Rubrica tecnica: Barefoot e il periodo di transizione.
Il Barefoot è una corrente di pensiero nata negli Stati Uniti e che si è diffusa molto negli ultimi anni e che comprende, oltre al fatto di mantenere il cavallo “scalzo“ (ossia privo di ferratura per dare modo al piede di non subire costrizioni), uno stile di vita concepito che riporta il cavallo in un ambiente più simile a quello che troverebbe in natura.
Il barefoot, secondo testimonianze di vari riders che hanno aderito a questa filosofia, mantiene la salute mentale e fisica del cavallo, che può pascolare liberamente in compagnia dei suoi simili nelle ore di libertà e si dimostra più collaborativo durante il lavoro.
Numerosi cavalli che prima di passare al barefoot soffrivano spesso di zoppia e disagi di varia natura (come l’abitudine di “ticchiare, che deriva dallo stress e dalla noia di rimanere chiuso nel box, pericolosa perchè può causare coliche), sono meravigliosamente rinati una volta effettuato il passaggio al nuovo stile di vita.
Nella scorsa puntata di questa rubrica abbiamo presentato il barefoot ed i suoi benefici, oggi parleremo della “transizione“, che è il primo passaggio da seguire per coloro che desiderano aderire a questa innovativa tecnica gestionale del cavallo.
Il periodo di Transizione inizia immediatamente tolti i ferri al cavallo, è il lasso di tempo, che può avere durata variabile, in cui il cavallo si troverà in una nuova condizione e durante il quale si manifesteranno le difficoltà di ambientamento e che sono assolutamente normali.
Esattamente come spesso si verifica subito dopo una nuova ferratura, in cui il cavallo deve per qualche giorno abituarsi alle sue nuove “scarpe“, il cavallo deve integrarsi nella sua nuova condizione che comporta diversi fattori; come il maggiore flusso sanguigno ai piedi, aumento della sensibilità e della dolorabilità dei piedi, fattori al quale il cavallo non essendo abituato fanno sì che nei giorni successivi alla rimozione dei ferri cammini “sulle uova“.
Durante questo periodo sono numerosi i cambiamenti che coinvolgeranno il cavallo, i primi dei quali le modifiche alle strutture interne ed esterne, la cui conseguenza sarà un cambiamento della postura e dei rapporti articolari.
Non è il caso di preoccuparsi essendo tutto ciò perfettamente normale, magari l’ideale sarebbe nei primi giorni consentire al cavallo di muoversi su un terreno più agevole (pascoli e prati oppure il paddock in sabbia).
Il periodo di transizione è connesso per lo più all’indurimento della parte cornea del piede ed il periodo che precede quella della Naturalizzazione del piede.
La Naturalizzazione del piede è un processo più lungo e complesso rispetto al precedente che vede una vera e propria trasformazione della scatola cornea, in genere richiede 2-3 cicli completi di ricambio dello zoccolo ma può richiederne anche di più, nel complesso si parla di un periodo che può durare dai 18 ai 24 mesi.
Nonostante richieda tempi piuttosto lunghi il cavallo sarà però in grado già dal termine del periodo di transizione di offrire prestazioni apprezzabili, ma per prestazioni di alta difficoltà soprattutto per quanto riguarda il terreno (come viaggi a cavallo o endurance) occorrerà attendere la naturalizzazione del piede.
Perciò è bene sottolineare che la prima dote di un aspirante barefooter è la pazienza, anche se comunque il ruolo primario è sempre giocato dalla gestione e bisogna fare molta attenzione a che una cattiva gestione non venga mascherata con la scusante del periodo di transizione, comunque sia un periodo di transizione che mediamente termina entro pochi mesi non è accettabile che duri invece un anno nel caso di cavalli in salute, può essere più lungo per cavalli con patologie (es. laminiti).
barefoothorseitalia.it
(MC)