IL PULEDRO NEONATO

Tra tutti gli eventi che riguardano l’allevamento dei cavalli, la nascita di un puledro è sicuramente quello più emozionante.
Ogni allevatore aspetta questo momento per ben 11 mesi e sempre c’è la speranza che questo puledro sia un buon prodotto, magari il migliore di tutti quelli nati fin ora….
Come sempre la natura è maestra e la maggior parte delle volte le cavalle partoriscono senza alcun problema, in modo sorprendentemente veloce, lasciando noi veterinari spettatori dell’evento o poco più.
Purtroppo però , capita a volte che le cose non seguano il verso giusto e allora diventa fondamentale per la sopravvivenza sia del puledro che della fattrice, il pronto intervento di personale altamente specializzato.
Negli ultimi dieci anni, la neonatologia equina ha compiuto dei progressi enormi; esistono oggi in dei centri veterinari che offrono assistenza al parto delle cavalle, dove operano professionisti molto ben preparati, in grado di intervenire con successo in molti casi che pochi anni fa si consideravano disperati.
Sicuramente il periodo neonatale ovvero i primi giorni subito dopo il parto, è il periodo in cui il puledro è veramente molto vulnerabile; passa di fatti da una situazione di vita molto protetta e confortevole, quella intrauterina, ad una piena di difficoltà e insidie. Basti pensare che la maggior parte degli allevatori desidera anticipare sempre più la nascita dei puledri all’inizio dell’anno e questo periodo, in molti paesi, corrisponde a temperature metereologiche molto rigide; il puledro passa così dalla temperatura corporea della mamma a quella dell’ambiente esterno, con uno sbalzo a volte anche di più di 40°C!!
E’ quindi molto importante saper riconoscere con sicurezza tutti quei segnali che ci indicano lo stato di benessere o meno di un puledro appena nato, in modo da poter intervenire immediatamente in tutte quelle situazioni che invece risultano essere patologiche; la tempestività dell’intervento molte volte è determinante per la sopravvivenza del nascituro ed è per questo che il poter garantire alle fattrici una adeguata assistenza veterinaria durante il parto, meglio ancora se in un centro specializzato in neonatologia, è sicuramente la scelta ottimale.
Esiste infatti un periodo , subito dopo la nascita, che viene definito “ di adattamento”;
come è facilmente intuibile, si tratta del tempo che ciascun puledro impiega per adattarsi alla nuova condizione di vita che lo circonda.
A tale proposito sono stati condotti molti studi che si basano sulle osservazioni di quanto accade a puledri cosiddetti “normali” per poter avere subito evidenti invece, le situazioni di anormalità: si è per esempio osservato che i puledri appena nati si posizionano in decubito sternale in circa 5 minuti dopo la nascita e hanno da subito il riflesso della suzione se stimolato ( mettendo un dito in bocca al puledrino, immediatamente manifesta l’istinto di succhiare.
La temperatura rettale durante la prima settimana di vita dovrebbe essere tra i 37,2°C e 38,9°C; il tempo medio impiegato per alzarsi è di una ora circa, mentre la prima poppata avviene entro 2 ore dalla nascita.
E ancora, si è osservato che i puledri normali fanno circa 7 poppate all’ora , ognuna di 30-90 secondi; la locomozione è assimetrica, a scatti e, quando sono a riposo, tengono gli arti divaricati.
Tutte queste sono situazioni osservate in puledri “normali” e che quindi devono essere interpretate come fisiologiche; il veterinario che si occupa di neonatologia deve saper attuare una buona osservazione e procedere sempre con un esame metodico del puledro per poter eseguire una diagnosi precoce in caso di patologia in modo da intervenire nel tempo più breve possibile.
L’alta specializzazione di chi si occupa di patologie neonatali e delle strutture adibite a tale scopo, rendono spesso i costi per l’assistenza ai puledri molto alti; se a ciò si aggiunge il fatto che in molte circostanze è difficile fare una prognosi certa per quanto riguarda la sopravvivenza dei pazienti, si capiscono bene le difficoltà dei proprietari che devono decidere di intraprendere una scelta di questo tipo.
Del resto, molti allevatori producono soggetti che sono talmente qualitativi da giustificare la volontà e lo sforzo economico per cercare in tutti i modi di farli sopravvivere.
E’ anche per questo che la medicina veterinaria sta compiendo oggi molti sforzi per poter prevedere quali saranno i neonati potenzialmente a rischio; sono state distinte quattro categorie che raggruppano le cause più comuni di patologia nei puledri.
Abbiamo così patologie a sfondo infettivo ovvero sostenute da virus o batteri; sono comprese in questa categoria ad esempio le polmoniti e le artriti settiche, patologie che purtroppo si riscontrano abbastanza di frequente nella pratica clinica.
Ci sono poi condizioni non infettive, caratterizzate da anomalie del comportamento come traumi avvenuti durante il parto, puledri nati prematuri, encefalopatie da ipossia o ischemia dei tessuti, squilibri ormonali.
