
Intervista a Jos Verlooy: carriera, cavalli e prospettive future

Il cavaliere belga racconta il suo percorso nel salto ostacoli internazionale, il ruolo della famiglia e i suoi obiettivi sportivi.
«Sono praticamente nato tra i cavalli», racconta Jos Verlooy, 29 anni, originario del Belgio.
Pur provenendo da una famiglia
con una solida tradizione equestre, all’inizio la sua attenzione era rivolta altrove: «Da piccolo giocavo a calcio, come molti ragazzi della mia età. Solo in seguito, su spinta dei miei genitori, ho iniziato ad andare a cavallo. Le prime vittorie mi hanno motivato a continuare, e nel tempo ho sviluppato una vera passione per questo sport».
Dal calcio al salto ostacoli
La transizione è stata naturale: «Con il tempo ho iniziato a frequentare di più l’ambiente equestre, anche grazie alle nuove amicizie. È stato un passaggio graduale, ma decisivo».
L’influenza familiare e le prime opportunità
Crescere in una famiglia di professionisti del settore ha avuto un ruolo importante nel suo sviluppo sportivo:
«Il supporto dei miei genitori è stato fondamentale. Mi hanno trasmesso in breve tempo un’esperienza che normalmente si acquisisce in molti anni. È anche grazie a loro se ho raggiunto presto un livello competitivo elevato».
La presenza della famiglia continua a essere significativa ancora oggi: «Mio padre è molto coinvolto nella gestione e nella scelta dei cavalli. Abbiamo una visione condivisa sul tipo di percorso che vogliamo costruire».
Lavoro con i cavalli: formazione e continuità
Al centro del lavoro quotidiano c’è la crescita dei cavalli giovani, un’attività che richiede costanza e competenze tecniche:
«Mi occupo spesso di cavalli giovani, che vengono seguiti con attenzione per essere portati gradualmente a un livello più alto. Alcuni restano con me per le competizioni, altri seguono percorsi diversi».
Anche i concorsi sono parte di un processo più ampio: «Ogni gara è un’occasione per mettere alla prova il lavoro fatto a casa, ma anche per osservare e confrontarsi con altri cavalieri e cavalli».
Le esigenze del salto ostacoli contemporaneo
Negli ultimi anni il salto ostacoli ha visto un’evoluzione nelle caratteristiche richieste ai cavalli da competizione:
«Oggi la precisione e la velocità sono più determinanti rispetto alla sola potenza. Gli ostacoli sono molto tecnici, le distanze sono strette, le barriere leggere. Un cavallo lento, anche se dotato di forza, rischia di non essere competitivo».
Secondo Verlooy, la selezione si basa sempre di più su agilità, riflessi e sensibilità: «Serve un cavallo che sappia leggere il percorso con il cavaliere, che sia presente, veloce, reattivo».

I cavalli che hanno segnato il percorso
Jos ha avuto la possibilità di montare cavalli importanti fin da giovane, a partire da Domino:
«Con Domino ho vinto il mio primo Grand Prix a Los Angeles quando avevo 18 anni. È stato il cavallo che mi ha permesso di affacciarmi sul circuito internazionale».
Successivamente è arrivato Caracas: «Un cavallo con una grande energia, con cui ho vinto a Rotterdam e in Messico. Era un compagno con cui serviva lavorare molto anche sul lato motivazionale».
Ma uno dei momenti più significativi è stato con Igor: «Con lui ho vinto il campionato europeo a squadre e il bronzo individuale a Rotterdam. Era un cavallo completamente diverso: richiedeva una precisione assoluta. Non ammetteva errori o approssimazioni».
Ogni cavallo ha rappresentato un passaggio formativo: «Domino mi ha dato fiducia, Caracas mi ha insegnato la determinazione, Igor mi ha fatto crescere come cavaliere tecnico. Hanno tutti lasciato qualcosa di importante».
Prospettive: la nuova generazione di cavalli
Tra i cavalli attualmente in lavoro, ce n’è uno in particolare su cui Jos sta puntando:
«Renshaw è un otto anni che reputo molto promettente. Sta crescendo bene e ha dimostrato di avere buone qualità. Ovviamente bisogna vedere come evolverà, ma il potenziale c’è. È uno di quei cavalli con cui ti viene naturale fare progetti a lungo termine».
Senza forzare i tempi, l’idea di puntare a un obiettivo importante come le Olimpiadi di Los Angeles è già presente: «È ancora presto, ma bisogna darsi degli obiettivi. E con lui, quella prospettiva c’è».
Obiettivi sportivi e programma a breve termine
Dopo un periodo dedicato principalmente alla formazione dei cavalli, Jos guarda ora a una stagione di consolidamento:
«Negli ultimi due anni ho lavorato con cavalli giovani, quindi ho partecipato a meno competizioni di alto livello. Ma quest’anno la situazione è diversa: sento di avere una buona squadra di cavalli e voglio tornare a confrontarmi in alcune Nations Cup».
L’idea è quella di costruire un programma progressivo, con attenzione alla continuità: «La priorità è valorizzare i cavalli nel modo giusto. Ogni decisione va presa in base alla loro crescita e alle sensazioni che restituiscono in gara».

Un equilibrio tra crescita e obiettivi
Verlooy affronta la sua professione con lucidità e spirito di adattamento:
«In questo sport non si smette mai di imparare. Ogni cavallo ti pone sfide diverse, ti costringe ad adattarti e a crescere. E non sempre tutto va come previsto: bisogna sapersi rimettere in gioco continuamente».
Un approccio pragmatico, costruito nel tempo, dove l’ambizione sportiva si accompagna alla consapevolezza di dover rispettare i tempi del cavallo e del proprio percorso. Con l’idea che ogni stagione, al di là dei risultati, sia un’opportunità per migliorare.
Testo e foto di Alessia Niccolucci
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