Dal punto di vista dei Groom

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Katrin Eckermann with her groom

Oltre a passione, dedizione e amore per i cavalli c’è molto di più

Essere groom significa avere passione per i cavalli, dedizione al lavoro e ottime skills su pulizia e gestione del cavallo. Ma in realtà questi però sono solo alcuni degli ingredienti principali che costituiscono un groom professionista, figura fondamentale e polivalente nel mondo equestre.

Purtroppo però nell’immaginario collettivo c’è ancora molta confusione circa le sue mansioni e responsabilità, e  viene spesso visto come un addetto ai lavori che opera all’ombra di grandi cavalli e cavalieri. Ma la realtà è ben diversa: dietro ad ogni grande cavaliere, c’è sempre un grande groom.

Gilles Thomas si prepara ad entrare in campo per la GCL di Madrid accompagnato dalla sua groom
Gilles Thomas si prepara ad entrare in campo per la GCL di Madrid accompagnato dalla sua groom (c) Mackenzie Clark

Per comprendere veramente cosa significa esserlo, occorre sfatare il “luogo comune” che vede i groom dedicati solamente alla preparazione e pulizia di box e cavalli. È innanzitutto un operatore del settore equestre molto preparato dedito al benessere di questi animali (atleti e non), a 360°. Gestisce quindi tutto ciò che sta attorno al cavallo, e vien da sé dedurre che risiedano nella sua figura molte responsabilità e competenze.

Ci siamo confrontati su questa tematica con due giovani donne show groomers con esperienza in concorsi di fama mondiale e internazionale: Eleonora Pellegrini e Francesca Garavelli ci hanno aiutato a capire com’è realmente la vita di un groom, quali sono le competenzeche lo contraddistinguono e su che valori si basa questo mestiere.

Cosa fa un groom a casa e come opera in veste di showgroom durante le competizioni

Una prerogativa fondamentale di questo lavoro è sicuramente alzarsi presto la mattina: fin dalle prime ore della giornata ci si dedica ai cavalli, partendo dalla loro nutrizione, e procedendo con la pulizia di box e paddock.

Sebbene si lavori “nello sporco” tra terra, erba, fieno e paglia, tutto deve essere fatto con ordine e precisione. Ogni cavallo ha un suo programma ben definito, si devono quindi organizzare quante uscite dal box si faranno durante il giorno e il tipo di lavoro più adatto alle sue esigenze.

Non ci si occupa solo delle attività di grooming, ma anche di garantire loro momenti di relax al prato, montarli e girarli alla corda. Perciò il groom si rivela come un vero personal trainer dei cavalli, che cura nel dettaglio allenamenti, piano nutrizionale e attenzioni necessarie.

Di fondamentale importanza è conoscere ogni terapia prevista e mantenere i contatti con tutti i professionisti del settore: fisioterapisti, maniscalchi, veterinari, e così via. Durante le competizioni, il tutto viene programmato in funzione degli orari delle gare, come racconta Eleonora: “In gara le ore di lavoro aumentano, perché tutto dipende dalle tempistiche del viaggio e gli orari delle competizioni che i binomi devono affrontare. Sei tu come groom a decidere quando iniziare e come gestire la giornata”.

Conta molto il fatto che essendo in concorso si respira aria di competizione e questo aumenta il livello di stress e la rigidità nel seguire il programma dettagliatamente. La preparazione dei finimenti, delle attrezzature necessarie, la pulizia di tutto il corredo di cavallo e cavaliere.

La lista di cose da fare è lunga, e al primo posto vi è l’accertarsi dello stato psico-fisico del binomio: bisogna saper dare tutte le attenzioni possibili ai cavalli e prestare il migliore supporto ai cavalieri.

Si finisce quindi di lavorare spesso più tardi di quando si lavora a casa, ma anche se è vero che la pressione in gara aumenta, la soddisfazione è davvero molto grande: “In gara si vive molta emozione e soprattutto tanto orgoglio. Devi far sì che il cavallo prima e dopo la competizione abbia ricevuto tutte le cure e la preparazione necessarie, e ciò richiede veramente molto lavoro. Ma quando il percorso va bene e il cavallo è riuscito a superarlo nelle migliori condizioni psico-fisiche, il merito è tuo” ci racconta Eleonora.

