La responsabilità dell’allevatore, la scelta degli incroci tra selezione genetica, obiettivi e visione a lungo termine.

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La responsabilità dell’allevatore, la scelta degli incroci tra selezione genetica, obiettivi e visione a lungo termine.

Nel mondo dell’allevamento equino, la responsabilità dell’allevatore non si limita alla gestione quotidiana delle fattrici e dei puledri, ma si estende profondamente alle scelte genetiche che determinano la qualità, la funzionalità e l’identità stessa del cavallo del futuro.

In quest’ottica, la decisione sugli incroci da effettuare rappresenta uno dei momenti più delicati e cruciali del processo selettivo.

Il ruolo centrale dell’allevatore

Ogni allevatore agisce come un direttore d’orchestra della propria scuderia: valuta, seleziona, progetta. La scelta del riproduttore da affiancare a una determinata fattrice non può mai essere casuale o dettata esclusivamente da mode del momento. Al contrario, deve rispondere a criteri ben precisi, che tengano conto di molteplici fattori: le caratteristiche morfologiche e genetiche della fattrice; la storia riproduttiva e le prestazioni del padre scelto.

Criteri di selezione variabili in base al contesto

Ogni programma di allevamento si basa su criteri di selezione specifici, ma questi non sono fissi o universali. Cambiano in base a tre elementi fondamentali: il materiale genetico disponibile, non tutte le fattrici presentano lo stesso potenziale genetico alcune provengono da linee di sangue già selezionate con rigore, altre rappresentano un materiale più eterogeneo, magari da affinare nel tempo. L’allevatore deve riconoscere il valore genetico di partenza e decidere se consolidare una linea o tentare un miglioramento innovativo attraverso un outcross mirato.

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Lo scopo della selezione

La finalità dell’allevamento orienta le scelte: un cavallo da salto ostacoli richiederà caratteristiche molto diverse rispetto a un soggetto da dressage, da endurance o da attacchi. La selezione può essere indirizzata alla performance, al carattere, alla conformazione o alla resistenza, a seconda del settore di destinazione.

Un allevatore lungimirante non lavora solo per il prossimo puledro, ma guarda a una visione pluriennale. La costruzione di una linea genetica riconoscibile, la valorizzazione di una determinata famiglia materna, il consolidamento di tratti funzionali o temperamentali richiedono scelte coerenti e continuità strategica.

Allevare cavalli in Italia è generalmente più difficile rispetto all’Olanda e al Belgio, e questo per una serie di motivi strutturali, culturali ed economici come il sistema di supporto istituzionale e infrastrutture.

Nei Paesi Bassi e in Belgio, l’allevamento equino è sostenuto da sistemi strutturati e ben coordinati, con registri genetici efficienti e centralizzati, centri di inseminazione e test di performance accessibili programmi di selezione chiari e condivisi da tutto il settore, investimenti pubblici e privati nella promozione e ricerca genetica.
In Olanda e Belgio, allevare è considerato un’attività professionale ad alto valore tecnico. Gli allevatori si formano, collaborano, condividono dati e si aggiornano costantemente.

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In Italia, invece, la cultura dell’allevamento è ancora frammentata: molti allevatori operano da soli, con poca cooperazione e con difficoltà ad accedere a conoscenze aggiornate. Spesso prevale l’improvvisazione rispetto alla programmazione genetica a lungo termine.

Il Nord Europa ha un mercato equino maturo, in cui i cavalli allevati trovano facilmente sbocchi nazionali e internazionali, grazie a aste ben organizzate.
presenza costante di compratori internazionali reputazione consolidata delle linee genetiche locali.

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Un cavallo nato in Belgio o in Olanda, a parità di qualità, ha automaticamente più valore sul mercato rispetto a un cavallo italiano. Questo è dovuto alla reputazione costruita in decenni di selezione mirata e ai risultati sportivi ottenuti da soggetti locali. In Italia, anche i buoni cavalli spesso restano nell’ombra per mancanza di visibilità e valorizzazione.

Allevare in Italia non è impossibile, ma è certamente più difficile rispetto ai modelli del Nord Europa. Tuttavia, questa difficoltà può diventare un’opportunità: chi riesce a costruire un progetto serio e lungimirante in Italia può emergere con forza, proprio per la scarsità di concorrenza di alto livello. –

Rita Leo

foto Stefano Sechi

© Riproduzione riservata.

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