La Mongolia a cavallo

di Desirèe Sigurtà – Ogni volta che penso al mio viaggio ideale, non riesco a fantasticare su spiagge esotiche e assolate, con sabbia finissima e mare cristallino. Immagino invece spazi infiniti, pianure che sembrano perdersi ai confini della terra, che riemergono poi con maestosità sotto forma di montagne imponenti, spazzate dal vento che fa galoppare nuvole e ombre lungo i declivi delle catene montuose. L’aspra e impenetrabile Mongolia, è lei che desidero. L’ultima riserva a cielo aperto di animali rarissimi come cammelli selvatici, leopardi delle nevi, rapaci dall’estensione alare immensa; la terra dall’escursione termica impossibile, capace di passare dai –60° C della taiga, sferzata dallo zud – il vento gelido dell’inverno-, ai +30°C dell’estate, favoriti dai venti caldi del deserto del Gobi.Questa è la Mongolia che vorrei percorrere. Magari in sella ad un takhi (spirito, in lingua mongola), quell’equus przewalskii (dal nome del suo scopritore), antenato dell’odierno cavallo domestico. E attraversare quegli stessi spazi percorsi da Gengis Khan, l’uomo del millennio per il Washington Post, sovrano del più grande impero dell’antichità. E sentirmi per un istante come lui.Perdendomi nella magia di Kharakhorum, gemma incastonata nella valle dell’Orkhon, che il condottiero decise di trasformare in capitale del suo impero nel 1220 (lo restò per 40 anni, finché Kublai Khan non decise di trasferire la sede di governo a Pechino)…..la lettura prosegue su ilreporter.com che ringraziamo