Eleonora Pellegrini LGCT Paris 2022
Eleonora Pellegrini durante il Vet Check del LGCT di Parigi

Grande dedizione, tanti sacrifici e orari sfidanti

L’amore per questo lavoro viene guidato da una forte passione per i cavalli, e per ogni groom c’è un momento particolare dove sente scoccare la scintilla per questo lavoro.

Si può parlare di una vera e propria vocazione quando ci si trova immersi in una realtà che ci fa sentire completi, appagati e orgogliosi, dove ci si trova a pensare “questo è quello che voglio fare nella vita”. Ed è proprio quello che è successo ad Eleonora e Francesca, durante la loro prima esperienza importante come groom.

Per Francesca Garavelli, attualmente showgroom freelancer con esperienza nell’ambito del salto ostacoli in tutto il mondo, partecipando a competizioni Global, Coppe delle Nazioni e CSI5*, la passione dei cavalli è di casa. Cresce nelle aziende di famiglia dedicate all’allevamento e al training di cavalli purosangue inglese con base sia in Italia che in Irlanda.

L’affinità con il mondo del salto ostacoli arriva dal papà, intraprende il percorso sportivo come amazzone dimostrando talento e dedizione, arrivando a partecipare alla coppa delle nazioni gareggiando per l’Irlanda. Quando inizia a lavorare come flat rider per Giulia Martinengo, inizia avvicinarsi molto a questa professione: trovatasi a Calgary in Canada per la Coppa delle Nazioni al suo primo CSIO5* nel 2017, capisce realmente che essere groom sarebbe stata la sua vita.

E anche per Eleonora, showgroom freelance con partecipazioni in competizioni Global, Coppa delle Nazioni e CSI5*, l’amore per questo lavoro nasce dalla sua intensa passione per i cavalli, che la vede crescere prima come amazzone, partecipando anche a competizioni di salto ostacoli di livello. Ha occasione di viaggiare fin da piccola per vacanze studio dedicate al mondo equestre e crescendo inizia a collaborare con diverse scuderie.

Quando si trova a seguire il Marocco Royal Tour con 12 cavalli in gestione, si rende conto che lo showgrooming sarebbe stata la sua vita: “Vedere i cavalli gestiti da me,  affrontare competizioni di così alto pregio, mi ha fatto rivivere la stessa adrenalina di quando entravo sul campo gara, e ancora adesso è così” e da quel momento intraprende questo lavoro con tanta determinazione, che la porta collaborare in America con campioni del settore come Beat Mandli e Katherine Dinan.

Entrambe sentono quindi scoccare la scintilla per questo lavoro quando approcciano ai primi viaggi a fianco di stimati atleti in competizioni importanti, cercando di osservare e di imparare il più possibile dai professionisti del settore.

Come si diventa un Groom professionista?

Ciò che serve per diventare un buon groom è tanta voglia di crescere e di imparare, facendo esperienza sul campo.

Ad oggi ci sono diversi corsi formativi utili per affinare le proprie conoscenze sulla cura del cavallo, ma non c’è effettivamente un percorso predefinito per diventarlo. Diversi enti nell’ambito equestre, come la FISE o SEF ad esempio, hanno da qualche anno inserito nella loro offerta formativa dei corsi dedicati alla figura di “tecnico di scuderia”, validi per avere una buona base teorica. Ma la voglia di studiare in questo caso non basta.

 “Non c’è un iter di formazione preciso e definito per diventare groom. La tua scuola è l’esperienza sul campo. Serve molta dedizione e tanta passione per i cavalli, è quella alla fine che ti guida e ti fa raggiungere ottimi risultati” racconta Eleonora.

