L’eleganza della precisione: Davide Brighenti racconta il reining dal Maturity di Cremona

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Davide Brighenti all'IRHA/NRH/FISE Maturity di Cremona


Durante il Maturity IRHA/NRHA/FISE di Cremona, tra l’odore della sabbia e il ritmo cadenzato dei cavalli in arena, abbiamo incontrato Davide Brighenti, uno dei volti più rappresentativi dell’equitazione americana in Italia. Trainer e cavaliere professionista di altissimo livello, Brighenti è un punto di riferimento per la disciplina del reining.

Reduce da settimane intense di competizioni internazionali e con lo sguardo già rivolto alle prossime, Davide ci accoglie poco prima dell’inizio della finale livello 4 con l’entusiasmo di chi vive quotidianamente la passione per i cavalli e la trasmette a chi lo circonda, nonostante non sapesse si sarebbe piazzato secondo in sella a Gunna Whiz Crome, cavallo di proprietà di Stephanie Weber.

«Le gare sono andate bene – racconta – abbiamo portato tanti cavalli, i non pro hanno fatto la finale ieri sera e sono andati molto bene. Io avevo tre cavalli e sono riuscito a qualificarmi con uno, è un cavallo molto buono. Nella finale livello 4 correrà anche la mia assistente, Alessandra Ischia: è la sua prima finale importante e siamo fiduciosi».

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L’eleganza della precisione: Davide Brighenti racconta il reining dal Maturity di Cremona 3

Il valore della formazione e la centralità del cavallo

Oltre che cavaliere, Davide è soprattutto un trainer appassionato e attento, punto di riferimento per molti giovani talenti del reining. «Nico Sicuro ha lavorato con me per tre anni, così come Francesco Pedretti» racconta parlando di due dei nomi più prometteti e noti del Reining attuale, sottolineando quanto la formazione sia parte integrante della sua attività.

La sua filosofia di lavoro si basa su un principio semplice ma fondamentale: mettere sempre il cavallo al centro. «Il mio obiettivo principale ogni giorno è diventare un trainer migliore per i miei cavalli. È fondamentale capire i nostri cavalli sotto tutti i punti di vista: se sono fisicamente a posto, se sono sereni da un punto di vista mentale, felici e sani. Quando ci si prende bene cura di loro e si usa la testa nell’addestramento, questo si riflette anche sulle performance in gara».

Una stagione intensa e obiettivi ambiziosi

Il 2025 è stato per Davide Brighenti un anno particolarmente intenso e ricco di soddisfazioni. «Sono passato praticamente da una gara all’altra – racconta –. La settimana scorsa eravamo in Germania, ad Americana, dove ho fatto la Open e sono arrivato secondo. Poi ci sono stati i Mondiali a Givrins e tante altre gare. Ora ne restano ancora quattro, tutte molto importanti».

Proprio ai Mondiali di Givrins, Davide Brighenti ha conquistato una splendida medaglia d’argento. Quella di Brighenti non è solo una medaglia: è il frutto di anni di lavoro, sacrifici, studio, allenamenti all’alba, trasferte internazionali, sogni e cadute, alzate e ripartenze. È la dimostrazione di quanto possa contare l’intesa tra cavallo e cavaliere, quel linguaggio silenzioso fatto di gesti minimi, respiri coordinati, sguardi rapidi e fiducia assoluta. Chi conosce il lavoro quotidiano nelle scuderie sa quanto sia raro trovare un’intesa come quella tra Davide e BB Gotta Gold Tinsel. Non si improvvisa. Si costruisce. E quando esplode in gara, il risultato può davvero cambiare la storia.

Questa frenesia sportiva richiede non solo preparazione tecnica, ma anche equilibrio mentale. «Il mio modo di gestire la pressione è cercare di prepararmi bene. Le gare coinvolgono mille fattori, ma se uno ha fatto bene i compiti a casa è più tranquillo. L’impegno massimo e la dedizione a quello che facciamo ti portano a sapere che hai fatto il meglio possibile, poi certo serve anche un po’ di fortuna».

