Redditometro. Il cavallo da equitazione non sponsorizzato

Sotto il controllo del Fisco per la ricostruzione del reddito c’è finito, come ben si conosce, anche il nostro amico cavallo. Se una distinzione è prevista tra cavalli presi in affida o di proprietà lascia perplessi la generica definizione letta di “cavallo da equitazione“ per una classificazione che andrebbe viceversa ad accorpare diverse capacità di spesa. Il cavallo acquistato da un genitore che permette di fare scuola di equitazione e partecipare a qualche gara regionale non può subire identico calcolo di quell’altro cavallo ugualmente definito “da equitazione“ che però grazie a sponsorizzazioni partecipa settimanalmente a competizioni internazionali con evidenti ben diversi costi/ricavi. Da sempre si è cercato di combattere la comune convinzione dell’equitazione come “sport per ricchi“ e molti centri ippici da alcuni decenni proprio per contrastare tale affermazione hanno messo in atto promozioni per incentivare le iscrizioni. Sono state create le mezze fide con pony o cavalli mantenuti e montati contemporaneamente da due allievi. Si sono diversificate le iscrizioni ai concorsi nell’ambito regionale per evitare che le pur minime spese di trasferta gravassero troppo sui bilanci delle famiglie. Insomma si è studiato di tutto per allargare la base e permettere a tanti giovani di frequentare questa disciplina sportiva. Ecco dunque che quanto letto sul generico “cavallo da equitazione“ come elemento di valutazione di ricchezza cade come una mannaia su quanti in questi anni si sono adoperati per l’incremento dei praticanti. Non resta a questo punto che augurarsi per evitare una fuga in massa dai centri ippici con repentina vendita dei cavalli da parte di genitori spaventati dall’esser considerati come possibili proprietari di un “Varenne“ che chi ha inserito nel nuovo redditometro la voce “cavallo da equitazione“ prenda atto della troppo generica classificazione e proceda di conseguenza. (Bruno Delgado)