Gabriele Grasso si racconta: dai Mondiali di Beekbergen alla passione per gli Attacchi

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Un 17° posto individuale e un piazzamento di squadra tra gli undici migliori al mondo: il bilancio di Gabriele Grasso e del Team Italia ai Campionati del Mondo di Attacchi Pariglie a Beekbergen (Olanda) è più che positivo. Ma dietro ai numeri ci sono storie di sacrifici, cavalli giovani da far crescere e una carriera costruita con fatica, tenacia, determinazione e tanto sacrificio. Ora lo sguardo è rivolto al futuro, con un evento di altissimo profilo alle porte: i Campionati Europei FEI di Attacchi Tiro a Quattro e i Mondiali Para-Driving a Lähden (Germania), in programma dal 4 al 7 settembre.

L’esperienza ai Mondiali

«Per me Beekbergen è come una seconda casa – racconta Gabriele Grasso durante l’intervista – perché ci ho lavorato un anno. Tornarci per il Mondiale è stato speciale, soprattutto vedendo il livello raggiunto dall’organizzazione: campi rinnovati, superfici eccezionali e ostacoli portati davvero a un altro livello».

Alla sua prima partecipazione mondiale in Pariglia, Grasso aveva fissato un obiettivo chiaro: entrare nei primi venti. Missione compiuta, nonostante la difficoltà di gestire due cavalli giovani, tra cui alcuni non di sua proprietà, e l’emozione di confrontarsi con i migliori driver internazionali.

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Il Team Italia, composto da Grasso insieme a Josef Dibak e Aletti Montano, ha chiuso in undicesima posizione, confermando la competitività del gruppo e il valore di un ambiente che l’atleta descrive come «bellissimo e coeso fin dal primo giorno».

Dressage, maratona e coni: le prove decisive

Il campionato si è articolato come sempre sulle tre prove classiche: dressage, maratona e coni. Nel dressage, Gabriele ha ottenuto un punteggio intorno ai 50, nonostante qualche difficoltà legata alla tensione di uno dei cavalli giovani: «Potevo fare qualcosa in meno, ma sono comunque contentissimo, soprattutto considerando l’esperienza limitata di alcuni cavalli».

La maratona, la sua prova di forza, ha confermato le aspettative: «Con la mia cavalla grigia so di poter contare sempre sul cuore e sull’energia. Peccato solo per una pallina all’ottavo ostacolo, che mi è costata tre secondi: senza quella sarei entrato tra i primi cinque».

Infine i coni, l’ultima sfida, hanno messo alla prova la concentrazione: «Era la prima volta che partivo settimo in ordine di ingresso ai Mondiali, quindi un po’ di tensione c’era. Ho preso quattro palline, che mi hanno fatto scalare la classifica, ma ero comunque felice di chiudere diciassettesimo».

Un piazzamento che assume ancora più valore se confrontato con il livello medio dei partecipanti: «In Germania, Olanda e Belgio si concentrano i più grandi driver del mondo. Per questo vivo e lavoro qui: è l’unico modo per confrontarmi costantemente con i migliori e crescere davvero».

La carriera: dall’America all’Europa

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Il percorso di Gabriele Grasso con i cavalli inizia presto, quasi inevitabilmente: «Mio padre guidava, anche se di professione è medico. Sono cresciuto in scuderia e già a otto anni facevo gare di attacchi».

Dopo un tentativo di studi universitari in veterinaria, la chiamata dei cavalli si fa irresistibile. A 18 anni lascia l’Italia e si trasferisce prima a Brescia e poi in Florida, nella scuderia del plurimedagliato americano Chester Weber. «All’inizio ero groom, poi Weber ha visto che avevo un buon feeling con i cavalli e ha iniziato a farmi guidare i suoi giovani. Ho passato sei anni incredibili, lavorando per lui e partecipando a due Mondiali singoli».

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L’esperienza americana segna profondamente la sua formazione, ma Gabriele Grasso sente il bisogno di tornare in Europa per confrontarsi con lo sport ad altissimo livello. Passa un anno in Olanda, collaborando con trainer internazionali e seguendo le squadre di Danimarca, Grecia e Gran Bretagna, prima di approdare in Germania, dove da un anno e mezzo lavora con Christoph Sandmann, celebre driver di Tiro a Quattro: «Con lui alleno cavalli giovani e partecipo a gare internazionali, ma soprattutto ho avuto la possibilità di arrivare ai Mondiali di Pariglie».

