
Cavalli di carta: il mito equestre nella letteratura europea tra Ottocento e Novecento

I cavalli nella letteratura occupano un posto speciale, incarnando forza, libertà e bellezza in opere che hanno attraversato i secoli. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in un periodo segnato da profondi mutamenti sociali e culturali, molti autori europei hanno scelto il cavallo come figura simbolica, capace di riflettere le tensioni, i sogni e le contraddizioni del loro tempo.
Gabriele D’Annunzio: il cavallo come simbolo di forza e bellezza
Gabriele D’Annunzio, figura emblematica del Decadentismo italiano, nutrì fin dall’infanzia una profonda passione per i cavalli. Il suo primo cavallo, un baio sardo di nome Aquilino, fu oggetto di affetto e ispirazione poetica. Successivamente, possedette altri cavalli, come Murgione, un arabo grigio, e Silvano, a cui dedicò versi nella raccolta Primo Vere.
Nelle sue opere, il cavallo è spesso simbolo di nobiltà, forza spirituale, desiderio e potere. In Alcyone, ad esempio, il cavallo Agrio accompagna il poeta in un viaggio attraverso la natura, rappresentando l’energia primordiale e l’aspirazione dell’uomo a superare i propri limiti.
Anche nel suo ambiente personale, D’Annunzio celebrava il cavallo: nel giardino del Vittoriale, sua residenza a Gardone Riviera, si trova una scultura di un cavallo blu, simbolo della sua estetica e del suo legame con l’animale.
Giovanni Pascoli: il cavallo come testimone del dolore
Giovanni Pascoli, poeta della memoria e del dolore, visse un’infanzia segnata dalla tragedia: a soli dodici anni, perse il padre, Ruggero Pascoli, assassinato mentre tornava a casa su un carro trainato dalla sua cavalla storna. Questo evento traumatico influenzò profondamente la sua poetica.
Nella poesia La cavalla storna, contenuta nella raccolta Canti di Castelvecchio (1903), Pascoli rievoca quel tragico giorno. La cavalla, unica testimone del delitto, diventa simbolo di fedeltà e memoria:
“O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!”
La poesia esprime il dolore del poeta e la sua ricerca di conforto nella natura e negli animali, elementi centrali della sua poetica.
Ada Negri: il cavallo come metafora di libertà e desiderio
Ada Negri, poetessa e scrittrice italiana, utilizzò la figura del cavallo per esprimere desideri di libertà e passione. Nella poesia Cavallo arabo, l’animale incarna sogni di terre lontane e corse sfrenate:
“Sogni tu forse le gialle radure,
Sogni tu forse le calde pianure
Arse dal sol? Vasti miraggi di sabbie cocenti,
Corse d’audaci cavalli nitrenti
Sul patrio suol?”
Il cavallo diventa così simbolo di un desiderio irrefrenabile di evasione e di connessione con una natura selvaggia e autentica.
I cavalli nella letteratura europea
Inghilterra: Lord Byron e la leggenda di Mazeppa
Uno degli esempi più emblematici dell’uso simbolico del cavallo nella letteratura inglese è il poema Mazeppa (1819) di Lord Byron. Basato su una leggenda ucraina, il poema narra la storia di Ivan Mazeppa, punito per una relazione amorosa proibita, legato nudo a un cavallo selvaggio e lasciato correre attraverso le steppe. Il cavallo diventa qui simbolo di passione incontrollata, sofferenza e trasformazione. La corsa sfrenata rappresenta un viaggio iniziatico, un’esperienza di purificazione attraverso il dolore e la resistenza.
Germania: “Il cavaliere sul cavallo bianco” di Theodor Storm
In Germania, Theodor Storm scrisse la novella Der Schimmelreiter (“Il cavaliere sul cavallo bianco”) nel 1888. La storia narra di Hauke Haien, un ingegnere idraulico che cerca di proteggere la sua comunità dalle inondazioni costruendo dighe innovative. Il suo cavallo bianco diventa simbolo della sua lotta contro le forze della natura e dell’ignoranza umana. Dopo la sua morte tragica, la leggenda narra che il suo spirito continui a cavalcare lungo le dighe durante le tempeste, proteggendo la comunità.
Russia: “Cholstomer” di Lev Tolstoj
Lev Tolstoj, nel racconto Cholstomer (1886), adotta una prospettiva innovativa narrando la storia dal punto di vista di un cavallo. Attraverso gli occhi dell’animale, Tolstoj critica le convenzioni sociali umane, evidenziando l’ipocrisia e l’ingiustizia della società. Il cavallo, simbolo di purezza e innocenza, diventa strumento per una profonda riflessione etica e filosofica.
Spagna: il cavallo nella poesia di Federico García Lorca
In Spagna, Federico García Lorca utilizza frequentemente l’immagine del cavallo nella sua poesia, associandolo a temi di morte, passione e destino. Nel Romancero gitano, il cavallo è spesso presente in contesti tragici, simbolo di forze ineluttabili e misteriose che governano la vita umana. Ad esempio, nel “Romance sonámbulo”, il cavallo appare come elemento onirico e simbolico:
“Verde que te quiero verde.
Verde viento. Verdes ramas.
El barco sobre la mar
y el caballo en la montaña.”
Il cavallo diventa così emblema di un destino ineluttabile e di una passione travolgente.
Tracce nella polvere: il lascito dei cavalli nella letteratura del XIX secolo
Attraverso questi esempi, emerge come il cavallo sia stato una figura poliedrica nella letteratura europea del XIX secolo, assumendo significati che spaziano dalla forza e nobiltà alla sofferenza e trascendenza. La sua presenza riflette le tensioni e le aspirazioni di un’epoca in trasformazione, fungendo da specchio per le inquietudini e le speranze dell’uomo moderno.
Bibliografia
- D’Annunzio, Gabriele. Primo Vere.
- Pascoli, Giovanni. Canti di Castelvecchio.
- Negri, Ada. Fatalità.
- Byron, Lord. Mazeppa.
- Storm, Theodor. Der Schimmelreiter.
- Tolstoj, Lev. Cholstomer.
- García Lorca, Federico. Romancero gitano.
Alessia Niccolucci
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