La gestione del cavallo giovane: le basi di un addestramento corretto e rispettoso

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cavallo in allenamento

La corretta gestione del cavallo giovane rappresenta uno dei momenti più delicati e determinanti della sua vita sportiva e relazionale. È nei primi mesi e nei primi anni, infatti, che si pongono le basi della fiducia, della comunicazione e dell’equilibrio mentale che accompagneranno l’animale per tutta la carriera.

Un addestratore esperto sa bene che l’educazione non inizia con il lavoro vero e proprio, ma molto prima: dal contatto quotidiano, dalla calma delle prime esperienze e dalla capacità di rispettare i tempi di crescita fisica ed emotiva del puledro.

L’importanza dell’imprinting

Subito dopo la nascita, il puledro attraversa una fase estremamente sensibile, durante la quale è particolarmente ricettivo agli stimoli esterni. È in questo periodo che può avvenire il cosiddetto imprinting: un processo che consente all’essere umano di instaurare un legame profondo con l’animale, semplicemente trascorrendo con lui le prime ore di vita e mantenendo un contatto regolare nei giorni successivi.

Durante l’imprinting, il puledro viene toccato con delicatezza su testa, collo, corpo e arti, talvolta anche con gli attrezzi del governo. Questo approccio, se eseguito correttamente e senza forzature, facilita enormemente tutte le fasi successive dell’addestramento.

Cavezza sì, ma con criterio

L’introduzione della cavezza avviene generalmente molto presto, utilizzando modelli specifici per puledri: morbidi, leggeri e ben aderenti. La cavezza è uno strumento utile per abituare il giovane cavallo alla gestione quotidiana, alle visite veterinarie e agli interventi del maniscalco, ma non dovrebbe mai essere lasciata indossata senza necessità.

Il rischio di impigliamento e di conseguenti traumi al collo è concreto. Ancora più importante è evitare categoricamente l’uso della briglia e del morso: la bocca di un cavallo giovane è estremamente sensibile e un’esperienza negativa precoce può lasciare segni indelebili.

Condurre a mano: la prima vera comunicazione

Imparare a essere condotto a mano è uno dei primi e più importanti esercizi educativi. Non si tratta solo di “camminare insieme”, ma di instaurare un dialogo chiaro tra uomo e cavallo.

In brevi sessioni di pochi minuti, il puledro può imparare ad avanzare, fermarsi e seguire l’addestratore con serenità. La ricompensa immediata, la calma e la coerenza sono fondamentali. Nel giro di pochi giorni, se il lavoro è svolto correttamente, il giovane cavallo acquisisce sicurezza e disponibilità, qualità che diventeranno preziose in ogni contesto futuro.

Fonte “Manuale Completo di Equitazione” di William Mickelem

© Riproduzione riservata.

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