Equitazione = Educazione

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Cavallo prato 3

Le interessanti istanze avanzate in merito all’appropriatezza , alla correttezza morale , e alla più o meno qualitativa trasmissione educativa ,della gara di potenza riservata ai pony che si è disputata a RomaCavalli il 9 aprile, ha fatto si che ,una nuova voce in capitolo potesse (nella sua modestia) dar un piccolo contributo chiarificatore. Si dovrebbe partire (a parer di chi scrive) da un unico terreno di dialogo ,che veda la proclamazione una vota per tutte di una problematica fondamentale: cosa vogliamo noi dai giovani? In effetti la domanda non è delle più euristicamente pregnanti di discordia comune ( molte sarebbero infatti le risposte intrise di qualunquismo e/o banalità),ma nella sua ovvietà,si nascondono forse sfaccettature della discussione ,degne di attenzione. In un mondo sempre più competitivo e  ( nel nostro caso) spasmodicamente agonisticizzato , è impossibile che non si creino sollecitazioni , aspirazioni, sogni , che pervadono il cuore di un giovane. Vedere i grandi campioni saltare nei più grossi e importanti circuiti di tutto il mondo, avere ampi riconoscimenti, o magari esser applauditi appena entrato in campo gara … sono input fortissimi che rapiscono la mente dei più giovani ,sognatori per definizione. Fin qui niente di male, anzi , guai se ad un giovane” fringuello” gli si levasse il sogno  di “spiccare il volo” ; ma si ritiene che il delicatissimo processo di educazione ( soprattutto sportivo) serva a dar gli strumenti al giovane “fringuello “ per capire ,quando possa fare il grande passo e librarsi nell’aria . A tal fine, di importanza basilare sono , la famiglia, gli istruttori , e tutto  l’intricato sistema di relazione che si crea con l’individuo. Ed infatti sono proprio le entità sopra menzionate che devono ,avvolte incoraggiare, avvolte bloccare, avvolte redarguire, altre volte lasciare libera  azione al giovane rampollo, tutto per una corretta educazione. Si precisa infatti che troppe volte si sono viste scene di “baby vip” che con tono irriguardoso , sanzionavano il “proprio” groom ,per la  mancanza di attenzione in una determinata mansione ,piuttosto che in un’altra. Ciò potrebbe essere insignificante per i più, ma potrebbe essere sintomatico di una indisciplinatezza, che poi si riversa anche in altri campi dell’agire. Il rispetto è un elemento fondamentale nell’equitazione(caratteristica non innata,ma che si apprende nel processo evolutivo) trasmesso anche da esperienze dirette in campo. Non si capisce ad esempio,perché un giovane non debba avere, e anche attuare, nozioni riguardanti  la pulizia, l’alimentazione o anche la mascalcia del proprio cavallo.  Capire da se (o naturalmente con l’aiuto di qualcuno esperto) se,e cosa fare nell’atto pratico di una colica, o preferire un determinato alimento  piuttosto che un altro , in periodi di particolare stress o magari di particolare carico di lavoro. Quindi cosa vogliamo dai giovani? “baby vip” che sentono su di se le forti emozioni e anche le forti responsabilità (appartenenti forse, più  al mondo dei grandi).. o magari giovani che procedono a piccoli passi,magari con enorme fatica, facendo grandissimi sacrifici, ma che acquisiscono lezioni fondamentali dalla miglior scuola; la vita?! A modesto parere di chi scrive, per qualsiasi processo di fruttuoso apprendimento, il cementificante fondamentale nella costruzione della personalità , è il tempo. E’ giusto che i più giovani capiscano il significato, e il valore della cosiddetta “gavetta” , il capire che  una sofferenza oggi, sarà  la fonte di grande gioia domani. Purtroppo troppi sono gli “Icaro” che volando troppo alto , finiscono per bruciarsi le ali. Per questo si ritiene che uno splendido sport come l’equitazione debba educare i più piccoli ,e dare loro i mezzi da utilizzare d’avanti agli ostacoli che da grandi dovranno superare. La fiducia in se stessi, conoscere ,capire e potenziare le proprie capacità , accettare le sconfitte e trovare comunque la forza di rialzarsi,sono strumenti che l’equitazione riesce a donare ,e che ciascun individuo custodisce gelosamente. In conclusione non si sa se, sia giusto o meno esporre i più giovani a determinate situazioni ,tipo quella menzionata ad inizio articolo, ma si è certi che il mondo dei cavalli (dal quale noi  tutti non finiremo mai di imparare)  , non si limita al mero superamento di un verticale o di una riviera; bensì alla conoscenza di un mondo totalmente diverso dalla nostra umana visione e concezione. Si è sempre più convinti infatti ,che dietro ogni  buon cavaliere, si  celi un  buon “ uomo di cavalli”!!
Edgar Palermo

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