Il rapporto con l’uomo può influenzare il comportamento del cavallo

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Foto iStock c Gina Stoltenberg

Lo spiega una ricerca dell’Università di Rennes

Diversi studi, test ed osservazioni continuano ad essere svolti per indagare il complesso e particolare rapporto che lega da sempre uomo e cavallo, andando a valutare come questo possa influenzare il comportamento dell’uno e dell’altro.
Su questo argomento particolarmente affascinante abbiamo ancora molto da scoprire, tanto da essere oggetto ancora oggi di numerosi studi scientifici. Fra questi, si riporta il lavoro svolto da due ricercatori, M. Hausberger e C. Muller, presso l’Università di Rennes (Francia) grazie anche al contributo e alla disponibilità del direttore della Scuola Nazionale di Equitazione di Saumur.


Per cercare di investigare come e quali relazioni fra cavalli e uomini siano in grado di modificare i comportamenti degli animali stessi, sono stati utilizzati test di valutazione e scale di valori basate sull’osservazione diretta di 224 esemplari, di sesso ed età diverse, tutti provenienti dalla stessa scuola di equitazione, oltre che gestiti ed allevati nelle medesime condizioni.


Lo studio si è posto l’obiettivo di testare i possibi effetti di razza, tipo di lavoro e rapporto con il proprio groom sulle variazioni della posizione della testa e delle orecchie negli equidi (elementi che aiutano a definire l’atteggiamento di un cavallo), valutando le differenze individuali dovute non solo a fattori esterni e umani, ma anche alle razze di appartenenza di ciascun soggetto.


Già i primi risultati mostravano, ad esempio, una maggior propensione ad atteggiamenti amichevoli verso l’uomo da parte di Purosangue Francesi rispetto a cavalli Angloarabi. Allo stesso modo, esemplari custoditi ed accuditi da persone diverse, mostravano palesi differenze nel rapportarsi con l’uomo, confermando ciò che chi vive a contatto con questi animali sa già: la qualità delle relazioni quotidiane con l’uomo sono molto importantanti per il benessere del cavallo, ma soprattutto, la relazione sociale che l’animale ha ogni giorno con colui che si prende cura di lui è in grado di influenzare anche le reazioni con le altre persone, conosciute e/o sconosciute.

Gli oltre 200 soggetti adulti (età 5 anni) presi in esame, svolgevano tipologie di lavoro diverse, dal dressage al salto ostacoli, al volteggio, ed erano gestiti da groom differenti che si occupavano della pulizia del box e del cavallo stesso, del sellaggio, della movimentazione da terra e di tutte le attività al di fuori del lavoro da montato, compresa la gestione durante le visite veterinarie o la ferratura.


SET UP SPERIMENTALE
Lo sperimentatore, che osservava a distanza l’esemplare, ha scelto un momento in cui il cavallo era a testa bassa, ad esempio mentre mangiava la sua razione di fieno, per apparire improvvisamente ed aprire la porta del box, valutando poi la reazione ed assegnando a ciascuna un punteggio. Questo tipo di test era già stato impiegato per studi sui comportamenti anche di altre specie animali, quali cani e bovini.
La prima reazione del cavallo:

  • Il cavallo guardava lo sperimentatore con le orecchie erette, espressione di attenzione: in alcuni casi si avvicinava (punteggio A) ed, in altri, rimaneva fermo (punteggio B).
  • Il cavallo non mostrava alcun segno di attenzione diretta verso lo l’uomo, nessun cambiamento nel comportamento, nessuno sguardo verso la persona (punteggio C)
  • Il cavallo guardava lo sperimentatore con le orecchie tese per poi rimanere dov’era (punteggio D) o avvicinarsi con una espressione minacciosa, collo abbassato, testa estesa e talvolta addirittura con gli incisivi esposti (punteggio E)

Risultati

Dallo score A all’E abbiamo un gradiente di comportamento da molto “amichevole“ a uno molto “aggressivo“.
Il test è stato eseguito su ogni cavallo in diversi momenti della giornata, tutti giorni, per 5 giorni consecutivi.
Sono state individuati così cinque diversi punteggi e, in alcuni casi, delle variazioni. In seguito, è stato calcolato il numero di volte che ogni cavallo mostrava un dato atteggiamento.

Prendendo in considerazione tutte le prove (1120), in media, i cavalli hanno reagito più spesso con un comportamento amichevole (44% A+B), rispetto all’indifferenza (27% C) o al comportamento aggressivo (30% D+E).
Più nello specifico, nel 4% dei casi hanno reagito avvicinandosi (A) e nel 40% guardando (B) con le orecchie dritte, nel 29% guardando (D) e nell’1% avvicinandosi (E) con le orecchie tirate indietro, infine, nel 27% dei casi, non è stato possibile osservare alcun cambiamento di comportamento.  
E’ stato inoltre osservato che le reazioni più estreme fossero le meno rappresentate (A ed E).

Conclusioni

In generale, il tipo di lavoro svolto dai cavalli non sembra influire in alcun modo sull’esito delle osservazioni relative al comportamento degli equini, mentre sono apparse differenze significative tra soggetti di razze diverse, come già accennato in precedenza. Quest’ultimo risultato potrebbe essere legato a differenze di natura genetica, che influenzano il grado di socialità di animali appartenenti a razze diverse.

La presenza di un solo groom per un periodo di tempo prolungato, invece, ha mostrato un chiaro effetto sulla tendenza ad assumere determinati atteggiamenti da parte dei cavalli: i gruppi che presentavano comportamenti estremi, sia in “positivo“ (A) che in “negativo“ (E), erano costituiti da esemplari della stessa razza e nelle medesime condizioni, ma accuditi per molto tempo da persone differenti.

Non sono state incluse in questo studio, che faceva parte di un progetto molto più ampio, osservazioni sul comportamento, sui metodi di manipolazione o sulle pratiche generali dei diversi groom, anche se altri studi in diverse specie domestiche hanno già dimostrato come il comportamento degli allevatori verso gli animali domestici possa influenzare il loro atteggiamento.


A. Ceserani

Fonte: M.Hausberger et al. “A brief note on some possible factors involved in the reactions of horses to humans“ 2002
Foto iStock (c) Gina Stoltenberg

© Riproduzione riservata.

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