Un ferragosto alla ricerca della schedina del V7.

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schedina V7

Ferragosto in città. Una volta era la norma per le persone molto avanti negli anni (anziani è una parola orrenda) e per i senza dimora (barboni è una espressione pessima). Le immagini mostrate in televisione di città deserte in contrasto con località turistiche sovraffollate ci hanno accompagnato per decenni durante il cosi chiamato benessere economico. Poi quasi inarrestabile il processo inverso. All’inizio chi era costretto a stringere la cinghia e non voleva far conoscere le proprie difficoltà economiche giustificava con urgenti impegni di lavoro il rientro anticipato dalle vacanze. Dal mese di ferie si è passati alle due settimane, dalla sola settimana allo striminzito weekend per giungere al ferragosto nell’assolata città. Cosa c’entra tutto questo con l’ippica ed il V7? Ci arrivo. Mia zia Rosina è una accanita giocatrice del lotto. Vive da anni il ferragosto in città disponendo di una modesta pensione di reversibilità dell’INPDAP e una volta a settimana si reca al “bancolotto“ e gioca sempre lo stesso ambo con una puntata di 1 euro. Mediamente quattro euro al mese che da anni lo Stato italiano incassa dalla zia Rosina (l’ambo in questione non è mai uscito) ma che la 85enne mia parente non rinuncia a versare, quasi come obolo, con la segreta speranza di vincere. Trovando questo ferragosto il solito “bancolotto“ chiuso mi ha telefonato disperata chiedendomi aiuto. Le ho allora suggerito di provare a giocare la schedina del V7 spiegandole che con la stessa spesa di 1 euro avrebbe avuto la possibilità di vincere una somma molto più alta di quella del suo ambo. L’ho convinta dicendole che il titolare del “corner ippico“ le avrebbe fornito tutte le spiegazioni sul come compilare la schedina. Forte delle mie assicurazioni zia Rosina ha riunito le sue amiche pensionate, giocatrici anche loro del lotto, e tutte insieme si sono recate a scommettere. Mi ha ritelefonato dopo alcune ore per dirmi che nonostante avesse con le sue amiche visitato ben tre “corner ippico“ non aveva potuto giocare in quanto due gestori erano risultati sprovvisti dei moduli di scommessa ed il terzo non era stato in grado di aiutarle a compilare la schedina in quanto “non ci capiva nulla“. Tutto questo bel raccontino è per invitare coloro che hanno gestito in maniera pessima il lancio di questo nuovo gioco a meditare sugli errori commessi e ad apportare rapidamente i necessari correttivi. (Bruno Delgado)

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