Affermazione che si trova in accordo anche con l’esperienza di Francesca  “La formazione si fa ogni giorno, osservando e studiando le diverse tecniche di lavoro e gestione di cavalieri di alto livello e di groom professionisti. Un requisito fondamentale per imparare più cose possibili è essere curiosi, informarsi e aver voglia di crescere, sempre. Il groom si interfaccia con medici, nutrizionisti, fisioterapisti, maniscalchi, e tante altre figure professionali del settore ed ognuna di queste ha molto da insegnare”

La volontà di mettersi in gioco diventa quindi una facoltà non indifferente per chi vuole intraprendere questo percorso lavorativo. Oltre a conoscere il cavallo, saperlo gestire e preparare correttamente, occorre lavorare molto su se stessi ed essere consapevoli che non si smette mai di imparare.

Francesca Garavelli LGCT Roma
Francesca Garavelli LGCT Roma (c) Sergio Isler

Quali sono quindi gli obiettivi e i valori che contraddistinguono un groom professionista

L’obiettivo primario è il benessere del cavallo, garantirgli qualità di vita, tutelarlo e rispettarlo” Eleonora ci fa riflettere sul fatto che “occorre tener presente che se potesse il cavallo non starebbe lì con noi tutto il tempo, diamogli quindi tanti buoni motivi per supportarci, concedendogli cure, amore e tante attenzioni.

Per essere dei groom serve tanta passione non tanto per il mestiere in sé ma quanto per l’animale stesso” aggiunge Francesca, per evidenziare il fatto che è quindi riduttivo ambire a partecipare al concorso più rinomato e presentare il cavallo al massimo della sua bellezza estetica: lo scopo è quello di seguire e vivere la storia del cavallo.

Curare la sua preparazione psicofisica deve essere l’aspirazione principale, perciò bisogna sempre rimanere focalizzati sui suoi bisogni fondamentali. Sono quelli che alla fine contano, e che si devono conoscere nelle scuderie: cibo, allenamento, manutenzione, cure e terapie.

Di fatto il groom vive la scuderia come nessun altro, e ognuna rappresenta una realtà con ritmi e concetti propri. Una capacitàsulla quale bisogna lavorare è quindi l’adattabilità. Risulta necessario tenere presente che non sempre il modus operandi di una scuderia è identico all’altra, capire il contesto e adattarsi a regole e insegnamenti di stable manager o cavalieri/amazzoni arricchisce la professionalità.

“Le basi del benessere per la gestione del cavallo possono variare da scuderia in scuderia. Bisogna avere molta elasticità mentale per capire che non esiste un metodo assoluto. Ogni sistema è giusto nel modo in cui viene portato avanti con costanza e volto alla salute dell’animale, e quindi va rispettato” spiega Francesca.

Questa professione porta a lavorare con molti cavalli, collaboratori, strumenti e risorse differenti tra loro, e non sempre si hanno a portata di mano tutte le tecnologie o strutture all’avanguardia, o accesso a budget consistenti. Risulta quindi fondamentale sapere come amministrare le risorse disponibili per arrivare all’obiettivo (che è sempre il benessere del cavallo), esaltandone le potenzialità.

Mackenzie Clark groom and rider
Ermitage Kalone, il cavallo di Gilles Thomas, ed Equine America, compagno del grande John Whitaker, si godono il momento con le loro groom dopo la vittoria nella tappa della GCL di Madrid (c) Mackenzie Clark

Per crescere ed imparare nella vita di un groom è fondamentale saper collaborare

Un altro punto sul quale Eleonora e Francesca si trovano in accordo è l’importanza dello spirito collaborativo. Questo aiuta a creare un rapporto di fiducia con chi si lavora, soprattutto con cavalieri e amazzoni. Con loro si viene a creare un forte legame che deve essere basato sulconfronto costante e sulla comunicazione.

Come spiega Francesca “Comunicare è la chiave, sempre. Cerchiamo di essere aperti al dialogo, volenterosi di scambiarsi idee e di sostenersi in orari e gestione del lavoro. L’equitazione viene spesso associata ad uno sport individuale, ma in realtà è un grande lavoro di squadra. Avere una chiara comunicazione aiuta a trovare il giusto match tra groom e cavaliere o amazzone. E saper ascoltare è davvero una qualità da sviluppare: se ad esempio il cavaliere mi parla di una particolare rigidità del cavallo quando viene montato, solo ascoltandolo con attenzione posso capire meglio come gestirlo da terra (o quando capita a me di montarlo) e trovare il modo corretto per curare quella rigidità fisica per farlo stare meglio”

