Quattro chiacchere con il dott. Gino Origgi

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Gino Origgi 1

Abbiamo scambiato quattro chiacchere con il dott. Gino Origgi, uno dei nostri maggiori allevatori di cavalli da endurance con uno sguardo alla tappa li Laore del Trofeo Giovani Cavalli UNIRE.
Non è valsa la bella volata sul traguardo nella categoria CEN**/B, di 82 km di Diana Origgi su Luca Zappettiini che montava Rucola Della Bosana e Chiara Marrama in sella a Giorgin (best condition) nella terza tappa del trofeo Giovani Cavalli UNIRE disputata a Laore di Oristano, i giudici l’hanno eliminata per zoppia del suo Rabarbaro Baio alla visita finale. Alle spalle dei primi, terza, Silvia Polverini in sella a Calimero Baio. La vittoria della gara è stata così assegnata allo yuong rider Luca Zappettini che ha camminato ad una media di 18,900 km/ora.
Nelle altre categorie disputate contemporaneamente, vittorie dì Cosimo Bunicelli su Galugai nella CEN*/R di 55 km e di Marco Sardo, in sella ad Ilione, nella Ctg. Debuttanti di 27,6 km.
Tuttavia nella categoria superiore, quella su 82,580 km, per intenderci, per le nuove regole sui parametri parabolici e sulla velocità, la classifica finale ha visto la vittoria di Chiara Marrana con un totale di 170 punti su Luca Zappettini, punti 190 e Silvia Polverini, punti 390.
Su questo motivo che trova ancora pochi consensi tra i nostri cavalieri abbiamo voluto chiedere a Gino Origgi, grande uomo di endurance e “patron” dell’allevamento La Bosana, nel piacentino, forse il più importante di casa nostra, cosa ne pensasse e se condividesse il regolamento che da questa stagione conta in queste gare sul parametro del metabolico ai fini della classifica finale.
“Non totalmente, – ci ha risposto con la solita “fredda” franchezza – l’unico parametro “calcolabile”, per me, è l’ematocrito il resto è soggettivo e quindi non obiettivo. Un po’ come la best condition. Mi piacciono le cose semplici e chiare altrimenti la gara perde di spontaneità e la classifica dipende da troppi parametri. Secondo me chi vince è colui che taglia il traguardo per primo e passa la vista finale, il resto sono contentini per chi non riesce a imporsi sul campo”.
Abbiamo preso buona nota ed abbiamo approfittato della sua disponibilità a parlare per chiarire qualche nostro interrogativo che c’eravamo posti.
Una volatona… come mai tanta spettacolarità in una Tappa UNIRE?
“Si, è stata proprio una gran bella volata, da pelle d’oca per chi l’ha vissuta, sia in sella sia a terra. Non è da tutti i giorni assistere all’arrivo di un gruppo compatto di sette cavalli per disputarsi il primo posto. L’ultimo giro è stato fatto alla media di oltre 20,683 km/ora. Bisogna ormai considerare che oggi il Trofeo UNIRE è una gara ambita sia per la gloria sia per i montepremi”.
Grazie alla volata la vostra Rucola della Bosana ha vinto ancora la classifica di gara, ma altri cavalli del vostro allevamento hanno pagato con una eliminazione. Come mai rischiare così tanto per un singolo piazzamento.
“E’ difficile spiegare e sicuramente le mie motivazioni non saranno condivise da molti, ma ciò non mi preoccupa. Il risultato va visto in una logica di preparazione più grande della singola prestazione. Questi cinque cavalli Rabarbaro, Ortica, Rovere, Rapunzia e Rucola si preparano con gli stessi allenamenti scossi e montati, sono caratterialmente molto simili (non a caso sono figli dello stesso stallone) e sono montati tutti da ragazzi alle prime armi (esclusa Diana).
Penso che per un preparatore atletico quella situazione rappresenti il massimo, sia come livello umano che professionale e poter dirigere un gruppo di binomi con queste caratteristiche è bellissimo e costruttivo. Sono ragazzi giovani di età e di esperienza agonistica, in sella a cavalli di indiscutibile atleticità, veloci e piacevoli da montare. Sono ragazzi che montano sapendo di poter contare a cuore aperto sui loro compagni di squadra, ragazzi circondati dai loro amici venuti apposta fino in Sardegna per fare loro assistenza e per divertirsi con loro, ragazzi coscienti che davanti c’è “la Diana” e dietro “il Gino“ pronti ad aiutarli, ragazzi con voglia di vincere e fiducia cieca in noi. L’ordine di scuderia era Rucola avanti a tutti, e io ho fatto l’errore di dare un ordine troppo tecnico, che necessitava più esperienza da parte dei cavalieri, al gruppo di rincalzo formato da Ortica, Rapunzia e Rovere. Ho chiesto loro di ostacolare il recupero di Chiara Marrama su Rucola e Rabarbaro. Ma la capace e furba Chiara ha girato a suo favore la situazione e li ha usati come apripista e loro non si sono accorti di giocare a suo favore e di stare mandando le loro “Ferrari fuori giri”. E tirando le somme: Rucola ha vinto, ci siamo mangiati qualche piazzamento e i ragazzi hanno imparato moltissimo e dopo la delusione delle eliminazioni (e dei mancati guadagni) nessun rammarico, solo la voglia di riprovarci.
