Comportamenti del cavallo: curiosità sul mondo dell’etologia equina

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Cavallo grigio per il comportamente del cavallo

L’ utilizzo del cavallo dapprima come mezzo di trasporto e di lavoro, con l’avvento della rivoluzione industriale e del motore termico a combustione è stato lentamente sostituito e proiettato verso un utilizzo di tipo ludico, sportivo e ricreativo.

Nello stesso tempo il target di persone che interagiscono con questi animali è notevolmente cambiato, passando da semplici utilizzatori per necessità ad appassionati che ricercano nel cavallo un compagno di avventure, di gioco, di sport e non ultimo un mezzo con finalità educativo-didattiche.

Il ruolo del cavallo per molte persone si è quindi trasformato da animale da reddito e utilità ad animale d’affezione, con un conseguente aumento dell’interesse verso i metodi d’addestramento, l’utilizzo consapevole delle sue risorse psico-fisiche e in generale del suo benessere.

I problemi comportamentali sono quindi stati oggetto di grande studio in relazione alla loro insorgenza soprattutto come indicatori di scarso benessere, permettendo tra l’altro di evidenziare quali siano le linee guida per una gestione attenta e accorta del cavallo sia per fini da diporto sia per fini agonistici, migliorandone la qualità della vita e la gestione.

Il problema non è il comportamento dell’animale di per se ma piuttosto il problema che costituisce per il suo proprietario

Citazione di Askew (1996)

Sono molteplici i comportamenti messi in atto dai cavalli che possono apparire al proprietario come “strani” o “inusuali” e che in realtà meritano di essere indagati. Non tutti infatti possono essere classificati come “patologie comportamentali”.

E’ sempre necessario, quando si vuole valutare il comportamento del cavallo come di un altro qualsiasi animale, fare riferimento all’etogramma specie-specifico.

Comportamenti normali che possono risultare sgraditi al proprietario

Esistono infatti comportamenti tipici che sono assolutamente normali per il cavallo ma possono risultare sgraditi al proprietario, e che non devono essere annoverati tra disturbi di tipo comportamentale. Alcuni esempi che possono essere citati sono:

  • La ricerca di attenzioni che, vista la mole dell’animale, può a volte risultare troppo invadente. L’interazione è in realtà di primaria importanza nella vita del cavallo, che e’ un animale estremamente sociale e gregario, e che allo stato brado vive in gruppi di diversi individui.
  • Tentativi di monta in risposta a profumi contenenti ferormoni, o ad esempio atteggiamenti di aggressività dello stallone nel momento in cui percepisce anche semplicemente sui vestiti, stimolazioni olfattorie di un altro stallone: è il classico esempio di una persona da poco stata a contatto con uno stallone che nell’ avvicinarsi ad un altro animale maschio scatena la percezione e la risposta sensoriale.
  • Infine, da ricordare comportamenti di fuga davanti a ciò che per il cavallo rappresenta un pericolo o una minaccia anche solo potenziale: nel fare una passeggiata in un bosco ad esempio, un ramo che si spezza e cade facendo rumore, per il cavaliere e’ percepito come tale, per il cavallo potrebbe essere percepito come un predatore che si aggira nei dintorni, allertandolo e in alcuni casi scatenandone anche la fuga, che rappresenta l’unico mezzo di sopravvivenza della specie equina.

Comportamenti anomali riconducibili alla gestione del cavallo

Altri comportamenti percepiti come anomali dal proprietario o dal cavaliere nascondono invece un sottostante problema di tipo sanitario o di gestione.

Lo sgroppare, ad esempio, è spesso indice di back-pain, ma anche di una bardatura non corretta, di una sella non adatta, risultanti fastidiosi per l’animale; espressione di gioco nei puledri, o anche frutto dell’ inesperienza del cavaliere che non riesce a contenere un animale particolarmente nevrile ed esuberante.

In questi casi sarà necessario ricercare la causa attraverso un attento esame delle condizioni generali del cavallo, delle attrezzature utilizzate e della gestione dell’animale.

Quanto movimento deve fare il cavallo?

Nel mondo del cavallo quasi tutto ha a che fare con il movimento. Già dopo pochi minuti dopo la nascita un puledro sano si alza sulle gambe per raggiungere le mammelle della madre. Allo stato selvatico un cavallo adulto pascola fino a 16 ore al giorno, percorrendo a volte fino a 20-25 km giornalieri e raggiungendo in fuga velocità prossime ai 65 km/h. Il cavallo è una preda, pertanto è un animale sempre in guardia e sempre pronto a fuggire.