Sfatiamo quindi un altro luogo comune che interpreta il cavaliere come un capo autoritario che dice al groom ciò che deve fare: il corretto rapporto di lavoro si fonda sul rispetto reciproco, e si raggiungono ottimi risultati quando si viene a creare un rapporto quasi di simbiosi, come conferma Eleonora “il cavaliere non può essere tale senza un buon groom al suo fianco, e sa bene che il benessere del cavallo è nelle sue mani. Perciò si instaura un rapporto di fiducia molto forte, che è bello veder crescere e apprezzare nel tempo. Tra cavaliere e groom ci sono i cavalli, ricordiamoci poi che le vere Star sono loro”

Anche il confronto con i colleghi ovviamente è importante. Entrambe ammettono che può esserci un po’ di competizione, ma concordano sul fatto che quando ci si trova in difficoltà, si può contare su cooperazione e assistenza. D’altronde tutti lavorano verso lo stesso preposto, ossia quello di mettere il cavallo nelle migliori condizioni possibili.

Gilles Thomas si prepara ad entrare in campo per la GCL Madrid affiancato dalla sua groom
Gilles Thomas si prepara ad entrare in campo per la GCL Madrid affiancato dalla sua groom (c) Mackenzie Clark

Difatti, quello che si viene a creare tra groom e cavalli è un legame unico, basato sulla fiducia

 “Nessuno conosce bene il cavallo come il groom. Si passa molto tempo stando a stretto contatto con loro ed è importante guadagnarsi la loro fiducia” afferma Eleonora “Sappiamo che non è semplice, e sicuramente la pazienza è un fattore discriminante per instaurare un bel legame con questi animali.

Per conquistare la fiducia dei cavalli è doveroso concedere il tempo necessario per potersi fidare. Il groom è senza dubbio la figura che passa più tempo di vita con loro “alla fine diventano come veri nostri amici” aggiunge Francesca, “sono pronti a dare sempre il massimo, ma sta a noi elevare le loro capacità, capire di cosa hanno bisogno

L’empatia quindi diventa una qualità indispensabile per poter lavorare con questi animali, che vivono di emozioni. Sia a casa che in concorso, il groom è il primo ad accorgersi ogni minimo cambiamento nel cavallo, sia fisicamente che psicologicamente. Si crea un legame molto forte con tutti i cavalli, e alcuni di loro rimangono nel cuore, come ci conferma Eleonora “sì, ogni tanto ci si spezza il cuore quando dobbiamo staccarci da loro, è uno dei rischi del mestiere” ricordando con affetto un cavallo in particolare, Dougie Douglas, un grande campione di talento che ha seguito durante la sua carriera.

Lavorare sotto pressione

Tra gli altri rischi del mestiere vi è però anche lo stress: il  groom vive una vita molto intensa, sia dal punto di vista fisico che psicologico

Oltre ad avere orari sfidanti, sono molti i viaggi e le responsabilità che si devono affrontare. Spesso si guidano van molto grandi su distanze non indifferenti, o si caricano cavalli su voli che possono durare per molto tempo. Bisogna saper pianificare tappe e pause ideali per far riposare i cavalli dati i numerosi spostamenti, perciò la condizione di stanchezza mentale e fisica è ben nota a chi fa questo lavoro.

“Spesso ci si troviamo a dover manovrare dei veri e propri camion, dove si ha la responsabilità di chi viaggia con noi e parliamo di animali, mezzi e strumenti che hanno un valore non indifferente. Gli imprevisti poi sono sempre dietro l’angolo e può capitare quindi di affrontare situazioni di emergenza”

Si cerca sempre di pianificare tutto alla perfezione ma serve avere una buona tempra e avere la mente lucida per saper valutare il momento e reagire nella maniera più sicura ed efficace.Sia a casa che in gara il livello di concentrazione rimane sempre molto alto e non si può abbassare mai la guardia.  Durante le competizioni il pressing aumenta notevolmente e sono molte le situazioni di stress che ci si ritrova ad affrontare.

