Il fango, dannoso si, ma non sempre

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cavalli inverno

Inverno vuol dire pioggia, terreni umidi e, molto spesso, tanto fango. Personalmente, l’inverno lo vivo piuttosto male, non tanto per il freddo da cui mi proteggo coprendomi con strati su strati di vestiti, ma per i terreni che,  piuttosto argillosi, non drenano l’acqua come vorrei. Rimane quindi molto fango che cerco di gestire come posso, in modo che nessun cavallo debba stare con i piedi a mollo tutto il giorno. Questi sono terreni che diventano durissimi quando è secco, e fanno invece fatica a drenare l’acqua quando piove. Per fortuna non tutti hanno di questi problemi ma anche chi è più fortunato di me, può doversi trovare a combattere il fango, perché i terreni dove stanno abitualmente i cavalli sono piccoli o perché tutto il gruppo si avvicina insieme alla capannina o al portafieno e calpestando continuamente il terreno nello stesso punto crea uno strato di fango che in inverno, continuando a gelare e a sciogliersi, peggiora sempre di più. Io sono solita mettere fuori i cavalli tutto l’anno perché trovo assurdo negargli la libertà, a meno che le condizioni climatiche non siano davvero proibitive. In autunno/inverno e all’inizio della primavera cerco però di dosare le cose in modo da trovare un giusto equilibrio: i cavalli devono poter avere comunque le loro ore libere senza che però debbano nascere complicazioni legate ai terreni troppo bagnati.
Nei periodi in cui i terreni sono in pessime condizioni, infatti, cerco di sfruttare al meglio gli spazi nel bosco all’interno della proprietà, dove si forma meno fango e la superficie rimane più compatta. La presenza del fango, infatti, non dovrebbe essere un motivo per desistere dal mettere i cavalli al paddock, a meno che non ci affondino eccessivamente perché, in questo caso, le complicanze che ne derivano possono essere davvero sgradevoli.
Cavalli sotto al bosco    
Nel bosco il terreno rimane più compatto
Da quello che ho potuto osservare in questi anni, i cavalli d’inverno non amano stare fuori, nei prati bagnati e fangosi, per molte ore consecutive, come farebbero in altre stagioni, forse perché scivolano maggiormente e non c’è più l’erba della primavera/estate da mangiare, ma solo il fieno che gli diamo noi. Questa loro voglia di rientrare in box, probabilmente ci fa sentire meno in colpa se dobbiamo tenerli dentro più a lungo di quanto faremmo in altre stagioni. Rimango comunque dell’idea che, se il fango non è poi così tanto da creare ragadi e altri problemi ai piedi, è comunque sempre meglio del fondo del box, che per i cavalli che ci vivono tutto il giorno rimane comunque un substrato umido di urina, che per i piedi sicuramente non è il massimo.
lettiera in truciolo    
Lettiera in truciolo asciutta e assorbente
Per i cavalli liberi in natura che vivono molti mesi dell’anno in condizioni simili o addirittura peggiori, questo non è un problema anzi, sicuramente preferiscono l’inverno umido e freddo al caldo e agli insetti aggressivi dell’estate.
Per ovvie ragioni le parti maggiormente coinvolte nei problemi legati alla vita su terreni fangosi, sono quelle che ci stanno a contatto direttamente, quindi piedi, pastorali e, nelle condizioni più estreme, la parte bassa delle gambe. La muraglia può creparsi, i fettoni possono marcire e le suole diventare troppo molli con un conseguente aumento della sensibilità dei piedi e, nei casi più gravi, lo sviluppo di accumuli di pus molto dolorosi al di sotto della suola, veri e propri ascessi.
Questi ascessi sembrano essere molto più frequenti in inverno, malgrado i terreni siano più morbidi e ci sia dunque una minor possibilità che il cavallo sviluppi una sobbattitura di origine traumatica, perché magari ha preso un sasso sotto la suola mentre correva. Questo avviene perché, stando in ammollo nel fango tutto il tempo, le suole si ammorbidiscono troppo diventando anche più porose. Questa condizione renderà i piedi più facilmente aggredibili dai batteri anaerobi (che sopravvivono con poco o niente ossigeno), che ben proliferano in ambienti sporchi e umidi.
Fettone marcio    
Marcimento dei fettoni
Linea bianca    
Malattia della linea bianca
I batteri anaerobi sono responsabili anche di altre problematiche infettive serie che coinvolgono i piedi, come il marcimento del fettone e la malattia della linea bianca, quello spazio depigmentato che divide la muraglia dalla suola. I fettoni marci portano ad una infezione molto dolorosa per il cavallo che può arrivare addirittura a rifiutarsi di camminare, mentre la malattia della linea bianca indebolisce severamente i piedi, predisponendoli a infezioni che tendono a coinvolgere la parete dorsale dello zoccolo. L’esito potrebbe essere un distacco permanente della parete stessa fino alla corona con, nei casi più gravi, un abbassamento permanente della terza falange, come avviene per la laminite.
