«Il cavaliere è la chiave del cavallo» – Un’intervista con Daniela Rahn

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Quando Daniela Rahn parla di cavalli, si percepisce immediatamente il legame profondo che la accompagna fin dall’infanzia. «Ho ricevuto il mio primo pony a quattro anni – e da allora i cavalli non mi hanno mai più lasciata», ricorda. C’è una magia tra lei e questi animali che ancora oggi non riesce a spiegare del tutto: «Sono incredibilmente empatici e bellissimi; essere in connessione con loro per me è un dono».

Da bambina, nulla le dava più gioia che galoppare nei campi con il suo pony, sentire la sua vicinanza e crescere nel suo mondo. Quel senso di leggerezza, di pazienza e di bontà che i cavalli emanano l’accompagna ancora oggi.

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Dalla dressage alla biomeccanica

Per molti anni Rahn ha avuto grande successo nella dressage, formando cavalli di diversi livelli e lavorando a stretto contatto con rinomati istruttori come Jonny Hilberath. Ma un episodio cruciale l’ha portata a immergersi più profondamente nella biomeccanica e nel rapporto tra cavallo e cavaliere.

Racconta di un cavallo che le fu affidato per essere preparato alla vendita: «Questo cavallo era in vendita da sette anni, nessuno lo voleva e io ero la sua ultima possibilità.» Nonostante competenza, sensibilità e dedizione, non riusciva a raggiungerlo. «Gli anni di pressione a cui era stato sottoposto avevano lasciato profonde cicatrici. Ma non volevo arrendermi.»

Quella sfida segnò l’inizio di una lunga ricerca. Rahn collaborò con veterinari e fisioterapisti, studiò testi specializzati, filmò e analizzò le proprie sedute, sperimentò e si confrontò con trainer esperti. «Senza questo cavallo, non mi sarei mai immersa così tanto nella biomeccanica, nella psiche dei cavalli e nella posizione del cavaliere», afferma oggi.

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L’armonia al centro

Il cuore del suo lavoro è l’armonia tra cavallo e cavaliere. «Per me, armonia significa che cavaliere e cavallo si trovino in sintonia – fisicamente, mentalmente ed emotivamente. L’armonia nasce quando il cavaliere siede correttamente, comprende il cavallo, risponde a lui e porta calma, chiarezza e sensibilità. Solo allora il cavallo può esprimere il suo potenziale, restare in salute e lavorare con piacere.»

Rahn unisce la sua esperienza equestre alla formazione da ingegnere, applicando la conoscenza di strutture, forze e leve al suo insegnamento. «Se il cavaliere non siede correttamente, il cavallo non può lavorare bene né al passo, né al trotto, né al galoppo, né nelle figure, nei movimenti o nei salti. Per me non c’è altra via: il cavaliere è il maggiore fattore di influenza sul cavallo, ed è proprio lì che bisogna iniziare la correzione.»

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Il cavaliere come chiave

Il suo metodo didattico si distingue nettamente dall’insegnamento tradizionale. «Per me l’addestramento convenzionale è spesso come il gioco del telefono senza fili: l’istruttore sta in un angolo, dà ordini, e il cavaliere prova a eseguirli – senza davvero capire come funziona il proprio corpo o quali conseguenze abbia la sua postura sul cavallo.»

Rahn, invece, lavora a stretto contatto con ciascun cavaliere. Analizza postura, tono muscolare, equilibrio e mobilità, osserva le compensazioni del cavallo, filma le sessioni e discute tutto nel dettaglio. «Mi prendo il tempo per ogni singolo cavaliere. Entro nella sua storia, nelle sue condizioni fisiche e nella sua percezione. Solo così può nascere un vero cambiamento.»

I risultati sono spesso sorprendenti – ed emozionanti. «Molti cavalieri restano inizialmente scioccati nel vedere quanto i loro schemi posturali individuali influenzino il cavallo. Ma allo stesso tempo provano sollievo quando capiscono: ‘Non dipende solo dal cavallo – dipende da me, e io posso cambiare.’» Non di rado, racconta, scorrono lacrime di gioia.

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Cambiamenti immediati nel cavallo

Uno degli aspetti più affascinanti del suo lavoro è la rapidità con cui i cavalli reagiscono. «I cavalli cambiano subito il loro movimento. Diventano più rilassati, più sciolti, più regolari – le tensioni spariscono, la flessibilità migliora e improvvisamente appaiono soddisfatti e radiosi.»

Anche piccole correzioni nella posizione del cavaliere possono produrre enormi differenze. La trasformazione è visibile già nella prima lezione. «Riporto spesso il cavaliere intenzionalmente nel suo vecchio schema posturale. Nel giro di pochi secondi il cavallo mostra compensazioni, si blocca o appare a disagio. Poi, tornando al nuovo assetto corretto, il cavaliere sente immediatamente la differenza – il cavallo è più libero, più sciolto, più armonioso.»

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Storie di successo

Per Rahn, ogni cavaliere disposto a cambiare rappresenta una storia di successo. «Molte persone vengono da me perché sono la loro ‘ultima risorsa’», racconta. Alcuni portano cavalli che sembrano zoppicare sotto la sella ma non alla longe. Altri sono cavalieri vicini a vendere il proprio cavallo per frustrazione. Anche professionisti si rivolgono a lei quando restano bloccati su determinati esercizi.

Gli effetti possono essere straordinari. Ricorda un cavaliere di dressage con difficoltà in piaffe e passage: dopo soli due giorni di allenamento, presentò le migliori esecuzioni della sua carriera ai Campionati Mondiali della settimana successiva. Anche i saltatori notano miglioramenti immediati: ritmo più chiaro, avvicinamenti più fluidi, maggiore qualità nel salto e persino tempi ridotti in gara.

Ma per Rahn i cambiamenti silenziosi e duraturi contano di più: «Quando un cavaliere percepisce miglioramenti profondi già dopo una sola sessione, diventa più consapevole del proprio corpo e passo dopo passo sviluppa una nuova sensibilità – queste sono le mie più grandi storie di successo. Il successo non significa solo risultati sportivi. Successo è quando cavallo e cavaliere trovano insieme leggerezza, gioia e armonia. E il successo più grande di tutti è quando il cavaliere capisce: lui stesso è la chiave del suo cavallo.»

Valentina Sozzi – Ph Courtsey of Daniela Rahn

© Riproduzione riservata.

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