Noi e i cavalli al tempo del coronavirus

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Non ci era mai capitato, non avevamo mai visto tanta sofferenza e tanto dolore così vicini a noi e in un così breve periodo, e non siamo mai dovuti rimanere obbligatoriamente confinati in casa per salvaguardare la nostra salute e quella delle persone che ci circondano.
La gente muore davvero e non possiamo permetterci di manifestare il disagio che proviamo all’interno delle nostre case, perché qualsiasi nostra sensazione negativa non è minimamente importante in confronto al dolore che c’è fuori.
I cavalli per molte persone sono terapeutici, non per altro vengono utilizzati per fare ippoterapia ai bambini con problemi di relazione, handicap e mutismo selettivo o adulti con problemi psichiatrici. In tutti questi casi si rivelano ogni volta immensamente utili, proprio per la loro capacità di trasmettere sicurezza ed empatia, tipico sentimento che tutti gli animali che vivono in branco, come i cavalli, provano nei confronti dei loro compagni, per poter sopravvivere in un ambiente in cui esistono i predatori.
Ognuno guarda le spalle all’altro e vivono dei forti sentimenti di amicizia.
L’empatia (Empatia, un sentimento utile alla sopravvivenza) è la capacità di immedesimarsi nell’altro, di provare quello che prova, un sentimento che per noi umani è fondamentale per poter vivere una vita di relazioni soddisfacenti con amici, colleghi e tutte le persone che abbiamo l’occasione di incontrare durante il nostro percorso.
Negli ultimi anni, la frenesia di tutti dettata troppo spesso dall’incapacità di vedere i fallimenti come qualcosa che possa in qualche modo anche arricchirci, e una
Forte senso di amicizia ed empatia
tecnologia che invece di unirci ci ha separato, ci hanno portato a darci alcune priorità a scapito di altre e hanno reso ancora più stretti i rapporti che molti di noi hanno con i loro animali, cavalli compresi.
I cavalli sono animali grandi, molto caldi e pacifici e con tante esigenze; occuparci di loro ci fa stare bene perché ci fa sentire in qualche modo indispensabili.
Occuparsi del cavallo è un’attività che trasmette un senso di appagamento e utilità
Nessuno si occupa del mio cavallo come lo faccio io e lui ha bisogno delle mie attenzioni per poter star bene.
Questa è la tipica frase che sento dire da tante persone che mi scrivono, per le quali andare a trovare il proprio cavallo quotidianamente per spazzolarlo, sellarlo, montarlo e coccolarlo è un’abitudine inderogabile che sicuramente gli completa la vita in senso positivo.
E adesso?
Ora che anche questa certezza non c’è più perché dal tuo cavallo in scuderia non ci puoi andare?
Credo che sia davvero pesante sapere che di questa triste situazione anche il tuo cavallo in qualche modo ne stia risentendo. Per quanto nelle scuderie si stia provando a fare il massimo per mantenere i cavalli mossi, è purtroppo molto difficile che possano dedicare a ciascuno il tempo e le attenzioni che riceveva prima. Magari non avvertirà la tua mancanza, ma sicuramente sentirà la mancanza di un movimento adeguato e di alcune delle attenzioni che normalmente gli riservi, perché sono le tue attenzioni e sono diverse da quelle di tutti gli altri. Si adatterà anche lui, ci troviamo a dover fare tutti dei sacrifici e li faranno anche i cavalli, ma mi rendo conto che questo allontanamento forzato sia un grave motivo di ansia per te proprietario.
È proprio in un frangente come questo che ti renderai conto di quanto sia importante quella presenza costante nella tua vita, quel grosso e a volte impenetrabile animale così esigente che ogni giorno è li ad aspettarti per trascorrere del tempo di qualità insieme a te.
Molti di voi mi scrivono arrabbiati e preoccupati per questa situazione, convinti che il loro cavallo ci rimetterà troppo a causa dei lunghi tempi di confinamento nel box. Molti cavalli mangeranno certamente meno, sia annoieranno di più, se non hanno la possibilità di uscire al paddock, e trascorreranno il loro tempo quasi sempre nel box, con il rischio di sviluppare anche qualche problema comportamentale, se già non ce l’hanno. Perderanno in buona parte la loro forma fisica e per riprendere a gareggiare dovrà passare inevitabilmente ancora del tempo dopo la fine dell’emergenza, tempo in cui dovrai gestirlo e lavorarlo quotidianamente nel modo giusto.
Molti cavalli vivono della loro vita sacrificati nel box
Tutto questo, che sarà la realtà dei prossimi mesi, ti fa capire quanto assurda sia oggi in Italia la gestione dei cavalli nella maggior parte delle scuderie. Sempre chiusi in box nell’attesa di vedere il proprietario o chi per lui, che con tutto l’amore del caso, va a muoverlo per quell’ora al giorno (tranne il lunedì), dimenticandosi delle altre 23 ore o poco meno in cui il cavallo o sta fermo nel box o magari fa quella mezzoretta di giostra.
Nella situazione attuale se i maneggi si fossero organizzati con dei paddock e i cavalli fossero abituati ad usufruirne con una certa assiduità, trascorrerebbero un periodo di riposo dal lavoro assolutamente senza alcun problema,  Perderebbero meno muscolatura e chi ha il compito di occuparsene potrebbe muoverli a rotazione con meno lavoro e meno stress. E tu ti vivresti questo periodo di allontanamento forzato già abbastanza difficile, certamente con un po’ di serenità in più. Irlanda, Inghilterra e Francia sono già organizzati così e sicuramente per loro il problema dei cavalli in questi giorni di blocco totale è minore.
Tra il cavallo e il suo “umano” si crea spesso un rapporto unico, che in pochi capiscono, e lo stress di uno si ripercuote inevitabilmente sull’altro, andandosi a sommare a quel bagaglio di ansia che in questi giorni ognuno di noi si porta inevitabilmente sulle spalle.

Ma ora che anche tu ora sei obbligato a stare chiuso in casa puoi renderti conto più facilmente di quanto alienante possa essere vivere dentro quattro mura, in uno spazio ridotto, per quasi l’intera giornata. Prova a considerare l’importanza degli spazi aperti e del tempo libero di qualità anche per il tuo cavallo, quando l’emergenza sarà finita.
Pensaci…
Dott. Carlotta Caminiti
Medico veterinario foto COVID: iStock.com

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