Il cavallo nei sogni: archetipo di istinto e trasformazione nella psiche antica e moderna

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cavallo nei sogni

L’apparizione del cavallo nei sogni: una soglia antica

Sognare un cavallo non è mai un atto neutro. È un’esperienza visiva e corporea, talvolta euforica, talvolta inquieta, che ci trascina nelle profondità del nostro mondo interiore.

Da millenni, il cavallo rappresenta nell’immaginario collettivo la sintesi perfetta tra forza e grazia, istinto e obbedienza, slancio e contenimento. Quando appare in sogno, è come se la psiche volesse parlare una lingua più arcaica, animale, preverbale. Il cavallo non spiega: irrompe.

Nel sogno, egli è messaggero di ciò che si agita sotto la soglia della coscienza. Può condurci verso il desiderio o verso la paura, verso il passato o l’ignoto. Per la psicanalisi e per le grandi religioni antiche, l’immagine del cavallo porta con sé una tensione sacra. È corpo in corsa e simbolo in trasformazione.

Il cavallo nei sogni del mondo antico

Mito, religione e cosmologia

Nel mondo antico, il cavallo non era semplicemente un animale, ma una figura cosmologica, politica e spirituale. Ogni sua apparizione nei sogni era letta come un segnale, un presagio, un messaggio proveniente dagli dèi o dal destino. L’onironauta antico non “interpretava” il cavallo, lo ascoltava.

Nella tradizione vedica indiana, il cavallo era simbolo dell’energia cosmica, incarnazione del fuoco sacro e della sovranità regale. Il rito dell’Ashvamedha, che prevedeva il sacrificio di un cavallo bianco, sanciva il dominio cosmico del re e segnava un rinnovamento dell’ordine universale. Il cavallo, figlio del Sole, era la corsa del tempo stesso, l’impulso eterno della vita.

Nel pensiero greco, il cavallo assume contorni ancora più complessi. Nel Fedro, Platone descrive l’anima come una biga alata guidata da due cavalli: uno bianco e nobile, l’altro nero e passionale. La psiche è costretta a mantenere l’equilibrio tra queste due forze. Il cavallo, nel sogno, diventa allora una metafora vivente della tensione tra ragione e istinto, tra aspirazione e desiderio.

Il mito di Pegaso aggiunge un’altra dimensione: cavallo nato dal sangue della Medusa, dotato di ali, è simbolo di ascesa spirituale e ispirazione poetica. Sognarlo significa spesso essere attraversati da una forza creativa o dalla necessità di sublimare una ferita.

In Egitto, i cavalli trainano i carri del faraone, sono simboli del Sole e della vittoria. Appaiono nei papiri onirici come segni di rinnovamento, oppure come annunciatori della morte e del cambiamento.

Nella cultura biblica e cristiana, il cavallo è ambivalente: forza guerriera e giudizio divino. I cavalieri dell’Apocalisse, ciascuno su un cavallo di colore diverso, incarnano le forze primordiali che dominano il destino umano: guerra, carestia, morte, giustizia. Sognare uno di questi cavalli equivale a confrontarsi con la fine, con il ciclo cosmico che si chiude e si riapre.

Infine, nelle cosmologie nordiche, Sleipnir, il cavallo a otto zampe di Odino, rappresenta il passaggio tra i mondi. La sua corsa è un atto di trasgressione delle leggi della realtà: porta il dio tra i vivi e i morti, tra cielo e inferi. In sogno, Sleipnir è figura iniziatica: chi lo cavalca è pronto ad attraversare l’ignoto.

Il cavallo e la psicanalisi moderna

Freud, Jung e la dialettica dell’istinto

Con Freud, il cavallo onirico entra nella modernità. Nel caso clinico del piccolo Hans, un bambino sviluppa una fobia per i cavalli che Freud interpreta come spostamento del conflitto edipico. Il cavallo, potente e minaccioso, rappresenta il padre, temuto e desiderato.

Il sogno di Hans non è semplice paura animale: è la manifestazione simbolica di un desiderio rimosso, di una tensione interna tra pulsione e divieto. Freud attribuisce al cavallo un forte valore simbolico legato agli impulsi primari dell’essere umano. Nei sogni, la sua immagine può evocare desideri profondi, istinti incontrollati o tensioni interiori legate alla sfera più viscerale della psiche. Sognarlo significa spesso incontrare le proprie paure represse, le pulsioni che la coscienza ha allontanato. Il cavallo può così diventare una maschera del desiderio o dell’angoscia.

