
Un gesto ipnotico… ma non naturale in scuderia.

Immagina di entrare in una scuderia in un pomeriggio tranquillo e vedere un gesto ipnotico.
L’aria sa di fieno e legno, ma da un box arriva un movimento ritmico: un cavallo ondeggia lentamente da un lato all’altro, spostando il peso dagli arti anteriori e muovendo testa e collo come se stesse seguendo una musica che solo lui sente.
A un osservatore inesperto può sembrare un comportamento buffo, persino elegante. Ma per chi conosce l’etologia equina, quel gesto ha un nome preciso: weaving, e spesso è il segnale di un disagio più profondo.
Che cos’è il Weaving
Il weaving è una stereotipia stabulativa, cioè un comportamento ripetitivo e privo di apparente scopo funzionale, che si manifesta in ambienti domestici quando l’animale non riesce a esprimere i propri comportamenti naturali.
Nel weaving, il cavallo:
oscilla il corpo lateralmente, spostando alternativamente il peso sugli arti anteriori; muove testa e collo in sincronia con il corpo, ripete il gesto con una frequenza costante, spesso di fronte alla porta del box o in prossimità di un punto di passaggio. È importante distinguere questa stereotipia da movimenti di nervosismo momentaneo: il weaving è strutturato, regolare e auto-rinforzante.
Perché un cavallo inizia a “ondeggiare”
La causa non è mai un singolo fattore, ma un insieme di condizioni che rompono l’equilibrio naturale del cavallo. Il cavallo è un animale fortemente gregario: in natura vive in gruppi e stabilisce legami sociali complessi. L’assenza di contatto fisico o visivo con i propri simili può generare frustrazione e ansia.
Restrizione di movimento e routine troppo prevedibile
La vita in un box di pochi metri quadrati limita drasticamente il movimento, specie se il tempo al paddock è ridotto a poche ore al giorno o assente. I cavalli anticipano eventi come la distribuzione del cibo o l’uscita: l’attesa, soprattutto se carica di frustrazione, può innescare la stereotipia.
Stress ambientale cronico
Rumori forti, cambi frequenti di scuderia, allenamenti intensi o gare possono contribuire allo sviluppo del weaving.
A livello neurobiologico, è stato osservato che durante il weaving aumenta la produzione di endorfine e dopamina: il gesto diventa un meccanismo di “autoterapia” contro lo stress, il che spiega perché il cavallo tenda a ripeterlo anche in assenza dello stimolo originario.
Conseguenze sul benessere fisico e mentale
Il weaving non è solo un segnale di disagio: nel lungo termine può influire negativamente sulla salute.
Affaticamento muscolare e articolare: in particolare sugli arti anteriori; consumo energetico eccessivo: può portare a perdita di peso; peggioramento dello stress: se l’ambiente non cambia, il comportamento diventa cronico e più difficile da eliminare; compromissione delle performance sportive: ridotta concentrazione e maggiore irritabilità.
Esempio reale
Un caso noto nella letteratura veterinaria è quello di una cavalla da salto ostacoli che, dopo il trasferimento in una scuderia con box chiusi e senza paddock, iniziò a manifestare weaving intenso soprattutto prima dei pasti. Dopo il ripristino del paddock giornaliero e l’introduzione di un compagno di paddock stabile, il comportamento si ridusse del 70% in meno di un mese, fino quasi a scomparire.
Come intervenire sul Weaving
L’obiettivo non deve essere bloccare il gesto fisicamente, ma modificare le condizioni ambientali che lo generano. Aumentare il tempo all’aperto, permettere al cavallo di muoversi liberamente per almeno 8–12 ore al giorno riduce drasticamente l’incidenza delle stereotipie, favorire il contatto sociale, mettere i cavalli in box adiacenti con griglie aperte o, meglio ancora, in paddock comuni, favorisce la comunicazione e riduce l’ansia. Slow feeders per prolungare il tempo di ingestione.
Dieta equilibrata
Aumentare la quota di fibra (fieno ad libitum) e ridurre i cereali ad alto contenuto di amido può ridurre l’irritabilità e il rischio di ulcere, spesso associati a stereotipie.
Modificare la gestione del box può essere importante; se il weaving avviene soprattutto davanti alla porta, spostare l’animale in una posizione con visuale più ampia può ridurre la frequenza del gesto.
Il weaving è molto più di un vizio: è un campanello d’allarme che indica che il cavallo sta vivendo una condizione di frustrazione o isolamento. Non è una cattiva abitudine da reprimere, ma una richiesta di aiuto che merita ascolto e interventi concreti.
Quando un cavallo smette di oscillare perché ha di nuovo spazio per muoversi, amici con cui interagire e un ambiente stimolante, non solo guadagna in salute fisica e mentale: ritrova la sua natura.
E in fondo, restituirgli la libertà di essere cavallo è la più grande vittoria che possiamo ottenere.
McGreevy, P.D. (2004). Equine Behavior: A Guide for Veterinarians and Equine Scientists. Saunders.
Cooper, J.J., McDonald, L., Mills, D.S. (2000). “The effect of increasing visual horizons on stereotypic weaving: implications for the social housing of stabled horses
© Riproduzione riservata.