
Un italiano al Raid Kaliber, la gara più lunga del mondo

…e il sogno di un bambino si avvera!Il Raid Kaliber, giunto alla IV edizione, ha visto ai nastri di partenza anche un cavaliere italiano, Stefano Chidichimo (al lato in foto concessa da Paula Da Silva).
L’idea di Jose Manuel Soto si è concretizzata in ben 8 tappe, 500 km. da percorrere, circa 60 km. al giorno, gara a squadre ed individule, forse la competizione più dura ed affascinante del mondo; la cornice dell’Andalusia ha fatto il resto.Stefano Chidichimo concede in esclusiva a sportendurance, magazine on line nostro partner-media, i primi racconti a caldo dell’esperienza spagnola.
Il racconto lo trovate in calce al presente articolo mentre in allegato, mentre su sportendurance trovate il file che spiega cos’è il Raid Kaliber e le sue peculiarità. Consigliamo inoltre di scaricare lo “slideshow“ dell’evento; un susseguirsi di fotografie accompagnate da musica, chiaramente andalusa, raccontano gli otto giorni di endurance, di natura e di sport, il tutto firmato dalla validissima fotografa Paula da Silva:http://www.pauladasilva.com/AlAndalus/Tierras de Al Andalus… e il sogno di un bambino si avvera!Stefano Chidichimo al IV° Raid Kaliber, la gara di endurance più lunga del mondo.Otto giorni a cavallo nel tempo tra natura incontaminata, storia, arte e tradizioni multietniche… L’Andalusia immersa nella sua lussureggiante primavera regala adrenalina ed emozioni a tinte forti, dove profumi e colori impreziosiscono romantici paesaggi ogni giorno diversi lungo i 530 Km. (da GPS) gustati e divorati grazie ai nostri fieri e generosi compagni di un avventura unica al mondo…
E già… Porque el caballo? Risponde l’amico Don Josè Manuel Soto anfitrionico ideatore e realizzatore del Raid: “ Perché è forza , nobiltà e passione, parte della nostra cultura millenaria, perché ci affratella alla gente di tutto il mondo nel condividere la stessa passione”.
Sessantacinque magnifici esemplari arabi e derivati insieme ad esperti cavalieri ed amazzoni da 12 nazioni dai 14 ai 72 anni, orgogliosi come me, unico italiano nella storia del Raid Kaliber, di vivere un esperienza estrema da raccontare soprattutto per i suoi valori umani, sociali, interculturali, tecnici e sportivi, dove sangue sudore e lacrime sublimano il vero endurance, quando il giorno dopo e ancora l’altro, impongono al binomio concentrazione nel limitare al minimo il margine di errore.
Dalle storiche scuderie militari di Jerez alla spiaggia de Sanlucar de Barrameda lungo il Guadalquivir fino all’Atlantico e al Santuario della Virgen del Rocio. Ruinas Italicas e Siviglia, Carmona ed Ecija sino a Cordoba, e ancora Montoro e la Sierra di Andujar, magico preludio al Santuario della Virgen de la Cabeza. L’esito? Un successo per tutti coloro i quali tra gioie e dolori, fortuna e malasorte sono riusciti ad entrare nella classifica finale senza sacrificare i cavalli…
Personalmente ci avrei messo la firma, ma ne parleremo la prossima puntata se vi farà piacere.
Calore e rispetto, familiarità e professionalità, allegria e solidarietà, umiltà e competenza hanno trionfato ogni giorno grazie all’impegno e la coerenza di tutta l’Organizzazione, personale, staff tecnico e veterinario, giornalisti, fotografi e teleoperatori insieme ai protagonisti e ai preziosissimi team di assistenza mai inclini alle polemiche. Grazie, grazie infinite a tutti indistintamente per quanto ho avuto l’onore di imparare e apprezzare.
Un esempio, insomma, che mi spinge ad immaginare un mondo migliore grazie al cavallo e all’educazione che le nuove generazioni possono ricevere grazie ad esso e alle nostre testimonianze coerenti di unione e non di divisione.
Ripartire e ricostruire… siamo di fronte al dramma dell’Aquila e provincia, le parole sono inutili, saranno gli esempi a dimostrare che anche la gente di cavalli sa “stringersi a corte” per far gruppo e tirare fuori il meglio di sé, per esempio attraverso lodevoli raccolta fondi durante gli eventi equestri di ogni genere, specialità, associazione o federazione…Questo è il momento giusto!Di cuore, un abbraccio e grazie,Stefano