In sella contro lo spreco e la frenesia del mercato

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Alpitrek

Il trekking a cavallo è una sorta di disciplina dell’anima, lontana da tutto quello che è sport, consumo, spreco, divertimento. Lo afferma Mauro Ferraris, pioniere italiano dell’equitazione alpina, nel nuovo magazine on line dell’Alpitrek, l’associazione dei “cavalieri del cielo” fondata a Giaveno sulle montagne torinesi per spingere i cavalli anche sui ghiacciai, alla ricerca dell’assoluto, inseguendo in tutti i continenti la lingua segreta della terra. Dalle sierras messicane ai deserti dell’Hoggar, dai monti di Kandahar alle steppe russe, le spedizioni dell’Alpitrek hanno aperto la via a un’autentica riscoperta: nuovi equilibri, silenzi, popoli in pace con il loro ambiente.
Tutto è cominciato più di trent’anni fa, quando Mauro Ferraris lasciò Torino e le rivolte studentesche rifugiandosi nel silenzio dei monti. Un’avventura condivisa con un compagno straordinario: un cavallo. Escursioni, scoperte, viaggi. Svolta decisiva, l’incontro con i Lakota Sioux di Fort Laramie, nel Sud Dakota. «Mi insegnarono tutto: valori, rispetto. Imparare a fabbricare oggetti, utensili, abiti». Tornato in Italia, Ferraris esportò sulle Alpi lo stile della prateria. «Vita frugale, niente sprechi». Per vivere aprì una bottega artigiana: articoli di foggia pellirosse, giacconi, stivali, pantaloni, giubbe, «tutti capi realizzati con le mie mani». Una sorta di Decrescita ante litteram: «Saper auto-produrre beni d’uso è la prima regola». La seconda, condividerli: «Lo scambio, il dono reciproco, stanno alla base dei rapporti umani sinceri. Se sei trasparente non avrai mai problemi, con nessuno: l’ho sperimentato tante volte, incontrando beduini e cosacchi, pashtoun e indiani d’America». continua su libreidee.org

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