Essendo una figura cardine tra cavallo e cavaliere, c’è il rischio inoltre per il groom di assorbire lo stress del binomio, che unito alla stanchezza fisica, può creare delle situazioni di sovraffaticamento. È qui che diventa cruciale instaurare una buona collaborazione: è solo creando un rapporto di lavoro solido e cooperativo che si possono affrontare certi momenti.

A Febbraio di quest’anno si è svolto in Belgio l’Equiforum edizione 2024, dove è stato molto incisivo l’intervento di Lucy Katan, fondatrice della British Groom Association & International Groom Association, che ha voluto farsi portavoce dei groom per mettere sul piatto argomenti importanti, tra i quali la mental-health legata a questo lavoro. Come dichiarano entrambe, la pressione psico-fisica a cui si è sottoposti rischia di creare situazioni di overworking. “Si fanno moltissimi viaggi e a volte non si ha nemmeno tempo per respirare. Senza contare che ci si trova davanti a tante rinunce, e avere una vita con degli orari “normali” è quasi impossibile”

C’è da considerare quindi l’aspetto anche di mental-issue per questa professione, attualmente ancora poco indagato ma molto reale: bilanciare vita e lavoro è sicuramente molto impegnativo per un groom, e non sempre si trovano le migliori condizioni per farlo.

Purtroppo è quindi ancora molto diffusa una cultura sbagliata su questo lavoro.

Eleonora Pellegrini Mediterranean Eq. Tour 2024
Foto scattata da Eleonora Pellegrini al Mediterranean Equestrian Tour 2024

Come dichiarano Eleonora e Francesca, non è così inusuale sentirsi giudicati quando, dopo aver intrapreso una carriera sportiva come amazzone o cavaliere, si decide di intraprendere un percorso lavorativo come groom, come se questa ambizione non fosse alla pari con l’aspirazione di voler diventare un cavaliere o amazzone professionista.

Il motivo per il quale questo lavoro non sia ancora concepito correttamente, è questione di cultura e formazione: “Il problema di questa errata concezione parte dalla base” come spiega Eleonora, “fin dai i primi approcci al mondo dell’ equitazione manca un’adeguata formazione riguardo al benessere del cavallo e a chi se ne prende cura. Dobbiamo iniziare fin da bambini ad imparare tutte quelle accortezze che fanno la differenza. E chi insegna, deve cercare di sviluppare un senso di responsabilità agli allievi e soprattutto di rispetto per l’animale e per tutti quelli che lavorano in scuderia

Con l’obiettivo di aiutare a diffondere una cultura più corretta, Eleonora fonda Showgroom School, scuola di formazione accessibile per tutti quelli che vorrebbero conoscere veramente la realtà del groom e che ne vorrebbero fare il loro mestiere.

 “Durante una delle mie prime esperienze all’estero, mi sono trovata nella realtà di un evento molto prestigioso, in mezzo all’élite del mondo equestre. Mi sono resa conto che mi mancavano insegnamenti di base importanti, che ho dovuto apprendere molto velocemente sul campo. Non vorrei che nessuno si trovasse in quella mia stessa situazione, ecco perchè ho fondato la mia scuola con l’obiettivo di diffondere una cultura equestre corretta, completa e condivisa”.

Sfatare luoghi comuni attorno a questa professione sta diventando un obiettivo per chi opera nel settore equestre. È scorretto ormai pensare che i groom siano personaggi dediti a stare dietro le quinte, la loro figura è più paragonabile a quella di capaci ed importanti co-protagonisti della scena equestre.

Iniziano ad esserci però piccoli passi avanti che, anche se non fatti in maniera repentina, portano ad importanti cambiamenti. La stessa FEI si è preposta per celebrare questa  professione, istituendo da qualche anno i Best Groom Awards, e dal 2022 riconosce ufficialmente il ruolo di questa categoria professionale all’interno della federazione, a seguito di una collaborazione con l’International Groom Association.

Questi sono esempi di alcuni primi step intrapresi verso la volontà nel diffondere una cultura del lavoro del groom più adeguata, necessaria per salvaguardare questa professione, senza la quale non si potrebbe andare avanti nel settore equestre.

Roberta Guatteo

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