L’obiettivo a breve termine è ambizioso: «Mi piacerebbe riuscire a stare nella top 20 mondiale. Non è facile per un europeo tenere il passo con gli americani, perché i montepremi là sono molto più alti. Però anche in Europa le cose stanno cambiando e i montepremi stanno crescendo».

Mentalità vincente e desiderio di migliorarsi

Nel corso della carriera, Brighenti ha imparato che ogni gara è un’occasione di crescita, soprattutto quelle che non vanno secondo i piani. «Tutte le gare ci insegnano qualcosa – spiega –. Un mio amico una volta mi ha detto che quando finisci una gara devi un po’ dimenticartela: se va bene, non devi montarti troppo la testa, se va male, non devi buttarti giù. Bisogna sempre guardare avanti».

Questa mentalità, che può sembrare severa, è in realtà la chiave per rimanere competitivi. «Spesso, dopo una gara andata bene, mentre torno a casa sto già pensando alla prossima. A volte ti godi meno il successo, ma è ciò che ti spinge a migliorarti. Questo è uno sport in continua evoluzione e bisogna sempre cercare di crescere e migliorare».

Allevamento e futuro: qualità prima della quantità

Oltre all’attività sportiva e all’insegnamento, DavideBrighenti si occupa anche di allevamento, pur mantenendo numeri contenuti. «Alleviamo circa cinque o sei puledri all’anno. Preferiamo concentrarci sulla qualità piuttosto che sulla quantità. La mia compagna Emma segue molto questa parte: sceglie gli stalloni, gli incroci, segue i puledri. Io mi concentro di più sull’addestramento».

Il ruolo del cavallo resta comunque centrale in ogni fase del lavoro. «Un buon cavallo fa un buon trainer, dicono. È importante ricordarlo: il cavaliere deve essere atleta, ma il vero atleta è il cavallo».

Le origini di una passione

La storia di Davide Brighenti nasce ad Arco di Trento, dove la sua passione per i cavalli è sbocciata fin da bambino. «Anche se in famiglia non avevamo cavalli, sono sempre stato attratto da questo mondo. Nel mio paese c’era il primo posto di Arcese: andavo lì in bicicletta a guardare i cavalli e i cavalieri western come Ricky Bordignon e Dale Harvey. Da lì ho iniziato con un cavallino da passeggiata, poi ho preso un cavallo da reining e ho iniziato a gareggiare».

La svolta arriva subito dopo la maturità: «Il giorno stesso dell’esame sono partito da casa con il trailer e il cavallo e sono andato a lavorare. Ho iniziato da Francesco Righi, che ai tempi era il numero uno e da cui volevo imparare».

Tra i cavalli più importanti della sua carriera spicca Otitaris Sanpeppi, «quello che mi ha messo un po’ più in luce. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma poi ci vuole il cavallo giusto».

Perché scegliere il reining

Ma cosa spinge un giovane a intraprendere la strada del reining oggi? Per Davide Brighenti la risposta è semplice: passione e precisione. «Alla base di tutto ci vuole la passione per i cavalli. Quando sei piccolo, il fascino dell’America e della monta western ti conquista, e poi trovi uno sport che rispecchia il tuo carattere. Per me la precisione è fondamentale e nel reining è decisiva».

A chi si avvicina a questa disciplina, Davide consiglia di affidarsi subito a professionisti qualificati: «Oggi è facile raccogliere informazioni, quindi consiglio di controllare bene il trainer: cosa ha fatto, come lavorano i suoi allievi. È importante iniziare in un ambiente serio e professionale».

Il racconto di Davide Brighenti è quello di un uomo che ha trasformato una passione in una professione, portando il reining italiano sempre più in alto e contribuendo a diffondere una cultura equestre fatta di rispetto per il cavallo, dedizione e voglia di migliorarsi. Il Maturity di Cremona è solo una tappa di un percorso in continua evoluzione, dove cavallo e cavaliere scrivono insieme le pagine di una disciplina affascinante e in costante crescita.

Ph Wanted Photography

A cura di Alessandra Ceserani | HSJ (c)

© Riproduzione riservata.

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