Da ciò si evince come le condizioni di stabulazione in scuderia non rispondano ai requisiti etologici di questa specie.

La vita in box preclude infatti al cavallo una serie di comportamenti fondamentali: il muoversi per lunghi tratti, il gruppo con cui instaurare le gerarchie e interagire con i conspecifici, il pascolo in cui poter scegliere l’erba migliore e un alimentazione ricca di fibra e non basata quasi esclusivamente sui concentrati e povera di fieno.

In scuderia il cavallo è privato della possibilità di decidere quando e cosa fare, segue orari prestabiliti dall’uomo, le possibilità di muoversi sono ridotte al lavoro montato e, solo a volte, a sporadiche uscite nei paddock.

Nei cavalli dedicati all’utilizzo agonistico, ed in particolare dei Purosangue galoppatori, tutto ciò è esacerbato dalla precocità di addestramento e dall’allenamento particolarmente impegnativo e faticoso, oltre che da gare frequenti con scarso tempo di recupero tra una competizione e l’altra.

La comparsa di stereotipie

In queste condizioni è facile la comparsa di stereotipie, infatti esse, mai osservate in animali allo stato brado, compaiono non solo nel cavallo ma anche negli animali da reddito, suini polli e vitelli in modo particolare. Le stereotipie possono infatti rappresentare un chiaro sintomo di stress e una strategia di “adattamento” allo stimolo stressante (Lawrence e Rushen, 1993).

Con stereotipie si intendono “Comportamenti relativamente invariati e ripetitivi, apparentemente privi di funzione nel contesto in cui vengono espressi” (Mason, 1991)

Esse rappresentano una manifestazione di scarso benessere, e hanno ripercussioni moderate o anche gravi sul valore economico dell’animale.

Infatti un cavallo con una stereotipia segnalata nella visita di compravendita subisce un importante deprezzamento rispetto al valore che avrebbe senza la presenza di quelli che vengono anche definiti, in gergo ippiatrico, vizi redibitori.

Le conseguenze delle stereotipie

Conseguenze sul piano medico-sanitario rappresentano un altro importante fattore negativo, in quanto numerose stereotipie provocano lesioni fisiche anche di una certa entita’, come un consumo anomalo degli zoccoli nei cavalli affetti da ballo dell’orso o consumo eccessivo e disomogeneo della tavola dentaria nei cavalli manifestanti ticchio d’appoggio, a cui possono conseguire patologie osteoarticolari, come zoppie; gastriche, come ulcere o coliche ricorrenti; metaboliche, per l’errata prensione e masticazione dell’ alimento; e infine agonistiche, infatti alcune stereotipie come l’incensare, possono presentarsi anche con il cavallo montato, rendendone quindi difficile la gestione durante il lavoro in campo e causando un grave scadimento della performance durante la gare (dressage).

L’origine delle stereotipie è stata proposta secondo diverse teorie: in generale nascono da un interazione tra piu’ fattori comprendenti la frustrazione, la noia delle ore passate in box, la mancanza di socializzazione con i conspecifici, la mancanza di movimento,un alimentazione errata o non adatta a soddisfare il comportamento alimentare del cavallo che in natura dedica anche molte ore al mangiare, con tanti e piccoli pasti ripetuti nel corso della giornata, mentre nella vita di scuderia le somministrazioni di alimento si riducono a due o tre pasti al giorno, particolarmente ricchi di concentrati e poveri di fieno.

Inoltre è da segnalare che in alcune situazioni può venire a crearsi un rinforzo di tipo positivo ad iniziali comportamenti preludio di stereotipie, da parte degli operatori di scuderia o dei proprietari.

Ad esempio se un cavallo è posto nell’ ultimo box della corsia e si comincerà sempre a distribuire il mangime dalla parte opposta, il suo eventuale agitarsi o scalciare saranno premiati involontariamente con l’arrivo del cibo, permettendone la costante ripetizione futura di questo comportamento anche in assenza dello stimolo dato dal cibo stesso.

Schematicamente si possono dividere le origini delle stereotipie in:

  • Nuove forme di comportamento
  • Un comportamento di sostituzione
  • Un comportamento ambivalente
  • Comportamento aggressivo

Continuate a seguirci nella sezione “Veterinaria” di HSJ per approfondire ulteriormente l’affascinante mondo del comportamento del cavallo in collaborazione con il Medico Veterinario Matteo Villa.

© Riproduzione riservata.

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