L’intervista di HSJ al “Cavaliere del Sole”: Yuri Mansur si racconta

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Yuri Mansur e Vitiki photo provided by Yuri Mansur

Il percorso di un’icona nel mondo del salto ostacoli

Gli inizi: il cavallo, un fulmine a ciel sereno

Negi ultimi decenni, poche sono state le giacche colorate apparse sui campi gara internazionali, ma una di quelle che proprio non si può ignorare è quella di Yuri Mansur. Quando la giacca gialla entra in arena, non ci sono dubbi: Yuri è lì. Il trentenne si distingue non solo per il suo look, ma anche per la sua carriera e la sua storia, quella di un adolescente che ha realizzato il suo sogno, indossare i colori del suo paese al più alto livello.

Nato il 24 maggio 1979 a San Paolo, nel sud-est del Brasile, Yuri Mansur Guerios, non proviene da una famiglia legata ai cavalli… ma la sua lo sarà certamente nelle generazioni a venire. Dopo il divorzio dei suoi genitori, Yuri si allontana dal suo sogno, ma approfitta di ogni opportunità per praticare l’equitazione, specialmente durante le vacanze. Dagli 8 ai 13 anni, deve prendersi una pausa dai cavalli. “Avevamo poco denaro e vivevamo a San Paolo,” dice. Poi, a 13 anni, all’angolo di una strada, legge un piccolo annuncio: un allevatore di cavalli da passeggio vende puledri. In Brasile, non ci sono tanti centri ippici come in Europa, si contano solo tre o quattro grandi scuderie nel territorio. Yuri sceglie il più economico, inizia con il suo cavallo di 3 anni e prende la sua prima vera lezione di equitazione. Un vero e proprio fulmine a ciel sereno: Yuri non è mai stato bravo in altri sport, calcio, karate e altri che ha provato, ma a cavallo, si è subito sentito a suo agio. Passa tutte le sue ore libere in sella e capisce rapidamente che vuole diventare un cavaliere professionista.

Questa sua propensione non era molto apprezzata dalla sua famiglia, molto impegnata nell’insegnamento, ma quando si trova costretto a lasciare l’Università per mancanza di mezzi economici, coglie subito l’occasione per entrare ufficialmente nel mondo dei cavalli ed immergersi in questo mondo. Durante il suo primo soggiorno in Europa, Yuri si trova di fronte ad un’offerta che non poteva rifiutare: un posto in Belgio, presso le scuderie di Yves Villain, a soli 18 anni.

Yuri impara molto da Yves, anche ne lavoro dei giovani cavalli, Yuri però sogna lo sport di alto livello e da qui inizia la sua scalata verso il successo.

L’intervista a Yuri Mansur di horseshowjumping.tv

– Puoi condividere il tuo percorso nel mondo del salto ostacoli? Cosa ti ha portato a scegliere questo sport e perché hai scelto il salto ostacoli in particolare? Hai sempre saputo che questa sarebbe stata la tua disciplina?

Ho iniziato molto tardi, ad essere onesti. Ho iniziato a montare quando avevo 14 anni, in un hotel/fattoria in una piccola città vicino a San Paolo, in Brasile. Ho partecioato alla mia prima categoria da 1.30 m quando avevo 18 anni. In quel periodo, avevo un istruttore di dressage, il suo nome è Micka. Non avevo soldi e lei mi ha aiutato nello sport e anche dal punto di vista personale, nella vita. Mi ha insegnato molto su come lavorare con un cavallo e come ascoltare il loro linguaggio del corpo. Dicono che, nella vita, hai molti “angeli” nel tuo cammino, giusto? Persone che ti guidano e che ti aiutano a costruire chi sei. E posso dirti che lei è stata sicuramente il mio primo “angelo”. Lei mi ha reso il cavaliere che sono oggi. Ciò nonsotante, non ho mai avuto alcun interesse per il dressage, il mio focus è sempre stato il salto. In Brasile non ho poi avuto molto contatto con altre discipline, quindi… salto ostacoli è!

Il legame con il cavallo e la figura del groom

– Quanto consideri fondamentale il legame tra cavaliere e cavallo? Per la tua esperienza, è possibile ottenere grandi risultati con un cavallo con cui non sei ancora riuscito a creare un feeling particolare, o è necessaria quella connessione invisibile tra cavaliere e cavallo per avere successo?