Dal groom al driver: una crescita naturale

Nel racconto di Gabriele Grasso, la figura del groom smette di essere la “spalla” del driver e diventa la pietra angolare dell’intero progetto sportivo. «Il groom è la figura che pensa al cavallo 24 ore su 24 – spiega –. Prima della gara, dopo la gara, nei trasferimenti: alimentazione, controlli, necessità veterinarie, recupero. In carrozza è quello che bilancialegge il terreno e tiene il guidatore concentrato». Non è un ruolo di passaggio, ma una scuola in cui si impara a mettere il benessere del cavallo al centro e a prendere decisioni pratiche sotto pressione.

Grasso insiste su un punto: molti ragazzi cominciano come groom e poi, quando sognano di passare alla guida, «buttano la spugna». È un errore, perché ciò che si apprende dietro è ciò che fa la differenza davanti, alle redini. «Aver fatto il groom mi aiuta ogni giorno: anche da driver scendo a controllare i cavalli. Questa abitudine ti dà una sensibilità che chi ha solo guidato spesso non sviluppa.»

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Un mestiere che costruisce testa e mani

L’esperienza come groom allena due dimensioni decisive per chi guiderà: la testa e le mani.

La testa perché il groom ragiona in anticipo: visualizza percorso, fondo, ingombri, tempi, clima; prepara piani A e B; durante la maratona “vede” linee più pulite e, dalla pedana, suggerisce micro-correzioni che possono valere secondi. È anche il primo a percepire stanchezza o tensione dei cavalli e a trasformare quel segnale in una scelta prudente (o in una correzione precisa) prima che diventi errore.

Le mani perché il groom sviluppa una finezza di contatto indiretta ma continua: dal fissaggio dell’attrezzatura alla gestione dei cambi, ogni gesto educa alla precisione. Quando quel bagaglio passa alle redini, il driver sa “ascoltare” la bocca del cavallo e dosare: in dressage per tenere l’elasticità, in maratona per conservare energie, nei coni per stringere le linee senza irrigidire.

Grasso lo racconta con naturalezza: «In maratona mi piace andare forte, ma sempre nel rispetto dei cavalli. Se hai fatto il groom, quel rispetto ti viene automatico: sai quando chiedere e quando risparmiare».

Perché scegliere gli Attacchi?

Alla domanda sul perché un giovane dovrebbe avvicinarsi alla disciplina equestre degli attacchi, Gabriele Grasso risponde con una riflessione: «Negli attacchi il rapporto col cavallo è diverso. In sella puoi stringere le gambe e mandarlo in avanti; in carrozza invece devi convincerlo con la sensibilità delle mani.».

Gabriele alle a anche giovani driver in Germania, dai bambini di otto anni agli adolescenti, e racconta episodi che testimoniano la forza educativa di questa disciplina: «Ho visto ragazzi timidissimi trasformarsi in campo gara: in carrozza acquistano sicurezza, si aprono agli altri. È il potere dei cavalli».

Pur riconoscendo l’unicità degli attacchi, non dimentica l’importanza di provare tutte le discipline equestri: «Anch’io ho fatto dressage e salto. Ogni ragazzo dovrebbe sperimentare e poi scegliere ciò che lo appassiona di più. A volte basta una prova per innamorarsi, come è successo a un dressaggista australiano che conosco. Lui, dopo essere salito una volta in carrozza, non ha più smesso».

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Guardando al futuro

Gli obiettivi non mancano. A breve termine, Gabriele Grasso punta a far crescere i propri cavalli giovani, con lo sguardo rivolto ai prossimi Mondiali in Ungheria nel 2027. «Vorrei avvicinarmi sempre più ai primi tre, fino a conquistare un podio». Parallelamente, sta progettando l’apertura di una sua scuderia in Germania, per avere una base stabile e un percorso di crescita personale e professionale.

Il tutto mentre il calendario internazionale richiama già l’attenzione su un appuntamento imminente: dal 4 al 7 settembre a Lähden, in Bassa Sassonia, andranno in scena i Campionati Europei di Tiro a Quattro e i Mondiali di Para-Driving. Per la prima volta la piccola comunità tedesca, già nota per il prestigioso CAI annuale, ospiterà un evento FEI di portata continentale e mondiale. Un’occasione che conferma ancora una volta come la Germania sia il vero epicentro degli attacchi internazionali, e il terreno ideale per un giovane talento come quello di Gabriele Grasso.

«Il mio sogno – conclude – è continuare a lavorare con i cavalli al massimo livello, costruendo qualcosa di mio. I Mondiali sono stati un punto di partenza, non di arrivo».

HSJ x FISE

A.C.

© Riproduzione riservata.

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