Quando i piedi diventano eccessivamente molli, anche i ferri fanno fatica a rimanere su, perché alla lunga i chiodi tenderanno a smollarsi e l’effetto ventosa che esercita il fango sul piede  “risucchierà” il ferro che, molto probabilmente, sparirà nel terreno.
Quando nei prati ci sono in giro ferri che non riusciamo a trovare, non sono mai molto serena perché c’è sempre la possibilità che qualche cavallo ci finisca sopra facendosi male con i chiodi, che inevitabilmente rimangono esposti rispetto al ferro.
Quando qui in clinica un cavallo perde un ferro al paddock, iniziamo vere e proprie spedizioni nel tentativo di ritrovarlo e, purtroppo, non sempre ci riusciamo. A volte dopo mesi o addirittura anni il terreno li restituisce un po’ arrugginiti, come nulla fosse.
I cavalli sferrati che vivono costantemente nel fango tendono addirittura a modificare la forma del piede, perché il peso del cavallo appoggiato su una struttura più morbida, porterà con il tempo il piede ad allargarsi; in questo modo la natura avrà dotato il cavallo di una superficie di appoggio più ampia per sprofondare meno proprio nel fango.
Preparazione di un piede scalzo
Mi capita spesso di consigliare ai proprietari dei cavalli che ricovero nella stagione invernale di provare a sferrare il cavallo per un periodo. Le continue ferrature dei cavalli sportivi tendono infatti a impedire al piede il suo normale elaterio, cioè la sua fisiologica capacità di essere elastico e dunque di potersi allargare come gli verrebbe più naturale, bloccandolo in una forma spesso troppo costretta dal ferro stesso. Un periodo senza i ferri può aiutare il cavallo a trovare da solo la sua posizione più corretta, il piede tenderà ad allargarsi e i terreni morbidi dell’inverno favoriranno tutto il processo senza che il cavallo si trovi in difficoltà. In più si abbatte la possibilità che si perdano spesso i ferri, che evidentemente potrebbe essere un grosso problema per i cavalli ricoverati in riabilitazione. Ogni volta che si va a rimettere un ferro, bisogna fare dei nuovi buchi per i chiodi e questo va inevitabilmente ad indebolire la muraglia. È comunque sempre importante valutare come reagisce il cavallo a cui decidiamo di togliere i ferri, perché magari ha le suole troppo sensibili o una muraglia debole che tende a disintegrarsi nel giro di poco.
Fasce piedi    
Fasce 2    
Le fasce PHW
Anche se bisognerebbe insistere, con i cavalli che devono tornare a lavorare o le fattrici gravide bisogna assolutamente intervenire per risolvere il problema: si può decidere di riferrare il cavallo, con ferri magari leggermente più corti per ridurre la possibilità che se li strappino da soli, mettendogli delle scarpette (che però sconsiglio perché nel fango vengono risucchiate peggio dei ferri), oppure applicando delle fasce PHW, che io prediligo. Queste fasce, fatte di resina elastica e applicate sul piede, lo proteggono dandogli la possibilità di espandersi a suo piacimento. Malgrado si dica che non amano l’acqua e i terreni umidi, le ho provate anche su cavalli ricoverati qui che vanno al paddock tutti i giorni e pure nel treadmill in acqua, e devo dire che in questa stagione reggono comunque bene e il loro lavoro lo fanno egregiamente, anche se magari vanno sostituite con una frequenza maggiore. Noi le applichiamo in tutte le stagioni perché in molti casi si ottengono risultati a dir poco miracolosi, soprattutto in quei cavalli che hanno piedi brutti, che si rompono facilmente, e che patiscono la presenza dei chiodi.
Ragadi pastorale    
Ragadi sul pastorale
Ragadi 2    
Grave infezione del sottocute
Altra patologia grave, comune ai cavalli che vivono con le gambe nel fango per troppe ore, sono le ragadi. Vere e proprie piaghe, umide e dolorose, si formano generalmente a livello del pastorale, sono spesso infette, e fanno fatica a guarire.
Malgrado ci sia sicuramente una predisposizione soggettiva, il continuo contatto con l’umidità del terreno crea, appunto, dermatiti batteriche con conseguente infiammazione, che possono essere così serie da far gonfiare addirittura tutta la gamba.
Vedo diverse condizioni di questo genere anche nei cavalli da corsa, specialmente in inverno, quando sulle piste gettano il sale per non farle gelare. Il sale secca moltissimo la pelle dei pastorali che, complice il freddo, tenderanno a creparsi lasciando delle bruttissime ragadi.
I batteri coinvolti possono essere molteplici e l’utilizzo di antibiotici in questo caso può essere necessario, sia per via generale che locale, se si vuole risolvere la situazione.
