lo faccia sapere», è l’appello della donna, sicura che si tratti dell’azione di qualche malintenzionato. A Stefani abitano poche persone, un’ottantina e la stalla dove vivono i cavalli si trova nel centro dell’abitato. A Sant’Orsola la donna vive da un anno, proviene da Arsiè, da dove ha trasferito i due cavalli argentini. «Queste cose si debbono sapere, è stata una vera carognata», lei ne è sicura. I medici hanno dovuto abbattere l’animale, in un’apposita clinica meranese, per le conseguenze dovute a quello che lei ritiene essere un duro colpo inferto al basso ventre dell’animale. Il fatto sarebbe accaduto a ridosso di Capodanno, quando era occupata nella gestione di malga Cambroncoi, aperta tra Natale e la Befana. Al mattino ed alla sera la visita ai suoi cavalli. «Il primo gennaio ero scesa alla stalla verso le 8.30 – ricorda – e vedo che Csillag fatica a camminare. Lo osservo e scorgo un grosso gonfiore sul basso ventre». Avvisa una veterinaria bolzanina di sua fiducia e dopo due giorni arriva il medicinale prescritto. II seguito il gonfiore scema, l’animale mangia, tutto sembra tornare alla normalità, ma il 6 gennaio la donna trova l’ungherese tremante in stalla, cerca di seguire la femmina ed il puledro di un anno, ma non riesce nemmeno ad alzarsi. Lo visitano due veterinarie, la seconda esegue una radiografia sul posto e consiglia il ricovero in una clinica di Merano dove lei lo trasporta subito. Ipotizzano un’ernia, ma quando operano, trovano una fascia muscolare rotta e l’intestino parzialmente all’esterno della sua naturale collocazione. Devono abbatterlo.