
Un cavallo nello spazio (quasi).

Come la NASA si ispirò ai cavalli per progettare i rover lunari
Quando si parla di conquista dello spazio, è naturale pensare a razzi, astronauti in tuta bianca e sofisticati strumenti tecnologici. Quello che sorprende è scoprire che, negli anni ’60, la NASA rivolse lo sguardo a un animale antichissimo e familiare: il cavallo. I suoi movimenti, perfezionati da milioni di anni di evoluzione, divennero un modello di efficienza e stabilità per gli ingegneri chiamati a progettare i veicoli che avrebbero dovuto muoversi sulla Luna.
Il cavallo come ingegnere naturale
Il cavallo è un capolavoro di biomeccanica. La sua capacità di spostarsi a diverse andature – passo, trotto, galoppo – adattandosi a terreni irregolari e mantenendo equilibrio anche ad alte velocità, lo rendeva un punto di riferimento insospettabile per gli studi sulla locomozione. Gli ingegneri della NASA, alle prese con l’arduo compito di immaginare un veicolo capace di affrontare la polvere lunare e i crateri, si accorsero che il cavallo offriva un modello naturale di stabilità e distribuzione del peso.
Muybridge e il mistero del galoppo
Un ruolo importante in questa storia fu giocato da un fotografo ottocentesco, Eadweard Muybridge, che nel 1878 immortalò per la prima volta in sequenza fotografica le fasi del galoppo. Quelle immagini rivelarono che, a differenza di quanto molti credevano, esiste un momento in cui il cavallo rimane sospeso in aria, senza che nessun arto tocchi il suolo.
Decenni dopo, quelle stesse sequenze divennero un punto di riferimento anche per gli studi di locomozione applicati all’ingegneria: gli scienziati spaziali potevano osservare nei dettagli il ritmo, le fasi di spinta e l’alternanza dei punti d’appoggio.
Dai maneggi ai laboratori della NASA
Nei laboratori statunitensi, ingegneri e biomeccanici tradussero i principi dei movimenti equini in schemi di funzionamento meccanico. Non si trattava di imitare direttamente il galoppo, ma di applicare concetti fondamentali:
la cadenza regolare come garanzia di stabilità,
la ripartizione del peso tra più punti di contatto,
la capacità di mantenere equilibrio anche su terreni cedevoli.
Questi elementi confluirono nei progetti del Lunar Roving Vehicle (LRV), il piccolo rover elettrico che accompagnò gli astronauti nelle missioni Apollo 15, 16 e 17 (1971–1972). Grazie a soluzioni ispirate alla biomeccanica, il veicolo poteva muoversi con sorprendente sicurezza sulla superficie lunare, raggiungendo velocità fino a 13 km/h e percorrendo complessivamente oltre 90 km di esplorazione.
Una lezione di scienza: guardare la natura
La vicenda del “cavallo nello spazio” è un esempio affascinante di come la scienza e la tecnologia si ispirino spesso al mondo naturale. Per affrontare la sfida di camminare sulla Luna, l’uomo ha osservato i passi di un compagno terrestre che lo accompagna da millenni.
In questo senso, il cavallo non è mai stato così vicino alle stelle.
Fonti
NASA Historical Archives – Apollo Program Technical Documentation (1969–1972)
Guinness World Records – Equine Biomechanics and Speed Studies
Muybridge, Eadweard – The Horse in Motion (1878)
International Museum of the Horse – Equine Biomechanics Studies
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