La testa fa la differenza: la preparazione mentale nei Mounted Games
Andrea Farinetti: «In gara non si può inventare, bisogna creare le condizioni per replicare ciò che si è costruito a casa»
Nei Mounted Games, come in qualsiasi altra disciplina equestre, la performance non è fatta solo di velocità, tecnica e precisione. In gara entrano in gioco pressione, adrenalina, gestione dell’errore e dinamiche di squadra che mettono alla prova la lucidità dell’atleta in pochi secondi. È questo il lato “invisibile” della competizione, spesso decisivo quanto l’allenamento pratico.
Proprio a questo tema sarà dedicata la giornata di domenica dello stage federale in scena all’Arezzo Equestrian Centre. Un focus specifico sulla preparazione mentale alla competizione, affidato al tecnico e atleta Andrea Farinetti, che affronterà l’argomento mettendo a disposizione la propria esperienza diretta.
Quanto incide l’aspetto mentale nei Mounted Games?
Secondo Andrea Farinetti, l’incidenza dell’aspetto mentale in gara è spesso sottovalutata:
«Vivendo le competizioni sia da atleta che da tecnico, mi rendo conto che in Italia non c’è ancora molta abitudine a dare importanza alla lucidità dei ragazzi, alla loro serenità e all’equilibrio tra controllo e adrenalina. Eppure è proprio quella combinazione di stati mentali che ti permette di essere efficace in gara».
Un equilibrio sottile, perché l’ansia non va eliminata, ma gestita:
«Un certo livello di ansia da gara serve, perché ti aiuta a performare meglio rispetto a quando sei troppo rilassato. Il problema nasce quando manca la capacità di gestirla».
Le difficoltà più comuni nei giovani atleti
Uno degli aspetti su cui Farinetti pone maggiore attenzione riguarda la lettura dell’errore in gara. Spesso, davanti a una prestazione non ottimale, l’analisi si concentra esclusivamente sulla tecnica equestre:
«Molte volte, quando un atleta torna da un gioco dopo un errore, non ci si pone nemmeno il problema che quell’errore possa derivare da una scarsa presenza mentale in quel momento. Si attribuisce spesso tutto a un errore tecnico, di gioco o equestre».
Questo approccio rischia di generare frustrazione, sia negli atleti che nei tecnici:
«Capita spesso di vedere tecnici spazientirsi perché una cosa non è stata fatta come a casa. Ma magari il problema non è la tecnica: è che in quel momento l’atleta non aveva lo stato mentale ideale per performare come aveva fatto a casa, in una situazione mentale diversa».
Allenare la concentrazione e la gestione dell’errore
Nel lavoro quotidiano, la preparazione tecnica resta fondamentale, ma non è l’unico strumento:
«La ripetizione dell’esercizio dà sicurezza, ed è un elemento importantissimo della serenità sotto pressione. Però non può bastare per tutti. Siamo tutti diversi: c’è chi è molto forte fisicamente ma fa più fatica a livello mentale, e viceversa».
Per questo la preparazione mentale non va vista come un correttivo, ma come una componente naturale dell’allenamento:
«Non è un difetto avere bisogno di più attenzione su questo aspetto, è una caratteristica. Il problema è che il focus su queste dinamiche, oggi, è ancora ridotto».
Il ruolo di tecnici e genitori
Farinetti sottolinea come in gara il lavoro tecnico sia, di fatto, già concluso:
«La preparazione tecnica si fa a casa. In gara non si può lavorare sulla tecnica: bisogna mettere i ragazzi nelle condizioni di replicare il livello a cui sono arrivati durante l’allenamento. Se manca la lucidità, dare ulteriori indicazioni tecniche significa cercare una soluzione dove non c’è. In gara non ci si può inventare nulla».
In questo senso, il ruolo di tecnici e genitori diventa quello di supportare l’atleta, aiutandolo a ritrovare equilibrio e fiducia, piuttosto che aumentare la tensione.
Uno sguardo al futuro della disciplina
Il focus sulla preparazione mentale non è solo un’attenzione rivolta ai singoli atleti, ma un passaggio strategico per la crescita complessiva dei Mounted Games italiani, soprattutto nei contesti di squadra:
«A livello internazionale i risultati dimostrano che l’Italia è tra le prime tre nazioni. La qualità c’è, i cavalli ci sono, gli atleti ci sono. Ma se vogliamo fare quel passo in più, soprattutto nelle competizioni a squadre, serve maggiore solidità e costanza a determinati livelli, per questo uno stage che si concentri sulla formazione dei più giovani può aiutare davvero nella».
Nei grandi eventi internazionali, infatti, non conta il singolo exploit:
«In una competizione a squadre non vinci facendo un primo posto e poi un ultimo. I punti li accumuli rimanendo costantemente nella fascia alta della classifica, gioco dopo gioco».
Una formazione davvero a 360 gradi
Con il lavoro sulla sicurezza affrontato il sabato e quello sulla preparazione mentale sviluppato la domenica, lo stage federale di Arezzo si propone come un’esperienza formativa completa, capace di guardare all’atleta nella sua totalità.
Un percorso che mette al centro non solo il gesto tecnico, ma anche la capacità di affrontare la competizione con lucidità, equilibrio e consapevolezza. Elementi fondamentali per il presente e, soprattutto, per il futuro dei Mounted Games.
HSJ x FISE
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