Una terza categoria comprende tutte le anomalie dello sviluppo ovvero le deformità degli arti con incapacità o difficoltà più o meno grave di alzarsi, idrocefalo e palatoschisi ( fessura del palato).
La quarta categoria comprende una malattia terribile quanto, se diagnosticata precocemente, quasi sempre senza conseguenze gravi come la isoeritrolisi neonatale e comprende anche tutte le malattie conseguenti a mancato trasferimento dell’immunità passiva.
Desidero soffermarmi su due di queste patologie perché sono ben esplicative della grande importanza che assume la diagnosi precoce.
La prima è l’encefalopatia da ipossia , detta anche sindrome da anossia neonatale; tale malattia è dovuta a una non corretta ossigenazione del puledro.E’ quindi causata da tutti quei fattori che possono compromettere la normale ossigenazione del nascituro; possiamo riconoscere come predisponenti a questa malattia delle condizioni che riguardano la fattrice. Ad esempio, potrebbero andare incontro a tale patologia, puledri nati da madri che durante la gestazione hanno avuto problemi di salute come coliche, infezioni di varia natura, stati febbrili, oppure fattrici in cui è stato diagnosticato un distacco placentare o una infezione della placenta. Sono queste condizioni che possono alterare la normale ossigenazione del feto e predisporlo all’insorgere della patologia.
Sono inoltre riconosciuti come fattori di rischio anche tutti i parti che non avvengono in modo ottimale; puledri mal posizionati al momento della nascita o parti gemellari o qualsiasi altra condizione che rallenta il normale svolgersi del parto, può contribuire a creare uno stato di non sufficiente ossigenazione del puledro.
La sopravvivenza di questi soggetti è direttamente proporzionale alla rapidità con cui si instaura la terapia intensiva.
I sintomi sono soprattutto disturbi comportamentali ( da qui l’importanza di saper riconoscere i comportamenti “normali” di un puledro neonato!) ed è presente un deficit a livello neurologico.
Le manifestazioni cliniche insorgono solitamente entro 24 ore dalla nascita anche se alcuni puledri possono apparire “normali” anche per alcuni giorni prima di manifestare la patologia. A seconda del danno ipossico subito,il puledro può manifestare sintomi lievi che di solito sono regredibili e curabili come una diminuzione di interesse nei confronti della madre, la diminuzione del riflesso di suzione, letargia. Ci sono invece sintomi molto gravi come la cecità, la respirazione irregolare, le convulsioni , il coma che indicano sicuramente una condizione critica.
La prognosi dipende ovviamente dalla gravità della forma che colpisce il puledro e dalla tempestività nel mettere in atto la terapia intensiva. Si è comunque visto che, se garantite le condizioni di cura ottimali, quasi il 70% dei puledri colpiti da questa patologia può essere recuperato; molto gravi vengono comunque considerati tutti i casi in cui sono presenti fenomeni convulsivi.
Altra patologia molto grave, ma se diagnostica precocemente con esito benigno è la isoeritrolisi neonatale. Si tratta di una malattia rara per cui la madre produce anticorpi contro i globuli rossi del nascituro. Il puledro nasce sano e manifesta i primi sintomi dopo l’assunzione del colostro; da “normale “ che era al momento della nascita inizia ad essere abbattuto, con mucose da prima anemiche (molto chiare) e poi itteriche ( giallastre).Se non si interviene, la morte sopraggiunge in 24-48 ore.
Sin dal 1800 si era osservato che allontanando la madre dal puledro e impedendo che questi continuasse ad assumere il colostro, vi era una regressione dei sintomi; in effetti il passaggio di questi anticorpi avviene proprio nei primi due giorni di vita, quando il puledro è in grado di assorbire tutti gli anticorpi che la madre gli passa con il colostro che è appunto la prima secrezione della ghiandola mammaria, ricchissima di anticorpi e sostanze nutritive.
La prevenzione diventa determinante, perché potendo sapere a priori che il nascituro è a rischio di tale patologia, si può somministrare il colostro di un’altra fattrice o di provenienza artificiale e prevenire questa malattia così tremenda. Ci sono a tale scopo degli accertamenti che possono venire eseguiti prima dell’accoppiamento della fattrice confrontandone il gruppo sanguigno con quello dello stallone per poter escludere eventuali incompatibilità,oppure, se la fattrice è già stata coperta ci sono degli accertamenti che si possono comunque eseguire prima del parto e che ci permettono di intervenire tempestivamente e con successo.
Il lungo percorso che l’allevatore intraprende quando decide di accoppiare una fattrice per poter veder nascere ( lo si spera sempre!) un buon soggetto, è veramente pieno di insidie. Penso che contribuisca molto al successo di ogni attività allevatoriale, avere la più vasta conoscenza possibile delle problematiche in cui si può purtroppo incorrere. A tale proposito, ritengo davvero fondamentale la collaborazione con i propri veterinari di fiducia. Solo in questo modo si possono prevenire efficacemente tutte le situazioni a rischio e ci si pone nella miglior condizione per affrontare le emergenze.
Dott. Marianna Chemollo