
Verso un futuro sostenibile per l’allevamento equino

Parlare di allevamento equino e di bio sostenibilità può sembrare banale a primo acchito. Del resto quando pensiamo ai nostri amici a quattro zampe li immaginiamo immersi nel verde, nella natura, lontani da tutto quello che potrebbe essere fonte di inquinamento. Tuttavia non è così banale, anche il comparto equestre, infatti, genera immissioni dannose, ad esempio, uno studio svolto dall’ Università olandese Van Hall Larenstein, ha dimostrato che la stima delle emissioni di CO2 è di 5900 kg per cavallo all’anno.
L’impatto maggiore è causato dal mangime, responsabile di oltre la metà dell’immissione di anidride carbonica “equestre”, la piazza d’onore se la aggiudica il trasporto degli animali. Il numero di cavalli, sempre in crescita, quindi, ha un impatto sulla natura da non sottovalutare. Ma come possiamo ridurre le emissioni, allevare eticamente e, di conseguenza, contribuire alla biosostenibilità e al miglioramento del comparto allevatoriale?
Less is more
La responsabilità degli allevatori, quindi, è quella di puntare sulla qualità anziché sulla quantità. Valutare quali sono le doti da selezionare per generare cavalli sempre più performanti, equilibrati e sani così da creare soggetti che siano perfettamente in grado di sposarsi con per le esigenze di mercato odierne. La selezione genetica mirata, dunque, permette di dare alla luce meno soggetti, capaci tuttavia di soddisfare le richieste e, soprattutto di evitare o, quantomeno, limitare tare e malattie genetiche trasmissibili.
Selezione non riduzione
Il rischio dell’iper selezione a livello genetico potrebbe essere quella di limitare eccessivamente il pool, andando quindi ad aumentare, con il passare delle generazioni, il rischio di malattie genetiche, anziché la loro riduzione. Allevatori, biologi, etologi e veterinari hanno il compito di lavorare in modo sinergico per riuscire a mantenere un pool genetico sufficientemente ampio, senza perdere di vista la selezione dei criteri scelti. In questo modo nel giro di alcune generazioni avremo selezionato meno cavalli, sempre più sani e confacenti alle caratteristiche scelte.
Embryo transfer per soggetti sani
Un aspetto da non sottovalutare, nell’allevamento dei cavalli, è il contributo della femmina. Spesso si attende la fine della carriera della cavalla prima di farla ingravidare. Questo porta ad avere fattrici di età avanzata, con tutti i problemi che ne conseguono, a partire dall’infertilità, sino ad arrivare all’aumento di probabilità generare puledri poco sani.
Ad accorrere in aiuto, ancora una volta, ci ha pensato la scienza. Tramite la pratica dell’embryo transfer, ovvero la tecnica che consiste nel trasferire un embrione dalla cavalla che lo ha concepito (donatrice), ad un’altra fattrice che porterà a termine la gravidanza (ricevente), è possibile mettere in riproduzione femmine giovani e sane, senza interrompere la loro attività agonistica, e contemporaneamente, far portare a termine la gravidanza da fattrici altrettanto giovani e sane, ottime per salvaguardare il nascituro. Da non sottovalutare, tramite l’utilizzo di questa pratica, un maggiore incremento generazionale.
Ampliare gli orizzonti
Lo studio della genetica atta a migliorare le generazioni future di cavalli per riuscire a produrre meno soggetti numericamente parlando ma di maggior qualità tecnica, più sani e attitudinalmente performanti, è ormai prassi quando si parla di soggetti sportivi, specialmente di alto livello, ma è possibile ampliare questo allevamento più sostenibile a tutto il comparto equestre? Certo che sì, ed è sufficiente utilizzare lo stesso criterio. Si tratta quindi di selezionare per ciascun comparto le caratteristiche fisiche e comportamentali che più si addicono ad ogni specialità e far accoppiare tra loro soggetti sani e qualitativi, assicurandosi che non vi sia consanguineità.
Sano è performante
Al netto di tutti i test genetici, delle visite accurate e della dea bendata, il cui intervento è sempre provvidenziale, per poter perseguire questo modello allevatoriale atto a produrre meno soggetti ma sempre più in linea con le aspettative del mercato, è la salute a farla da padrona. Un soggetto sano è performante. Per poter arrivare al top in qualsiasi disciplina o specialità, infatti, servono equilibrio e talento ma nessun cavallo saprà esprimersi al meglio se non è perfettamente sano e privo di tare genetiche. Puntando su questo, avremo un’equitazione sostenibile e un allevamento equino orientato al benessere e alla salute dei cavalli.
Elena Pecora
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