
Deodato Cianfanelli: “Il cavallo? Un ponte per comunicare e realizzarsi”

Il Centro Equestre Federale dei Pratoni del Vivaro, diretto da Deodato Cianfanelli, oltre ad essere il punto di riferimento dell’equitazione nazionale e non solo, è anche il luogo in cui una vita può tornare a brillare. La FISE, insieme a Fondazione Roma, pone molta attenzione alle attività sociali cercando di sviluppare quanti più progetti per ragazzi e atleti diversamente abili. Noi di HSJ abbiamo raggiunto il direttore del centro equestre, Deodato Cianfanelli, che ha risposto gentilmente e brillantemente alle nostre domande, spaziando appunto tra le iniziative del complesso sportivo e le sue esperienze personali con atleti diversamente abili.
L’intervista a Deodato Cianfanelli
Direttore, buonasera, in questo luogo si respira aria di storia, le andrebbe di parlarci un po’ di questa sede di culto per i concorsi ippici?
“Certamente. Il centro nasce nel 1960 è di proprietà del comune di Rocca di Papa ed è affidato da sempre alla FISE, per permettere, già nel 1960 lo svolgimento delle olimpiadi equestri. Questo significa che il centro ha rappresentato un’attività di eccellenza al riguardo, organizzando eventi di primo piano, sia nazionali che internazionali, dal punto di vista equestre di alto profilo.
Nasce nel ‘60 con le olimpiadi arrivando più recentemente fino ai campionati del mondo del 2022, passando per i campionati del mondo del ‘98 e svariate edizioni degli europei sempre nella disciplina del concorso completo”.
Il centro equestre dei Pratoni del Vivaro è da sempre sinonimo di prestigio, ma l’equitazione sportiva non è l’unica realtà che si sviluppa tra i campi di Rocca di Papa.
“La FISE si rivolge anche ad attività nel sociale che sono vibranti ed attuali, come, per esempio, la formazione di tecnici e personale specializzato di persone con diversa abilità. A questo proposito in concerto con il volere della “Fondazione Roma”, la FISE ha iniziato a organizzare un corso equi-training per tecnici di scuderia – ha rimarcato Cianfanelli -.
Direttore Cianfanelli, ci parli meglio di questo corso
“La Federazione Italiana Sport Equestri da sempre pone particolare attenzione verso il contesto delle disabilità. Non solo è in prima linea nelle attività di riabilitazione equestre o nell’equitazione sportiva per disabili, come, per citare una disciplina, l’eccellenza del paradressage, ma con questo nuovo corso ha predisposto un’organizzazione che attraverso attività da terra fornisce le competenze necessarie alla cura e al mantenimento della gestione del cavallo da terra”.
Deodato Cianfanelli entra nello specifico…
“L’attività che svolgono con i cavalli può essere a vario titolo e di vastissimo impiego. Questi ragazzi sono persone che si specializzano nella cura e nella manutenzione dei luoghi in cui abita il cavallo e possono rivolgersi a tutti gli ambienti in cui il cavallo vive, dal cavallo in allevamento al cavallo sportivo, al cavallo per amatori o a quello che viaggia per il mondo per fare competizioni equestri.
Qui al centro, i nostri allievi si formano dando voce a quella che può essere la loro passione e la loro esigenza, imparando a gestire il cavallo a 360 gradi. È un’attività di integrazione che la Fise persegue al fine di inserire i ragazzi e le ragazze del corso in un mondo lavorativo sempre più eterogeneo e costituito all’insegna dell’integrazione, del coinvolgimento e del lavoro di squadra in equipe, infatti, questa iniziativa gli permetterà di affiancare un cavaliere, un preparatore, un allenatore o un istruttore”.
Direttore Cianfanelli, lei ha già accennato della grande scuola del paradressage. Ci può fare una panoramica generale sulle discipline per gli atleti diversamente abili?
“La FISE si occupa dello sport paralimpico. A livello sperimentale, tutte le discipline equestri sono praticabili, quindi dal para-reining della monta americana fatta da persone diversamente abili, al para-endurance, addirittura al para-salto, o quello che più spicca è il paradressage, unica disciplina olimpica riconosciuta.
Il paradressage è costituito da 5 categorie tecniche in cui gli atleti diversamente abili vengono suddivisivi, in base ad una classificazione che riguarda la loro funzionalità coordinazione, forza e quindi alla diversa abilità che li caratterizza. È un’altra voce importante della Fise, perché vuole assolutamente integrare queste persone all’interno di uno sport che è assolutamente agonistico e di alto profilo, questo per quel che riguarda lo sport olimpico”.
A proposito di integrazione…
“Un altro ambito ricco e degno di nota è tutta la parte che riguarda l’integrazione. Per integrazione si intende quella branca dello sport che va ad integrare persone con disabilità, sia sotto il profilo psichico che sotto il profilo fisico, coinvolgendoli in attività che permettono loro di connettersi con il mondo dei normodotati. Questo lo facciamo attraverso molteplici iniziative che vogliono, attraverso lo sport equestre, risconvolgere e riqualificare delle persone con disabilità per poi reinserirle nell’ambito dello sport.
