Ma l’Ippica italiana si salva con questa U.N.I.R.E. ?

Ce lo chiediamo da tempo. Una domanda alla quale mai come oggi occorre che venga data una autorevole risposta. C’era un piano a cui i dirigenti dell’Ente di riferimento dell’ippica italiana erano stati invitati dal Ministro Zaia a metter mano e presentare in 45 giorni (ferie a parte come si affrettò a chiedere durante la conferenza stampa alla Luiss il Presidente Sottile) ed invece di approntare seppur “uno schizzo di tale piano“ quale segno tangibile di cambio di rotta, dal CdA dell’Ente del 31 agosto scorso è venuto fuori “il pianto greco“ delle casse vuote. Naturalmente l’ultimatum lanciato attraverso il comunicato stampa dell’U.N.I.R.E. che si può sintetizzare in un “senza soldi non si cantano messe“ ha portato lo scompiglio in tutto il comparto ippico per cui, apriti cielo, si sono mosse tutte le varie sigle associative con immediate successive assicurazioni del Ministro Zaia che i soldi promessi sarebbero giunti in tempo utile a scongiurare il cannello del gas. Si sono rasserenati a questo punto gli animi e si è tornati a pensare a come spendere i soldi. Costituire un gruppo di esperti a supporto dell’attività di competenza dell’Organo di vertice? Si può fare. Uno per il trotto ed uno per il galoppo? Naturale. Lo chiamiamo “Board del trotto e Board del galoppo“ Certo un po’ d’inglese ci sta sempre bene. L’importante è che i soldi arrivino che poi sul come spenderli la maniera sbagliata la si trova sempre. A testimoniarlo restano sempre i milioni spesi per una serie di Talk Show dei quali anticipatamente ben si sapeva l’inutilità ai fini di una efficace promozione dell’ippica ma elargiti in maniera splendida perchè …tanto in cassa c’erano. Ecco che torna allora la domanda se l’Ente, “questo“ Ente così come impostato possa realmente riportare a galla l’ippica italiana e se invece non sia più salutare un suo commissariamento con un rigido controllo da parte del Governo su tutte le cifre in uscita. Salvare l’ippica italiana? “We Can“… ma non certamente continuando così. (Bruno Delgado)