
Italia Polo Challenge: si è conclusa la tappa smeraldina del circuito

A prevalere nella tappa smeraldina dell’Italia Polo Challenge è stata la squadra di U.S. POLO ASSN capitanata da Fabrizio Facello per la seconda volta consecutiva vincitore del prestigioso trofeo.
Anche questa edizione è stata all’insegna dello sport e del glamour ma non solo. Adriano Motta, CEO di The Chukker Company, organizzatore, insieme a Pato Rattagan, dell’evento ci racconta in questa intervista esclusiva il senso di questa manifestazione non solo tra luci sfavillanti e bella gente ma anche con un proposito a sfondo sociale.
Da dove nasce l’idea di Italia Polo Challenge?
Innanzitutto nasce dalla passione per uno sport ma anche dalla condivisione di valori che sento forti e che vivo insieme a Patricio Rattagan con il quale voglio segnare un punto fermo. Una verità importante sta proprio nel nome della società che detiene il marchio Italia Polo Challenge e cioè The Chukker Company.
Il Chukker nel polo definisce il tempo di gioco ed è proprio il tempo a rappresentare l’esperienza di uno sport che è sempre stato visto come un passatempo d’élite mentre invece si tratta un momento di grandissima condivisione dentro e fuori dal campo. Portare in giro questo challenge vuol dire proprio esportare un grande valore.
Le località suggestive che ci ospitano ogni volta rappresentano al meglio il nostro paese e sia i giocatori che il pubblico che ci segue possono conoscere anche così le bellezze italiane.
Come mai avete preferito lo stile “arena” invece dei tradizionali incontri di polo con più squadre e con più giocatori?
Il numero delle partite è lo stesso. Ciò che cambia sono i componenti delle squadre. La definizione di Arena Polo è data dal fatto che le partite non si giocano quattro contro quattro su campi enormi bensì tre contro tre su un terreno delle dimensioni di un campo di calcio, facilmente disponibile in tutte le città.
Le misure contenute della sede di gara permettono inoltre ad un pubblico di neofiti di seguire meglio gli incontri e quindi di appassionarsi a questo sport che poi è il nostro intento principale.
Ci sono delle caratteristiche imprescindibili nella ricerca delle location del challenge?
Scegliamo le località che rappresentino l’eccellenza in base anche alla loro notorietà in modo che siano attrattive sia nei confronti dei giocatori che del pubblico stesso.
Naturalmente anche le città devono essere disponibili ad ospitarci perché uno sport come il polo che ancora deve farsi riconoscere appieno potrebbe costituire un rischio d’impresa.
Abbiamo debuttato a inizio 2025 a Courmayeur, in notturna proprio per permettere a tutti di assistere alle partire suggestive dopo una giornata di sci o escursioni, secondo il nostro principio fondante della qualità del tempo per conoscere il territorio, viverlo e sperimentarlo.
La seconda tappa ha avuto luogo a Roma durante l’evento equestre di Piazza di Siena nel cuore di Villa Borghese che non ha bisogno di descrizione. L’evento estivo invece ha la splendida cornice della Sardegna che in questa stagione rappresenta l’eccellenza assoluta per esperienze di mare, di terra e di glamour.
Per ciò che riguarda le squadre , come avviene la selezione dei giocatori, considerando che Porto Cervo, proprio nella squadra della Costa Smeralda, Martin Aguerre ha sfoderato un handicap 8 su 10?
Si parte dalla definizione dell’handicap del torneo cioè dal livello di difficoltà e di bravura dei giocatori.
Nel polo ogni giocatore ha un handicap che va da meno due a più 10, e il patron di ogni squadra, cioè il capitano, ha il compito di creare una squadra il cui totale degli handicap corrisponda a quello definito dall’organizzazione.
La caratteristica del Polo poi è l’inclusione infatti ogni team può composto sia da atleti uomini che da atlete donne che giocano insieme.
In questa edizione appena passata, per esempio, il team Union Ecoservice ha schierato l’atleta autoctona Anita Putzu, insieme al conterraneo Marco Pala, capitanata dal mio socio Pato Rattagan
Roberta Beta.
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