Le proposte sono molteplici, perché il cavallo a questo livello è un vero e proprio ponte sul quale si ha la possibilità di comunicare, fare sport e realizzarsi. Realizzare la propria emozione, realizzare la propria fisicità e dare voce a quello che purtroppo la vita a queste persone ha dato in maniera diversa”.
Il centro equestre federale quindi si sviluppa in 3 ambiti principali nel contesto delle disabilità. Il primo è il tecnico di scuderia che ci si aspetta venga inserito nel mondo del lavoro, il secondo è quello che riguarda l’integrazione, facendo vivere lo sport per normodotati anche a persone diversamente abili, attraverso attività di recupero, sportive e permettendo loro di fare sport tutti insieme, e infine quello dello sport agonistico, dove il paradressage è la disciplina olimpica ufficiale.
Deodato Cianfanelli, lei è stato tecnico della nazionale italiana di para-dressage alle paraolimpiadi, disciplina in cui l’Italia primeggia. Ecco, quali emozioni si provano a lavorare con atleti diversamente abili in contesti del genere?
“Io ho avuto la fortuna di essere il tecnico della nazionale italiana alle paraolimpiadi di Londra 2012, è stato un momento fantastico per la mia carriera e l’ho visto sia come un punto d’arrivo che come uno di partenza. Gli anni precedenti ai Giochi sono stati eccezionali, inoltre ho avuto la fortuna di lavorare con Sara Morganti, grandissima atleta con all’attivo un argento e due bronzi.
L’interazione con i miei atleti è un’emozione sotto tutti i punti di vista, sia professionale che umano. Hanno una forza innata che li caratterizza, sia nel superare la loro difficoltà, sia nell’essere competitivi in termini agonistici. Quella che vivo quando mi approccio a questi atleti, è un’emozione che mi arricchisce enormemente ed è assolutamente appagante”.

Direttore Cianfanelli, nei nostri articoli spesso portiamo la storia delle numerose razze di cavalli che popolano l’universo equestre e vorremo che lei ci togliesse una curiosità. C’è una razza di cavallo che in qualche modo è predisposta, si adatta o e più semplice utilizzare in questo tipo di attività?
“Sì, assolutamente, i cavalli sono animali meravigliosi e unici al mondo. Premettiamo che i cavalli si adattano a ciò che gli viene fatto fare: si adattano alla velocità e si fanno diventare cavalli da corsa, si adattano al salto se si allenano per il salto, si adattano anche alla persona diversamente abile se vengono sensibilizzati a questo riguardo. Quindi la tipologia adatta di cavallo per quanto riguarda l’attività con la persona diversamente abile, assolutamente è un cavallo che di natura deve essere di buona indole, di dimensioni ridotte, quindi facilmente gestibile dal punto di vista dimensionale e soprattutto di buon carattere.
Tutti i cavalli hanno un’indole pacifica e assolutamente gentile, poi chiaramente i sistemi di allenamento ne hanno fatti cavalli più veloci piuttosto che reattivi, non c’è quindi una distinzione di razza precisa, fermo restando che chiaramente i cavalli di origine nordeuropea a sangue caldo sono quelli più idonei, poiché l’allevamento, svedese, belga, tedesco e francese ha tracciato le linee per un cavallo sportivo a sangue caldo, di facile cavalcatura e di dimensioni ridotte. Chiaramente, per il paradressage devono avere andature elastiche e ampie, corredati da una buonissima indole e disponibilità di carattere.
Lei faceva riferimento anche alle dimensioni
“Sì, le dimensioni devono essere abbastanza ridotte proprio perché le persone diversamente abili rappresentano spesso inforcature ed equilibri in sella più precari rispetto ad un cavaliere normodotato e chiaramente la dimensione fa la differenza.”
Spostandoci sul cavaliere, per la preparazione c’è molta differenza con atleti normodotati oppure la preparazione è quella e segue step uguali per tutti? Ci sono accortezze da prendere nello specifico?
“Lo sport è un linguaggio universale che ci rende tutti uguali, e questa è la meravigliosa realtà degli sport integrati e dello sport per para atleti. Lo sport ritira una linea e ci uguaglia, ci mette tutti sullo stesso piano. Questo vuol dire che così come un atleta, anche un para-atleta sarà preparato fisicamente da tutti i punti di vista, fisico e mentale, seguendo sicuramente un percorso di stretching ed elasticizzazione, di preparazione, di potenziamento dell’apparato muscolo-scheletrico, oltre all’aspetto mentale che deve essere senza dubbio supportato.
I para-atleti sono quindi supportati sia dal punto di vista mentale che fisico, con una preparazione che è assolutamente analoga a quella del cavaliere normodotato. La preparazione atletica fisica di simmetria, di potenziamento, di stretching e proprio come i cavalieri normo dotati, chiaramente, in relazione alla diversa abilità magari si lavora più su una rigidità piuttosto che su un’altra, ma la preparazione atletica è alla base, supporta e affianca quella in sella”.
Questo appuntamento illuminante con Deodato Cianfanelli ancora una volta ha dimostrato quanto gli sport equestri possano unire e riescano a dare un impulso positivo a chi ha passato, sta passando o passerà momenti di difficoltà, donando nuova luce a chi magari si era perso nel buio…
Damiano Poggi
Foto di Deodato Cianfanelli
Foto di Sara Morganti: Enrico Querci
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