Ippica. La crisi. Nessuno spiraglio…anzi.

Dal Comitato di crisi riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato che ipotizza possibili tremendi scenari per molti cavalli a medio termine: === Oggi scadeva il termine per la presentazione con relativo pagamento dei tassi di monta per i cavalli “nati” nell’anno. Circa settecento monte non sono state saldate e i certificati di fatto invalidati. Questo vuol dire che circa settecento puledri trottatori, gia nati e vispi, non sono stati iscritti allo stud book e non potranno correre. Il loro destino, salvo recuperi o ripensamenti improbabili ( difficile che chi non ha onorato i conti lo faccia più avanti pagando addirittura una multa) è segnato: macello, termovalorizzatori, vendita a personaggi senza scrupoli a poco prezzo e magari in un prossimo futuro cavalli destinati alle corse clandestine, o in ippodromi esteri orientali. E se vanno forte allora andranno a sostituire truffaldinamente cavalli senza segni particolari in possesso di certificato ma brocchi. Insomma dei nati nel 2008 mancheranno all’appello circa 700 cavalli sui 4700 previsti. Questo è solo l’inizio della fine del settore, annunciata già dall’autunno dalla fine del mercato. Da gennaio molti allevatori smetteranno gli investimenti, molti ippodromi chiuderanno i battenti, le loro aree saranno destinate ad altro. In particolare due ippodromi di proprietà (la maggior parte degli ippodromi italiani sono di proprietà comunale) importanti come Milano trotto e Tor di Valle, l’uno ufficialmente in vendita in attesa di cambio di destinazione d’area, l’altro in difficoltà economica seria ma sito in un’area appetibilissima dal punto di vista edilizio, potrebbero salutare la compagnia, difficile per i sindaci resistere in presenza di una simile crisi del settore. Per quanto riguarda gli allevatori, il miglior sangue italiano se ne andrà all’estero assieme alle grandi professionalità che hanno portato la nostra ippica a primeggiare nel mondo. Fattrici in America, stalloni in Svezia, guidatori in Svezia o in Francia, fantini e allenatori in Inghilterra o in oriente, o magari tra gli sceicchi. Varenne, del resto, già svolge in Svezia metà della sua attività stalloniera. E tra i 700 puledri da oggi ufficialmente non nati ci sono ben tre suoi figli…Per ricostruire un parco allevatorio credibile, una selezione straordinaria che ha più di mezzo secolo di tradizione, ci vorrà molto più di un lustro… Oltre a dar lavoro a 50.000 famiglie, l’ippica ha una ricaduta d’indotto enorme. Autotrasportatori, veterinari, migliaia di rivenditori di scommesse ippiche (Tris e altro), maniscalchi, sellai, industriali dell’abbigliamento e degli accessori etc. saranno rapidamente spazzati via dalla crisi. La fine del cavallo atleta, secondo una inchiesta Nomisma, rappresenterebbe il cambio di destinazione forzato per 100.000 ettari di territorio italiano destinati alla fienagione, con tutta la ricaduta sul cambio di agricoltura d’area non sempre possibile, ricollocazione della manodopera etc. Un vero e proprio tsunami di cui i politici sembrano non rendersi conto. Intanto il comitato di crisi ha trascorso dentro il Mipaf la sua prima notte agitata e scomoda. Nella mattinata di oggi, venerdì, Snai sat e Unire Tv hanno mandato un pulmino per la diretta satellitare dal luogo, i coordinatori delle varie categorie sono usciti davanti al Mipaf per farsi intervistare. All’occupazione si è anche aggiunto lo sciopero della fame, gli occupanti hanno dichiarato di bere soltanto acqua, magari intervallata con qualche caffè. Hanno chiesto libri e giornali. Sono state esentate dal presidio continuo le due signore del comitato ( Bezzera e Casati), comunque tra le più agguerrite nel sostenere le istanze delle varie categorie. 31 ottobre 2008 F.to il Comitato di crisi dell’ippica