Così si creano gli atleti del futuro, insegnando loro ad imparare dagli errori ma osando fino alla fine. E’ la prima volta che parlo ufficialmente di questa “strategia” di allevamento e di preparazione di cavalli da endurance. L’idea è partita dopo la conquista della medaglia d’oro a Dubai: per rimanere effettivamente sulla cresta dell’onda era necessario preparare un consistente parco cavalli per garantirci una continuità di prestazioni sportive. Per realizzare questo ci siamo imposti l’obbiettivo di preparare ogni anno un gruppo di circa dieci cavalli, da noi allevati o reperiti sul mercato di ottimo livello qualitativo e genetico (da qui la scelta di acquistare in Polonia). Questo comporta, e chi è del settore l’ha gia capito, di mantenere in allenamento 30 cavalli circa (1° gruppo debuttanti: 30 e 60 km, 2° gruppo esordienti: 90 km e 3° gruppo professionisti: 120 – 160 km). Per attuare questo progetto ho inventato e realizzato in azienda una giostra lineare che raggiunge i 30 km orari di velocità e attualmente permette di allenare 9 cavalli insieme; ma per fare ciò ci sono voluti 3 anni di lavoro che non ci hanno permesso presenze continue in gare importanti. Queste scelte ci impongono poi di preparare un team di atleti con esperienza e coraggio anche a costo di eliminazioni come quella in Sardegna.
Ci consola e conforta il dato di fatto che il progetto dà già i primi risultati perché questo gruppo di cavalli preparati sta dando prestazioni sufficientemente omogenee; vedi le gare di Casorate Sempione, Budrio, Roma, Anghiari e Sardegna, anche se penalizzate da diversi fattori concatenati: atleti nuovi e giovani, cavalli debuttanti, gestione di 5 – 10 cavalli insieme e la ricerca di velocità impegnative senza accontentarsi di andature mediocri.
Anche con la mia esperienza, quella di mia figlia Diana che guida il gruppo (pagando direttamente con minor presenze in gare nazionali ed internazionali) quello di mio genero, il dott. Nicolò Sirtori veterinario del team, non è facile attuare un simile progetto. Tuttavia lo riteniamo indispensabile per non lasciare le presenze azzurre in balia di fortunate quanto inconcludenti occasioni di incontro di nomi e cavalli“.
Non è contro la logica della preservazione dei giovani cavalli fare volate così competitive?
“Penso che i cavalli vadano preservati a casa non in gara. Il modo migliore per preservarli è farli crescere e allenarli in un ambiente idoneo, che stimoli il loro fisico a irrobustirsi e la loro mente a essere competitiva. Le uniche gare dove si preservano i cavalli sono quelle necessarie per le qualifiche. In gara si va per correre, e possibilmente per vincere.”
Ci sono state alcune polemiche riguardo alla scarsa organizzazione della manifestazione sarda…
“Tornando al discorso di quanto importanti siano diventati i Trofei UNIRE bisognerebbe richiedere uno standard qualitativo maggiore su tutta la organizzazione della manifestazione partendo dalla semplice segreteria fino ad arrivare ad una commissione veterinaria e di giudici più eterogenea e con i capi commissione vet e di giuria esterni alla realtà locale per garanzia di metro di giudizio più equo e privo di campanilismo. Certo non è bello farsi tutti quei chilometri e quelle ore di traghetto per vedere i cavalli sardi che fanno il trotto finale con un solo veterinario e rientrano in cancello per il prelievo di sangue ai fini del calcolo dell’ematocrito dopo 10 minuti. Altro tasto molto dolente è stata la gestione delle procedure per i prelievi antidoping: non venivano utilizzati i box riservati alla racconta dei campioni di sangue e urine ma venivano effettuati, anche i prelievi dell’antidoping direttamente nel cancello per mancanza di un ufficiale di gara incaricato della supervisione dalla visita finale al momento dei prelievi. I controlli antidoping su gare come questa sono fondamentali per la salvaguardia del cavallo e dell’immagine della disciplina”.
Ormai la stagione agonistica si sta chiudendo, quali programmi avete in mente a breve e quali a lungo termine?
“A breve ci stiamo organizzando per la trasferta in Sicilia per l’ultima tappa del Trofeo UNIRE e se riusciremo andremo con uno o due cavalli a Barcellona. Per l’anno prossimo mi piacerebbe essere più presente su categorie da 120 – 160 km. Quest’anno abbiamo aperto bene la stagione ma poi per varie vicissitudini ci siamo orientati verso le altre categorie e soprattutto altre attività aziendali. Per il 2009 stiamo già programmando il calendario delle attività in modo da poter essere presenti in categorie importanti senza trascurare il lavoro quotidiano della preparazione di nuovi binomi e dell’allevamento”.
Aprirete ancora la stagione con la vetrina del cavallo da Endurance?
Si, è in programma per l’8 febbraio e quest’anno oltre a presentare i soggetti in vendita e i due nuovi stalloni Alpar e Shannokk daremo la possibilità di presentare i propri cavalli anche a privati e/o allevamenti esterni. E’ in fase di studio anche la possibile organizzazione di uno show di morfologia riservato a cavalli da endurance“.
Mauro Beta

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