Parassiti intestinali nel cavallo: dalle sverminazioni di routine a un controllo più consapevole
Per decenni, la gestione dei parassiti intestinali nel cavallo è stata considerata una pratica semplice: un calendario fisso, una sverminazione ogni due o tre mesi e la sensazione rassicurante di “fare la cosa giusta”. Oggi però questo approccio sta mostrando tutti i suoi limiti. I parassiti non sono scomparsi, anzi: sono diventati più resistenti, più difficili da controllare e, in alcuni casi, più pericolosi.
Negli ultimi anni, veterinari e ricercatori di tutto il mondo hanno iniziato a parlare con una voce sempre più chiara: il futuro del controllo dei parassiti nel cavallo non è nella quantità di farmaci utilizzati, ma nella qualità delle decisioni. È in questo contesto che nascono le linee guida internazionali per il controllo dei parassiti equini, documenti che stanno cambiando il modo di affrontare un tema centrale per la salute e il benessere dei nostri cavalli.
Un cambio di mentalità che parte dalla scienza
Le più recenti linee guida, sviluppate da organismi come la American Association of Equine Practitioners e la ESCCAP, convergono su un punto fondamentale: non esiste un programma di sverminazione valido per tutti. Ogni cavallo, ogni scuderia e ogni territorio presentano variabili diverse, che vanno considerate prima di somministrare un antiparassitario.
Il concetto chiave è quello del controllo basato sulla sorveglianza. In pratica, si passa da trattare “a prescindere” a trattare “quando serve davvero”, utilizzando strumenti diagnostici come l’esame delle feci e valutando il rischio reale di ciascun soggetto.
I parassiti oggi: chi sono e perché non vanno sottovalutati
I principali nemici invisibili del cavallo moderno restano gli strongili piccoli (cathostomi), gli ascaridi, soprattutto nei puledri, e la tenia equina. Nella maggior parte dei casi, questi parassiti convivono con il cavallo senza causare sintomi evidenti. Tuttavia, in determinate condizioni, possono essere responsabili di dimagrimento, diarrea, coliche e, nei casi più gravi, patologie potenzialmente fatali.
Uno degli aspetti più interessanti emersi dalla ricerca recente è che la presenza del parassita non equivale automaticamente alla malattia. Molti cavalli adulti sani possono ospitare una carica parassitaria bassa senza alcun impatto clinico. È proprio questa consapevolezza che ha portato gli esperti a rivedere l’uso sistematico degli antiparassitari.
Resistenza agli antiparassitari: una minaccia concreta
Il vero campanello d’allarme che ha accelerato il cambiamento è la resistenza ai farmaci. Oggi sappiamo che molti parassiti equini hanno sviluppato resistenza a diverse classi di sverminanti, rendendo alcuni trattamenti sempre meno efficaci.
La ricerca scientifica mostra che questa resistenza è il risultato diretto di anni di trattamenti frequenti e non mirati. In altre parole, sverminare troppo spesso e senza una reale necessità ha favorito la selezione di parassiti più forti e adattabili. Un problema che non riguarda solo il singolo cavallo, ma l’intero ambiente in cui vive.
Il ruolo centrale dell’esame delle feci
Nel nuovo approccio, l’esame delle feci diventa uno strumento fondamentale. Non si tratta solo di “contare le uova”, ma di interpretare i risultati nel contesto del cavallo, della sua età, del tipo di gestione e della stagione.
Le linee guida internazionali raccomandano di monitorare regolarmente i cavalli e di trattare solo quelli che superano determinate soglie di escrezione. Questo permette di ridurre l’uso di farmaci, preservarne l’efficacia nel tempo e, allo stesso tempo, mantenere un buon livello di sicurezza sanitaria.
Gestione del pascolo e buone pratiche quotidiane
Un altro messaggio chiave che emerge dalle linee guida è l’importanza della gestione ambientale. Raccogliere regolarmente le deiezioni dai paddock, evitare il sovraffollamento e pianificare correttamente la rotazione dei pascoli sono azioni semplici ma estremamente efficaci nel ridurre la pressione parassitaria.
In questo senso, il controllo dei parassiti non è più solo una questione farmacologica, ma diventa parte integrante della gestione del cavallo, al pari dell’alimentazione e del lavoro quotidiano.
Un’alleanza tra proprietario e veterinario
Forse il cambiamento più importante riguarda il rapporto tra proprietario e veterinario. Le nuove linee guida invitano a una collaborazione più stretta, basata su dati oggettivi e decisioni condivise. Il veterinario non è più solo colui che “prescrive la sverminazione”, ma un consulente che aiuta a costruire un programma su misura.
Questo approccio richiede maggiore consapevolezza, ma offre in cambio cavalli più sani, trattamenti più mirati e una gestione più sostenibile nel lungo periodo.
Guardando al futuro
Il controllo dei parassiti nel cavallo sta vivendo una vera e propria rivoluzione culturale. Abbandonare le vecchie abitudini non è sempre facile, ma la direzione è ormai chiara. La scienza ci dice che meno può essere meglio, se fatto con criterio.
Per cavalieri, proprietari e appassionati, informarsi e comprendere questi cambiamenti significa fare un passo importante verso il benessere del cavallo e la tutela delle risorse terapeutiche che abbiamo a disposizione.
Scientific References
Nielsen M.K. et al., Global equine parasite control guidelines: Consensus or confusion? International Journal for Parasitology: Drugs and Drug Resistance, 2025.
Kaplan R.M. et al., WAAVP guidelines for diagnosing anthelmintic resistance, Veterinary Parasitology, 2023.
Nielsen M.K., Anthelmintic resistance in equine nematodes, International Journal for Parasitology: Drugs and Drug Resistance, 2022.
Lawson A.L. et al., Larval cyathostominosis in horses, Equine Veterinary Education, 2023.
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