Paddock e pause: la medicina invisibile del cavallo sportivo.

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cavallo al paddock Stefano Sechi

Come il tempo libero, il paddock e le sospensioni programmate migliorano articolazioni, respirazione e psiche dell’atleta equino.

Il cavallo atleta, come ogni sportivo, ha bisogno di momenti di pausa. La gestione di queste “vacanze” è parte integrante della medicina sportiva veterinaria: serve non solo a prevenire infortuni, ma anche a garantire equilibrio mentale e motivazione. Diversi studi hanno mostrato che i cavalli che trascorrono regolarmente tempo al paddock hanno una minore incidenza di problemi ortopedici e comportamentali rispetto a quelli gestiti esclusivamente in box.

Benefici del paddock sul piano veterinario

Apparato locomotore: il movimento libero stimola la circolazione, migliora la nutrizione delle cartilagini articolari e riduce il rischio di rigidità o gonfiori da stasi.
Sistema muscolare e tendineo: il passo spontaneo e variato favorisce il drenaggio delle fibre muscolari dopo l’attività sportiva, riducendo il rischio di microlesioni.
Apparato respiratorio: vivere all’aperto limita l’esposizione a polveri, muffe e ammoniaca tipiche del box, diminuendo l’incidenza di problemi respiratori cronici (come la RAO/asma equina).
Psiche e comportamento: i cavalli in paddock mostrano meno stereotipie (tic, sbadigli ripetuti, masticazioni a vuoto), segno di miglior benessere psicologico.

Quando sospendere l’attività agonistica

La sospensione dall’attività agonistica non va vista come un ostacolo alla carriera, ma come un intervento preventivo. I momenti in cui è raccomandata includono: fine stagione agonistica, periodi di 4–8 settimane senza lavoro intenso permettono al corpo di recuperare microtraumi e al sistema nervoso di “resettarsi”.

Infortuni e microlesioni

Tendiniti, distorsioni leggere o iniziali lombalgie si curano meglio se accompagnate da tempo libero controllato al paddock, riducendo la rigidità senza sovraccarico.
Nei soggetti di 2–4 anni, l’alternanza di lavoro e riposo favorisce un corretto sviluppo scheletrico, riducendo il rischio di osteocondrosi e patologie da stress precoce.

Cavalli maturi o in fine carriera
Quando la competitività cala, il paddock diventa una “pensione attiva” che consente di mantenere mobilità e benessere psicologico.
Durata del paddock: idealmente quotidiana, anche solo per alcune ore, ma con periodi più lunghi nei momenti di pausa agonistica. Dopo una sospensione, il ritorno al lavoro deve essere graduale, iniziando con 2–3 settimane di esercizi leggeri al passo e trotto, monitorando sempre articolazioni e respiro.

Monitoraggio veterinario: durante le pause, controlli ortopedici e fisioterapici aiutano a individuare precocemente eventuali criticità.

Mettere il cavallo a paddock e programmare pause dall’attività agonistica non è un lusso, ma un pilastro della medicina sportiva equina. Significa prevenire infortuni, ridurre i costi sanitari a lungo termine e garantire al cavallo una carriera più longeva e una vita più serena. Un cavallo che alterna lavoro, paddock e riposo è, in definitiva, un atleta più sano e un compagno più equilibrato.

foto Stefano Sechi

HSJ RL

fonti:

Cooper, J.J., & Albentosa, M.J. (2005). Behavioural adaptation in the domestic horse: potential role of apparently abnormal responses including stereotypic behaviour. Livestock Production Science.

Genovese, R.L., et al. (1990). Rehabilitation of tendon and ligament injuries in horses. Veterinary Clinics of North America: Equine Practice.

Hyyppä, S. (2005). Endurance training and overtraining in horses. Veterinary Clinics of North America: Equine Practice.

Visser, E.K., et al. (2008). The influence of housing conditions on the welfare of young horses. Applied Animal Behaviour Science.

© Riproduzione riservata.

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