In questi casi consiglio sempre di tosare bene la zona e di togliere sporco e crosticine con acqua calda e sapone e una garza ruvida, asciugare sempre benissimo il pastorale con un asciugamano o addirittura con il phon (se il cavallo è bravo) e, successivamente, applicare pomate antibiotiche e cicatrizzanti come, ad esempio, l’Ipermix® o l’Iruxol®, ad uso umano. Una volta fatti tutti questi passaggi, la cosa migliore sarebbe fare un bendaggio assorbente con della cotonina e della vetrap, in modo da tenere la parte il più asciutta e pulita possibile.
Nei cavalli che tendono a soffrire di ragadi, si può cercare di prevenire il problema tenendo la pelle sempre elastica con le pomate grasse a base di ossido di zinco (tipo la Pasta di Fissan) o, in mancanza d’altro, della semplice vaselina in grado di ammorbidire la pelle e isolare la parte dall’umidità.
Se un giorno notate, in un cavallo al prato, una gamba molto gonfia e dolente senza che vi siano vere e proprie ragadi visibili, potete assolutamente pensare che anche una minima ferita, non apprezzabile a meno che non si passi ogni cm della gamba con la lente di ingrandimento, abbia permesso il passaggio di batteri che si sono resi responsabili di un vera e propria cellulite settica o flemmone, una infezione del sottocute.
Io quando vedo condizioni di questo genere non indugio e prescrivo antibiotico e antinfiammatorio, e spesso anche terapie locali perché un flemmone non curato può diventare potenzialmente pericoloso per la vita stessa del cavallo.
I cavalli non amano il fango e le situazioni in cui sono obbligati a starci, magari sprofondando fino a metà gamba.
Ultrasuoni flemmone    
Ultrasuoni e pomata antibiotica per trattare una cellulite settica
Pensare che ci stiano bene perché “tanto sono cavalli”, è una di quelle storielle che la gente s’inventa per non pensare a come risolvere il problema. Queste condizioni di vita possono essere estremamente stressanti per loro, soprattutto se non ci sono abituati perché coccolati in scuderia fino a poco tempo prima. Questa è la tipica fotografia dei cavalli che raggiunta un’età in cui non possono più lavorare, vengono messi al prato, non pensando che non ci sono mai stati prima e che dunque il disagio per loro, sia fisico che psicologico, può essere notevole.
Mettere i cavalli al paddock anche nella stagione più piovosa è importante per loro, ma bisogna adottare determinate precauzioni:
Mettere i cavalli al paddock se c’è il fango in quantità accettabile. Cavalli immersi fino a metà gamba per me non sono accettabili.
Se si forma tanto fango intorno al portaballone dove trascorrono molte ore a mangiare, bisogna spostarlo di frequente in modo che il terreno possa asciugarsi.
Se si hanno aree boschive a disposizione, l’inverno è il momento ideale per utilizzarle perché il terreno è più compatto.
I piedi hanno bisogno di cure particolari, un liquido impermeabilizzante da applicare prima di uscire al paddock potrebbe aiutare i soggetti con i piedi più sensibili.
Cavalli che vivono al paddock dovrebbero avere almeno un area, esterna alla capannina, dove possano stare senza essere immersi nel fango. Quest’area si può facilmente creare scavando leggermente e buttando stabilizzato, sabbia e ghiaia grossa che aiuti a drenare l’acqua. Un lavoro fatto bene può diventare duraturo nel tempo.
Le capannine dei cavalli che vivono al prato dovrebbero essere controllate e pulite tutti i giorni in modo che rimangano asciutte. Mettere il fieno all’interno può incentivare i cavalli a stare con i piedi all’asciutto almeno per qualche ora nel corso della giornata.
I piedi devono essere controllati in maniera costante per valutarne l’integrità.
Per i cavalli che vivono in box e vanno al paddock tutti i giorni, bisognerebbe depositare il fieno nello spazio più asciutto (sempre che ce ne sia uno), in modo che il cavallo tenda a star li la maggior parte del tempo e a non andare a cercarsi da mangiare dove è più bagnato.
Come abbiamo visto il fango può essere davvero deleterio durante la stagione più fredda e umida, ma questo non dovrebbe comunque scoraggiarci dal mettere a paddock i cavalli, perché loro sanno perfettamente come muoversi e spostarsi anche sui terreni più scivolosi. Ovviamente se il cavallo esce raramente diventa pericoloso, perché l’aria di libertà può indurlo a muoversi eccessivamente e a scivolare o perdere un ferro. Una volta rientrato nel box i piedi del cavallo si sistemeranno da soli: la lettiera asciutta, sempre che lo sia, e il fango stesso sul piede che si seccherà, tenderanno ad assorbire l’umidità dello zoccolo. Per questa ragione non è fondamentale precipitarsi a lavarli inumidendoli ancora di più. Una passata con il nettapiedi per scongiurare la presenza di sassi e una spazzolata andranno benissimo e se serve, una volta eliminato il fango,  ingrassateli per preservarne la naturale umidità.
Lo dico sempre… meglio un leggero strato di fango piuttosto che feci e lettiera impregnata di urina, sotto ai piedi dei nostri cavalli!

© Dott. Carlotta Caminiti 2021- Tutti i diritti riservati
foto Nigelb 10

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