Quei silenzi di via Cristoforo Colombo.

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Via Cristiforo

Ricordate la rivolta d’ottobre? Non quella russa ma quella di appena quindici mesi addietro che spinse a Roma davanti ai Ministeri competenti migliaia di ippici sull’orlo della fame. L’ippica stava morendo per colpa di chi ne aveva retto malamente le redini negli anni precedenti sperperando il denaro ricevuto senza adottare la dovuta oculatezza che sarebbe stata necessaria. Denari, migliaia, centinaia di migliaia di denari dati a pioggia senza prendere cura di un cancro che giorno dopo giorno stava divorando l’intero settore. Tutte le vittime di quell’orrendo scempio si unirono e in un gesto di profonda disperazione con auto, bus, e treni si spinsero fin sotto le stanze del potere chiedendo aiuto. Quel grido di fame fu raccolto da un uomo del Nord che decise di adoperarsi fattivamente per salvare il mondo ippico italiano da una definitiva scomparsa. Quell’uomo del Nord ascoltò per giorni e giorni tutti i rappresentanti delle varie categorie ippiche italiane per farsi un idea sul come intervenire. Dopo qualche mese chiamò a raccolta tutti i moribondi e propose la sua ricetta per salvare l’ippica italiana. C’era un piano. Vennero dati dei tempi all’Ente di riferimento dell’ippica italiana per l’attuazione di quanto proposto e contemporaneamente vi fu la promessa di un quasi immediato aiuto economico per far fronte agli impegni più urgenti. Aiuti che in due tranche giunsero alle casse dell’Ente facendo tirare un sospiro di sollievo agli stessi dirigenti e lasciando con un palmo di naso quanti fino a pochi giorni prima di quell”arrivo avevano dubitato. Inutile aggiungere che mai come in quel periodo fu possibile notare una superattività proveniente dal palazzo dell’ippica manifestatasi con una serie industriale di comunicati stampa e perla delle perle lcon la precisa volontà di dar conto sul web dell’analitica spesa di quel gettito di denaro pervenuto. Ormai sono trascorsi diversi mesi da quando anche la seconda tranche del denaro promesso è stata messa nella cassaforte della sede dell’Ente ma di quella trasparenza non ci risulta traccia. Anche i comunicati stampa si sono diradati e un silenzio tombale ha coperto tutta quella voglia di mostrare un volto nuovo. Sicuramente ci sbagliamo ma il sospetto che l’annunciato  “adieu“ dell’uomo del Nord, unitamente allo scongiurato pericolo di un sussurrato commissariamento per incapacità manifesta abbia di fatto spinto più di qualcuno ad un dolce sonno sulle comode poltrone dirigenziali di via Cristoforo Colombo. (Bruno Delgado)

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