Dal mio punto di vista, ci sono due tipi di legame con i cavalli, ed entrambi sono ugualmente molto importanti nello sport di alto livello. C’è un legame quotidiano, quindi significa che conosci il tuo cavallo sotto ogni punto di vista: come ama mangiare il fieno, per esempio, se mangia veloce, che tipo di ferri è meglio che abbia, se si sveglia sporco ecc. Questo legame lo creano soprattutto molti groom, e senza questa connessione, questa conoscenza, si rischia spesso di trascurare dettagli che possono sembrare piccoli… insignificanti, ma talmente piccoli che fanno la differenza tra il perdere e il vincere. I groom contribuiscono alla vittoria tanto quanto il cavaliere. Senza il loro lavoro, nulla sarebbe possibile.” ci ha detto Yuri

L’altro legame è quello tra cavaliere e cavallo. La maggior parte dei cavalieri, e io stesso posso includermi in questo gruppo, ha questa sottile connessione con il proprio cavallo. Anche solo guardandolo sanno capire come sta e il suo stato d’animo, se è stressato, se è eccitato o se è stanco. Il cavaliere poi conosce benissimo la lunghezza delle falcate del suo cavallo, quale imboccatura è meglio usare per farlo sentire più a suo agio, da quale lato gira meglio, qual è la reazione quando si accorcia la martingala. Oltre agli approcci tecnici, il vero uomo di cavalli sa anche quali mangimi/supplementi devono essere dati, quali ferri sono più adatti alle esigenze del suo cavallo, come è i suo stato di salute generale e così via.


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Essere un cavaliere non vuol dire solo montare a cavallo. È tutto: il prima, il durante e il dopo. E ciascuno di quei passaggi è ugualmente importante per ottenere un buon risultato.

— Yuri Mansur

– Con quale tipo di cavallo ti trovi meglio? Ci sono personalità o caratteristiche specifiche in un cavallo che si allineano meglio con il tuo stile e il tuo approccio?

“I cavalli con molto sangue sono i miei preferiti. Non sono un cavaliere che usa molto la gamba, e ho sempre trovato più facile calmare un cavallo piuttosto che svegliarlo.

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Vittoria per Yuri Mansur e Miss Blue-Saint Blue Farm nel GP del CSI5* 1.60 m CHIO Aachen (c) Luis Ruas Photography – Photo provided by Yuri Mansur

Vitiki, Qh Alfons Santo Antonio e Miss Blue: dai cavalli del cuore alle Olimpiadi

– Sicuramente Vitiki è ed è stato un cavallo fondamentale per la tua carriera, credi che sia quel cavallo che si trova una volta sola nella vita?

Con lui ho partecipato a moltissime competizioni. Sono arrivato quarto nella Finale di Coppa del Mondo ad Omaha nel 2023, è un peccato aver mancato il podio per un pelo, ma essere lì con lui è stato incredibile. Ancora mi vengono i brividi. La maggior parte delle persone conosce Vitiki e la sua storia. Questo è sicuramente un cavallo da una volta nella vita non solo per quello che abbiamo fatto insieme, ma perché siamo veramente legati. In qualche modo il suo benessere è legato al mio e viceversa. Se Vitiki non sta bene, io non sto bene. Mi ha insegnato così tanto su come essere un uomo di cavalli, ma anche su come essere una persona migliore, su come lottare per i miei e i nostri sogni, non importa cosa si sogni di preciso. Con lui tutto è possibile, devi solo crederci e dare il tuo cuore. Vitiki è la mia ispirazione, e lo è anche per tutta la mia famiglia.

– Hai ottenuto grandi risultati anche con Qh Alfons Santo Antonio, partecipando persino alle Olimpiadi di Tokyo 2021. Puoi condividere la sua storia o un momento memorabile che che ti lega a lui?

“Alfons è un cavallo speciale anche lui. Mi ha pelrmesso di partecipare alle mie prime Olimpiadi, il mio primo grande risultato in una gara mondiale e mi ha insegnato molto. Sembra un cavallo “facile”, ma non lo è affatto. È un cavallo molto testardo, gli piace tutto a modo suo e all’inizio, per trovare una connessione con lui, sono tornato davvero alle basi. È l’unico cavallo che lavoro senza morso, ad esempio. È stato difficile scoprire che questo lo infastidiva, ma… me l’ha fatto capire. Con Alfons condivido davvero molti momenti, i percorsi ad Aachen, a Tokyo e ai World Equestrian Games.

A Tokyo ero l’unico cavaliere di tutto il continente americano ad andare alle finali individuali. Questo è stato un grande risultato per me e per la mia carriera. La squadra brasiliana è arrivata 6ª alle scorse Olimpiadi e il nostro team ha lavorato sodo per questo risultato. È stata un’emozione incredibile. Anche senza pubblico, l’energia di un’olimpiade è veramente notevole” ci ha detto Yuri, parlando dei Giochi di Tokyo. L’evento, lo ricordiamo, era in programma per il 2020 e poi rimandato al 2021 per via della pandemia mondiale e, per la stessa ragione, era andato in scena senza la presenza del pubblico.

– Tra i tuoi numerosi successi, quale vittoria porti particolarmente nel cuore?

