La Laminite

E’ una grave patologia, purtroppo ancora molto frequente nelle nostre scuderie, causata da una serie di fattori che possono anche dipendere da una non corretta gestione degli animali; è proprio in virtù di ciò che mi preme,tramite questo breve articolo, ricordare quali sono i tratti salienti della patologia per poter evitare banali errori che però possono avere conseguenze devastanti per i cavalli.
Come dice il nome, la laminite è un processo infiammatorio a carico delle lamine ovvero di quella parte del piede del cavallo che connette la terza falange (la base scheletrica contenuta nello zoccolo, tanto per intenderci) alla parete dello zoccolo stesso. Tale processo infiammatorio, causato da una serie di fattori di natura sistemica che poi approfondiremo, porta ad una grave distruzione strutturale e funzionale di questo sistema laminare.
Come conseguenza di ciò si ha il distacco della terza falange dalla parete dello zoccolo e quindi il suo spostamento distale (la falange distaccata dalla parete, tende a ruotare verso la suola del piede).
Anche se ci sono studi tuttora in corso sulle cause che danno luogo a un episodio di laminite acuta, al momento sembra certo che si verifica, a carico delle lamine, una ischemia ( ovvero una non corretta vascolarizzazione) che porta alla distruzione delle lamine stesse.
Spesso la laminite è associata ad un altro evento patologico a carico dell’apparato gastroenterico, cardiovascolare, muscoloscheletrico o riproduttivo (frequentemente si manifesta in seguito a ritenzione placentare, ad esempio).
Tra le cause di questa devastante patologia c’è, come più frequente, l’eccessiva assunzione di carboidrati; è un caso classico quello del cavallo che scappa dal box e riesce ad accedere al luogo dove viene custodito il mangime o le granaglie e ne fa una scorpacciata…facilmente dopo poche ore il proprietario chiamerà il veterinario che diagnosticherà una laminite acuta.
Inoltre sono considerati soggetti a rischio tutti i cavalli colpiti da patologie sistemiche e potenzialmente in condizione di endotossiemia; tale rischio diventa ancora più probabile se l’animale è in sovrappeso. Situazioni pericolose sono tutte le modificazioni della dieta eseguite in modo troppo repentino oppure cavalli che vengono lasciati pascolare in paddocks lussureggianti coltivati ad erba medica, soprattutto se i soggetti non vi sono abituati.
Ancora sono considerati a rischio di laminite tutti i cavalli che vengono sottoposti a trattamenti con corticosteroidi somministrati per via sistemica.
Riscontriamo inoltre questa malattia in cavalli che vengono lavorati su terreni troppo duri o che sono sottoposti ad un lavoro eccessivo; in questi casi la patologia a carico delle lamine è di natura traumatica.
Si verifica la laminite anche nei casi in cui un arto sia sofferente per una patologia che ne impedisca il carico del peso che viene quindi sopportato esclusivamente dal controlaterale; la laminite che si sviluppa in queste condizioni si definisce appunto “ da carico”.
Tra gli errori di governo degli animali che inducono laminite possiamo ancora ricordare l’ingestione di acqua fredda quando il cavallo è surriscaldato (per esempio alla fine di una sessione di lavoro faticosa, magari in piena estate) o un pareggio delle unghie troppo corto.
In ultimo vorrei ricordare che anche le lettiere costituite da trucioli di noce nero possono indurre laminite sia per l’ingestione da parte del cavallo, ma anche per il semplice contatto con i piedi.
La malattia si manifesta in vari stadi: subacuto, acuto, refrattario e cronico.
La forma subacuta è lieve e si riscontra frequentemente in quei cavalli che hanno lavorato su una superficie dura o in quelli sottoposti ad un pareggio troppo corto. A volte è difficile da diagnosticare perché i sintomi sono poco evidenti; di solito si riscontra la presenza del polso digitale e una zoppia lieve a carico di entrambi gli arti anteriori. C’è sempre risposta algica alla palpazione della punta del piede mediante tenaglia. E’ comunque la forma meno grave e si risolve brillantemente se la terapia è intrapresa subito. Contrariamente può evolvere nella forma acuta vera e propria che si manifesta con sintomi gravi e può esitare nella rotazione della terza falange. E’ riscontrata più frequentemente a carico degli arti anteriori (ma può colpire anche i posteriori). I sintomi sono caratterizzati da una grave zoppia che porta il soggetto ad avere una deambulazione innaturale. Nei casi più gravi i cavalli sono assolutamente riluttanti a muoversi o permangono in decubito. Lo zoccolo è caldo, vi è presenza di polso digitale e si riscontra una intensa risposta algica alla palpazione della punta dello zoccolo mediante tenaglia. In questa fase può avvenire la rotazione della terza falange; in questi cavalli può essere presente trasudamento di siero o sangue dal cercine coronario.
I cavalli che in questa fase non rispondono alla terapia vanno incontro a laminite refrattaria dove è sempre presente la rotazione con dislocazione della terza falange; se questi soggetti riescono in qualche modo ad essere stabilizzati e sopravvivono, la loro condizione diviene cronica.
La laminite cronica provoca la formazione di cerchiature sulla parete dello zoccolo come conseguenza di uno stato di infiammazione presente a livello coronario.La diagnosi di laminite acuta non presenta particolari difficoltà; spesso i soggetti colpiti a entrambi gli arti anteriori assumono un atteggiamento particolare dove gli arti posteriori sono portati “ sotto di sé” ovvero verso gli anteriori che invece vengono tenuti distesi in avanti. In questo modo il cavallo cerca di spostare il proprio peso il più possibile sugli arti posteriori, nel tentativo di alleviare la sofferenza.
Il veterinario può eseguire le anestesie diagnostiche per confermare la diagnosi; difatti anestetizzando i nervi palmari, responsabili della sensibilità del piede, la zoppia scompare (ovviamente per il tempo in cui è efficace l’anestetico). Le lastre del piede permettono di valutare se e di quanto è avvenuta la rotazione e la dislocazione della terza falange e aiutano il clinico a fare una prognosi. Il mancato riscontro di anomalie radiografiche non è indicativo di assenza di laminite, ma ci indica che non è ancora avvenuta la dislocazione della terza falange.
La terapia va messa in atto il più precocemente possibile proprio per cercare di limitare i danni dovuti a questa dislocazione; la prognosi infatti è proprio legata allo stadio in cui si riesce a bloccare questo fenomeno. Se la terapia è efficace e la rotazione è minima si può pensare che il cavallo possa tornare all’attività atletica che svolgeva; più il grado di rotazione è grave, più l’attività e il recupero atletico del soggetto sono compromessi. In alcuni casi si arriva a dover decidere per l’eutanasia dell’animale.
I soggetti che guariscono sembra che comunque rimangano più esposti al rischio di recidive.
Sono molte le ferrature correttive suggerite per migliorare le condizioni dei piedi dei cavalli colpiti da laminite; il veterinario curante, valutando caso per caso, potrà dare le migliori indicazioni affinché il lavoro del maniscalco possa essere ottimale.
Considerando le gravissime conseguenze che tale malattia porta con sé è evidente quanto risulti importante la buona gestione delle scuderie ; sono gesti semplici e buone abitudini comportamentali che spesso ci mettono nelle condizioni di poter prevenire patologie così gravi da invalidare per sempre un cavallo.
Dott. Marianna Chemollo
Gaia Electra Centro Equestre