
El Ghali Boukaa: dal Gran Premio di Tétouan al sogno olimpico di Los Angeles

Quando El Ghali Boukaa parlava, davanti ai microfoni a Tetouan, l’eco del Gran Premio del 2018 che lo aveva visto vincitore era ancora vivissimo.
Oggi, a distanza di un paio di settimane da quell’intervista e alle porte della finale del Morocco Royal Tour a El Jadida, le sue parole assumono un valore ancora più forte: erano la fotografia di un percorso che continua a segnare l’equitazione marocchina.
L’orgoglio di casa
“È un grande orgoglio montare in questo centro e provare ancora una volta a vincere questo Gran Premio. Non è facile, ma abbiamo sempre questa volontà di riuscirci e di fare del nostro meglio per il pubblico”, ha raccontato con emozione.
A Tetouan, davanti alla sua gente, Boukaa non si limitava a descrivere una gara: esprimeva l’essenza di un cavaliere che sente di rappresentare il suo Paese ogni volta che entra in campo.
In quell’occasione, l’obiettivo immediato era chiaro: accumulare i punti necessari per la qualificazione ai Campionati del Mondo, con la speranza di chiudere la tappa con dei netti e di farlo davanti al pubblico marocchino.
“Mi piacerebbe soprattutto riuscire a fare un bel percorso senza errori e provare a brillare davanti al mio pubblico qui in Marocco”, ha detto.
Un Marocco sempre più internazionale
Boukaa non ha mai nascosto l’orgoglio per l’evoluzione del circuito marocchino, oggi considerato a pieno titolo uno degli appuntamenti più importanti del calendario equestre internazionale. “Abbiamo campi davvero eccezionali, non abbiamo nulla da invidiare ai concorsi all’estero. Siamo accolti così bene qui, che sia a Tetouan, Rabat o El Jadida”.
Un’accoglienza che, secondo lui, appartiene al DNA del Marocco: “Siamo conosciuti per il nostro calore umano. Ci piace accogliere le persone, invitarle, parlare con loro. È qualcosa di speciale nella nostra cultura”. Non stupisce quindi che cavalieri italiani e di altre nazioni abbiano scelto in massa le tappe marocchine, riconoscendone qualità e professionalità.
Non è solo questione di ospitalità, ma anche di livello tecnico: “Abbiamo i migliori direttori di campo del mondo… tutti di livello quattro stelle, il massimo a cui si può ambire. Il Principe, presidente della Federazione, vuole sempre il meglio e invita solo i migliori”.
Dalle vittorie africane alle sfide mondiali
Nel 2019 Boukaa aveva conquistato l’oro ai Giochi Africani di Rabat, un risultato che ha rafforzato la presenza del Marocco sulla scena internazionale: “Era un titolo continentale, con tante nazioni che avevano portato i loro migliori cavalieri. Quel successo ha spinto l’equitazione marocchina a crescere ancora di più, a migliorare le strutture e i cavalli”.
L’altro grande capitolo della sua carriera si chiama A Kiss, la cavalla con cui ha costruito un legame speciale: “È una cavalla molto particolare, non facile da montare, con un carattere forte. Ma quando sta bene può vincere tutto. L’ho presa che aveva dodici anni, oggi ne ha quindici. Ci ho messo tempo ad entrare in sintonia con lei, ma insieme abbiamo vinto tantissimo: due, tre e quattro stelle, oltre a tanti Gran Premi nazionali”.
L’esperienza di Tokyo 2020
Poi è arrivata l’Olimpiade, l’appuntamento che ogni atleta sogna. A Tokyo 2020 Boukaa ha fatto parte della squadra marocchina insieme a Ali Al-Ahrach e Abdelkebir Ouaddar. Un traguardo storico, che lo stesso cavaliere ricorda così: “Partecipare alle Olimpiadi è l’orgoglio di ogni sportivo, il sogno di tutti. Ci siamo impegnati tantissimo per arrivarci ed è stata un’esperienza incredibile”.
Il Marocco concluse all’undicesimo posto, a un soffio dalla finale: “Siamo arrivati undicesimi, a una sola posizione dalla finale a squadre. È un motivo di orgoglio per il Marocco e per tutti i cavalieri”. Un risultato che, pur non portando una medaglia, resta nella storia come segnale concreto della crescita del Paese.
La quotidianità di un grande team
Il lavoro quotidiano di Boukaa resta al centro di tutto: “Monto a cavallo tutti i giorni, mi alleno cinque o sei ore. Ho molti cavalli giovani e cerco di farli crescere. Con Karim Tazi, amico e sponsor, stiamo costruendo nuove scuderie vicino a Casablanca. Con circa trenta cavalli stiamo diventando una grande scuderia, e presto saremo indipendenti”.
La visione è chiara: un centro moderno, capace di formare cavalli e cavalieri di livello internazionale, con radici ben piantate in Marocco.
Guardando avanti
Al momento dell’intervista, El Ghali Boukaa fissava già i prossimi traguardi: “Il primo passo è qualificarsi per i Mondiali di Aquisgrana. A lungo termine, il sogno è partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles 2028”. Oggi quelle parole suonano come una promessa da mantenere: costruire un percorso che porti il Marocco di nuovo sotto i riflettori olimpici.
Il messaggio che rivolgeva ai giovani cavalieri marocchini resta attualissimo: “Bisogna lavorare senza sosta e non abbassare le braccia quando non arrivano i risultati. È proprio lì che si impara”.
Ispirazioni e legami
Infine, Boukaa rivelava i suoi punti di riferimento: “Ho due cavalieri che ammiro molto: Steve Guerdat e Simon Delestre. Simon per me è come un fratello maggiore, e suo padre Marcel è come un papà. È stato lui a permetterci di qualificarci per le Olimpiadi”. Parole che testimoniano il valore delle relazioni costruite nel tempo e il rispetto verso chi lo ha aiutato a crescere.
Guardando oggi a quell’intervista, si coglie il filo rosso che lega ogni frase: l’orgoglio di rappresentare il Marocco, la volontà di crescere ancora e il desiderio di scrivere nuove pagine.
Da Tetouan a Tokyo, fino a Los Angeles, la carriera di El Ghali Boukaa continua a correre veloce, spinta non solo dai successi personali ma anche dalla responsabilità di aprire nuove strade per l’equitazione marocchina.
© MRT/Morgan Froment
Intervista di Rita Leo Verheyden, scritta da Alessandra Ceserani
© Riproduzione riservata.