
Ettore Baldazzi: “Il reining è una danza tra cavaliere e cavallo”

Una vita al galoppo tra trattori, paddock e gare internazionali
Ettore Baldazzi è l’emblema di chi ha trasformato la passione in uno stile di vita. Cavaliere, tecnico, imprenditore e padre di due ragazze — Alice, amazzone di reining, ed Elisa, atleta del salto ostacoli — è una figura poliedrica del panorama equestre italiano. In questa intervista, ci racconta cosa lo ha portato a scegliere una disciplina tanto tecnica quanto affascinante: il reining.
“La mia giornata è frenetica. Scendo da un trattore e salgo in sella, poi passo in ufficio, e magari la sera studio un nuovo menù per una cena al centro. Ma ci riesco: perché amo tutto questo.”
Dalle gymkane al reining: l’evoluzione di una passione
Il percorso di Baldazzi inizia tra le discipline più diverse: Palio, gare di fondo, salto ostacoli, gymkane, saraceni, team penning. Ma è il reining che lo conquista davvero.
“Guardavo il reining da lontano, lo paragonavo al dressage: tecnico, rigido, complicato. Ma proprio quella complessità mi ha affascinato e mi ci sono buttato.”
Una disciplina precisa, dove ogni movimento è calibrato, dove il cavallo sembra leggere nel pensiero del cavaliere.

Salto ostacoli e reining: due mondi lontani ma uniti dall’amore per il cavallo
Ettore conosce bene entrambi gli ambienti, anche grazie all’attività sportiva delle sue figlie. E sottolinea subito quanto siano diversi.
“È come paragonare lo sci di fondo allo slalom gigante: neve e sci, ma tutto il resto cambia.”
Dai mezzi di trasporto alle attrezzature, fino alla mentalità:
“Nel salto ostacoli ogni cavaliere ha il suo baule ordinato, van attrezzati al millimetro. Nel reining si usano sacche, i trasporti sono più agili. Ma la cura del cavallo è la stessa: ognuno lo tratta come un figlio.”
Tecnica e leggerezza: il lavoro sulle imboccature
Una delle differenze più marcate tra le discipline è nell’uso delle imboccature e del contatto con la bocca del cavallo.
“Nel reining si usano imboccature con leve lunghe, ma in gara viene premiato chi lavora con la redene morbida, quasi fluttuante. Si lavora con tre dita. Al contrario, nell’inglese vedo spesso cavalli tirati con più forza, anche con imboccature leggere.”
L’insegnamento alle figlie: la delicatezza prima di tutto
“Sia con Alice che con Elisa cerco di trasmettere una cosa sola: la delicatezza. In tutte le discipline. La tecnica viene dopo.”
E sottolinea un aspetto che spesso sfugge nel salto ostacoli:
“Quando vedo cavalli disuniti al galoppo, con l’anteriore da una parte e il posteriore dall’altra, tanti non se ne curano. Pensano solo al salto. Ma per me il lavoro in piano vale il 70%.”


Una disciplina bella ma difficile da comprendere per chi guarda
“Quando mia madre veniva a vedere Elisa capiva tutto subito: ostacoli, tempo, errori. Con Alice nel reining no. Una run può sembrare perfetta, ma se c’è stato un anticipo nel cambio o una curva stretta, perdi mezzo punto. E da fuori non lo nota nessuno.”
Il futuro del reining: affascinante, ma in salita
“Il reining è più difficile da avviare per i giovani. Non è come il salto ostacoli, dove puoi iniziare con barriere basse e cavalli esperti. Qui ogni manovra incide sul cavallo: se sbagli troppo, lui impara male. Devi dosare, farlo ragionare, evitare che anticipi. E questo richiede cavalli ben preparati e tanto tempo.”
Le manovre? Tutte difficili e tutte facili. Dipende dal cavallo.
“Non esiste la manovra più difficile. C’è solo il cavallo che ti mette più o meno in difficoltà. Ho montato cavalli che non spinnavano con nessuno, e con me sì. Altri che io non riuscivo a stoppare e un altro cavaliere sì. Dipende dal feeling.”
L’esperienza internazionale e la soddisfazione azzurra
“Alice ha partecipato alla Coppa del Mondo nel 2023, un grande traguardo. Elisa invece si è distinta nel salto ostacoli, arrivando a sfiorare la selezione per la Coppa delle Nazioni.”
Ettore, fino a poco tempo fa, era l’unico della famiglia a non aver mai indossato ufficialmente la maglia azzurra.
“C’ero andato vicino, ma sono rimasto fuori per un soffio. Non è mai stato per mancanza di tecnica, ma per scelte del tecnico o per dinamiche di selezione.”
Ora, però, la convocazione è arrivata: “Quest’anno mi hanno finalmente selezionato per rappresentare l’Italia. È una soddisfazione immensa, che ripaga anni di dedizione e lavoro silenzioso.”
“Forza Italia!”
Ph Bonaga Communication | Intervista a cura di Valentina Sozzi
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