Jung, invece, sposta la lettura su un piano simbolico e collettivo. Per lui il cavallo è un archetipo, una forma dell’inconscio che attraversa la storia dell’umanità. Egli incarna la libido in senso ampio: energia vitale, desiderio di libertà, forza dell’inconscio.

Nei sogni, il cavallo compare nei momenti di passaggio: crisi adolescenziali, trasformazioni interiori, lutti, malattie. È la parte istintuale della psiche che prende forma per guidare, sfidare, spaventare. Per Jung, il cavallo non è solo pulsione da contenere: è una potenza da integrare. Cavalcarlo in sogno può significare acquisire padronanza di sé, ma anche lasciarsi condurre da una forza più profonda.

Il cavallo nei sogni femminili

Marie-Louise von Franz e l’immaginario dell’Animus

Nei sogni delle donne, il cavallo assume connotazioni specifiche. Marie-Louise von Franz, collaboratrice di Jung, osserva che spesso esso rappresenta l’Animus, ovvero l’archetipo maschile interno alla psiche femminile. Questo Animus può apparire come un cavallo che accompagna, protegge, ma a volte ostacola o domina. Sognare un cavallo può essere, per una donna, il segnale che la sua parte attiva e razionale chiede ascolto, oppure che sta emergendo un conflitto con il proprio potere personale.

Quando il cavallo è ferito, ribelle o irraggiungibile, il sogno racconta una difficoltà nel dialogo interiore. Quando il cavallo si presenta come figura stabile, centrata o orientata alla guida, il sogno riflette una dinamica psichica in cui l’Io ha avviato un processo di integrazione con le funzioni dell’Animus, segnando una maggiore coesione tra le componenti consce e inconsce della personalità.

Il cavallo come immagine viva e autonoma

James Hillman e la poetica del sogno

James Hillman, psicologo analista junghiano, propone un approccio diverso: per lui i sogni non devono essere interpretati come messaggi cifrati, ma abitati come luoghi immaginativi. Il cavallo nei sogni non è un segno, ma un essere.

Non chiede di essere tradotto, ma osservato. Secondo Hillman, il cavallo onirico è epifania, presenza mitica, verità del profondo che si fa immagine. Esso non è riducibile a spiegazioni psicologiche, perché vive nella dimensione poetica della psiche. Cavalcarlo, temerlo, osservarlo è già un atto trasformativo. Il sogno è teatro dell’anima, e il cavallo uno dei suoi attori principali.

Il cavaliere inesistente e il cavallo che resta

Sognare un cavallo non è mai un dettaglio. È l’inconscio che si muove, che ci mostra qualcosa che non abbiamo ancora saputo dire. Il cavallo nei sogni non parla: si fa vedere, si fa sentire. Corre, ci guarda, ci porta altrove. È istinto, ma anche confine. È la parte viva che resiste al controllo. Per la psicanalisi, è il simbolo di una forza che va riconosciuta, non domata. Di una libertà interna che chiede ascolto. Che siamo noi a sognarlo, o lui a sognare noi, poco importa. Ogni volta che appare, ci ricorda chi siamo sotto la superficie. E cosa potremmo diventare, se solo smettessimo di trattenerci.

Alessia Niccolucci

Bibliografia

  • Freud, S. (1899). Die Traumdeutung (L’interpretazione dei sogni). Wien: Franz Deuticke.
  • Freud, S. (1909). Analyse der Phobie eines fünfjährigen Knaben (Il caso del piccolo Hans). In Gesammelte Werke.
  • Jung, C.G. (1912). Symbole der Wandlung (Simboli della trasformazione). Zurich: Rascher.
  • Jung, C.G. (1964). Man and His Symbols (L’uomo e i suoi simboli). London: Aldus Books.
  • Jung, C.G. (1959). The Archetypes and the Collective Unconscious. Princeton University Press.
  • von Franz, M.-L. (1980). Il mondo dei sogni. Milano: Red Edizioni.
  • Hillman, J. (1979). Il sogno e il mondo infero. Milano: Adelphi.
  • Platone. Fedro, trad. italiana a cura di M. Valgimigli, Laterza, Roma-Bari.
  • Campbell, J. (1949). The Hero with a Thousand Faces (L’eroe dai mille volti). Princeton University Press.

© Riproduzione riservata.

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