Ah, ce ne sono molte… Con Vitiki, qualsiasi risultato è incredibile. Ma sicuramente, il 4° posto nella Finale della Coppa del Mondo e la prima volta che ha vinto una categoria da 1.45m a Wellington, è stato uno spettacolo incredibile, il primo rientro di Vitiki dopo l’infortunio. Anche il secondo posto nel Grand Prix di La Baule… in quel giorno tutti erano in lacrime. Con Alfons, sicuramente le Olimpiadi e i Giochi Mondiali di Herning. E con Miss Blue, vincere il Gran Premio turco ad Aachen mi toglie ancora il fiato. È stato il termine di una storia incredibile e lei è incredibile.”

– Il Brasile ha ottenuto la qualificazione olimpica nell’ottobre 2023 alla Finale della Coppa delle Nazioni FEI a Barcellona. Quanto sei orgoglioso di questo risultato e quali sono le tue aspettative per le prossime Olimpiadi?

Sì, la nostra squadra ha fatto un ottimo lavoro a Barcellona. Sono stati molto freddi, riuscendo a contrastare una grande pressione e hanno ottenuto ciò che volevano. Sono molto orgoglioso di loro. Mancano ancora 140 giorni alle Olimpiadi, molto deve ancora accadere, e stiamo tutti lavorando duramente per arrivarci. È un breve periodo, ma la strada è molto lunga.”

La gestione delle emozioni, una difficoltà anche per i più grandi cavalieri

– Nonostante le vittorie e i traguardi raggiunti, ogni cavaliere affronta dei momenti di difficoltà nella propria carriera. Ci sono dei momenti in cui la tua sicurezza ha vacillato? Puoi condividere un momento della tua carriera che è stato difficile da superare, anche della tua carriera giovanile? Come hai superato quel momento e cosa pensi sia utile per gestire le emozioni prima di una competizione?

Beh, sicuramente dopo l’incidente di Vitiki, i mesi successivi sono stati molto difficili. Ho quasi smesso di andare a cavallo. Il mio team e la mia famiglia mi hanno fatto continuare, ma in quel momento, non vedevo alcun motivo per farlo. Credo che anni fa, quando ero più giovane, imparare e affrontare nuove sfide ogni giorno, affrontare i miei errori fosse più difficile. Oggi, con esperienza e maturità, cerco soluzioni per i miei errori e cerco sempre di vedere il lato positivo. Non solo a cavallo, ma anche nella vita.


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Sono il tipo di persona che non si sofferma mai sui limiti, ma che li attraversa sempre. Migliorare è il mio motto.”

— Yuri Mansur

– Che consiglio daresti a tutti quei giovani atleti che vogliono perseguire il loro sogno ed approcciarsi al mondo del Salto Ostacoli a livello professionale?

Il mio consiglio è di non arrendersi. Per niente al mondo e in nessun contesto. Nella vita, nello sport, a scuola… Impariamo dai nostri errori e questo ci rende migliori. Continuate a cercare fino a trovare la vostra strada.”

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Brasilian Team World Equestrian Festival CHIO Aachen (c) Luis Ruas Photography – Photo provided by Yuri Mansur

Ma perchè il giallo?

– Un’ultima domanda sulla tua iconica giacca gialla: è diventata il tuo simbolo ormai. Puoi del suo significato?

Quando ero più piccolo, ho sempre creduto che la squadra brasiliana di equitazione avesse dovuto indossare il giallo, come i calciatori. E più tardi nella vita, ho avuto alcuni disaccordi con alcuni lavoratori e il mio team si è diviso. Volevo mandare un messaggio ai miei clienti che non eravamo più insieme, qualcosa che tutti potessero vedere da lontano. Dividere chi ero io e chi erano le persone che lavoravano con me prima. E in quel momento, le mei idee dell’infanzia sono riaffiorate e, alla fime… Ho fatto la squadra gialla, con la giacca gialla. E da allora (vi parlo del 2009 più o meno) non me la sono mai più tolta. È diventata parte di me.”

Il percorso di Yuri Mansur nel mondo dell’equitazione è un’ulteriore testimonianza del fatto che con passione e determinazione sia possibile raggiungere il successo. Grazie al suo impegno, il cavaliere brasiliano ha raggiunto traguardi straordinari, dimostrando che, se ci credi davvero, tutto è possibile.

La sua storia ispiratrice e il suo rapporto unico con i suoi cavalli hanno fatto di lui un’icona nel mondo del salto ostacoli ed oggi Yuri Mansur continua a ispirare e a motivare gli altri a perseguire i propri sogni, nonostante le sfide che possano incontrare lungo il cammino.

La sua giacca gialla è diventato il simbolo del suo spirito indomito e della sua determinazione, rappresentando il suo legame indissolubile con il Brasile e il suo costante impegno nel raggiungere l’eccellenza nel salto ostacoli. Yuri Mansur è molto più di un cavaliere di successo; è un modello di ispirazione per tutti coloro che aspirano a realizzare i propri sogni.

A. Ceserani

Photos provided by Yuri Mansur (c) Luis Ruas Photography

© Riproduzione riservata.

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