Ribot, il campione di un secolo

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Ribot nasce il 27 febbraio 1952 in Inghilterra. La madre è Romanella, una cavalla dotata di un’ottima conformazione fisica e che ha ottenuto importanti vittorie, ma la quale presenta un carattere molto difficile ed inquieto che viene ereditato dallo stesso Ribot, nonostante il tentativo di mitigarlo con il carattere più calmo e pacifico del padre, Tenerani, campione che vanta tra le sue vittorie quella del Derby Italiano, del Gran Premio di Milano e delle Queen Elizabeth Stakes.
Le potenzialità di Ribot non vengono riconosciute subito in quanto è un puledro scoordinato e sgraziato, più leggero e magro dei suoi coetanei, ma è uno dei più grandi allevatori italiani, Federico Tesio, che per primo riesce ad intravvedere il futuro da campione che attendeva il cavallo. Il 4 luglio 1954 Ribot debutta sotto la sella di Enrico Camici al Premio Tramuschio, conquistando la prima delle sue vittorie nelle corse italiane. Grazie alle corse e all’allenamento, il petto di questo campione di sviluppa in un modo tale da, oltre che colmare le differenze fisiche che all’inizio aveva con i suoi coetanei, rendere necessaria la realizzazione di una sella su misura poiché era diventato difficile allacciare il sottopancia.
La stagione successiva, l’8 ottobre 1955, Ribot debutta alla più prestigiosa corsa d’Europa, il Prix de l’Arc de Triomphe, nella quale, nonostante fosse ancora imbattuto, viene considerato come il meno favorito tra tutti i suoi rivali, rappresentati dai migliori e più esperti campioni europei. Nonostante ciò e nonostante il fatto che per il tratto iniziale della corsa Ribot venga ostacolato da un cavallo scosso, quando taglia il traguardo ad un miglio e mezzo dalla partenza, le lunghezze che lo separano dal primo sconfitto, Beau Prince II, sono tre. Comincia così una serie di vittorie strabilianti, tra cui quella del Gran Premio del Jockey Club di Milano, in cui concede la rivincita agli stessi avversari che aveva battuto l’8 ottobre, aumentando a quindici lunghezze il suo vantaggio rispetto al secondo, e quella del Derby di Milano.
Nella stessa stagione Ribot partecipa ad un altro appuntamento importantissimo, quello del King George VI and Queen Elizabeth Stakes ad Ascot. Corre su una pista allagata, risultando a 200 metri dal traguardo ancora secondo dietro a High Veldt, di proprietà di Elisabetta II. A tagliare il traguardo per primo, con cinque lunghezze sul secondo, è Ribot.
A questo punto, la carriera di Ribot comincia a volgere al termine: corre e trionfa ancora una volta nel Prix de l’Arc de Triomphe, per poi terminare la sua carriera con un’ulteriore vittoria a Milano. Proprio al termine di quest’ultima corsa, alla fine della passerella di addio, disarciona Enrico Camici, quasi a voler sottolineare il suo carattere prepotente e superbo da grande campione quale è.
Per tutta la sua carriera Ribot non si è mai separato, se non per periodi molto brevi, da un altro puledro, Magistris, che con il suo carattere pacifico e con il suo ignorare il grande campione quando faceva il pazzo, riusciva a calmarlo e a renderlo più gestibile. Oltre che essere dirimpettai di box, i due cavalli lavoravano anche insieme: sia in allenamento che in gara, Magistris ha fatto spesso da battistrada per l’amico Ribot, per cedergli poi il passo nel momento in cui questo staccava per l’accelerazione.
Dopo la fine della sua carriera nelle corse, Ribot ha dimostrato di essere anche un ottimo riproduttore, contribuendo alla nascita di numerosi campioni. La sua eredità non si esaurisce però solo in questo, ma soprattutto nel suo ricordo indelebile nelle menti di chi lo aveva visto correre: nonostante avesse un’andatura sbilanciata e sgraziata, il che fu accentuato ulteriormente a causa di un incidente, tutti quelli che avevano assistito ad almeno una sua corsa affermavano che guardarlo era magnifico. La frase più adatta per descrivere tale sensazione è proprio quella detta con un sorriso dalla regina Elisabetta II stessa, dopo che il suo cavallo High Veldt era stato appena battuto da Ribot ad Ascot: «It is exciting to see a good horse winning. Ribot greatly amazed me» (“è emozionante vedere un buon cavallo vincere. Ribot mi ha molto stupefatta”).
Beatrice AneddaFonti:
storie di sport (http://www.storiedisport.it/?p=106)
cavallo pazzo (http://www.cavallo-pazzo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=113&Itemid=72&lang=it)
Foto: Enrico Camici e Ribot (da: storie di sport)

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