Veterinaria: Terapie rigenerative più comuni in medicina equina

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Quando si parla di medicina rigenerativa, si fa riferimento ad una branca della medicina convenzionalmente nata negli anni ’90, ma che in realtà vede il suo inizio molti anni prima: nel 1894, anno in cui lo scienziato Jacob Keller intuì per la prima volta il potenziale rigenerativo delle cellule, ovvero la loro capacità di riprodursi e auto-ripararsi.
La scienza, ma anche un po’ arte, della medicina rigenerativa si pone l’obiettivo di stimolare l’auto-guarigione di tessuti ed organi danneggiati a causa di traumi di varia natura, malattie e/o patologie ereditarie, attraverso l’impiego di tecniche di ingegneria tissutale e terapie cellulari.
La spinta allo sviluppo di queste nuove terapie è stata la necessità di ottenere un tessuto in via di guarigione che assomigliasse il più possibile al tessuto nativo, in quanto è risaputo che il tessuto cicatriziale che si genera tipicamente dopo una lesione, risulti essere più debole e strutturalmente disorganizzato.
L’obiettivo ultimo, dunque, è quello di consentire il ripristino della normale funzione e struttura del tessuto/organo riducendo al minimo il rischio di future lesioni.
Componenti essenziati per aiutare un tessuto ad auto-rigenerarsi sono: la presenza di una “impalcatura“ su cui il tessuto stesso possa rigenerarsi, cellule tessuto-specifiche e che fungano da segnali bioattivi nei processi infiammatori coinvolti durante la riparazione tissutale. Una terapia specifica può comprendere alcuni o tutte queste componenti.
Ad oggi, le tre modalità rigenerative comunemente usate nella medicina equina e prese maggiormente in considerazione da veterinari e proprietari di cavalli risultano essere:
– L’utilizzo di plasma ricco di piastrine (PRP)
– L’impiego di Siero autologo condizionato (ACS)
– Il ricorso a terapia con cellule staminali (SCT)


UTILIZZO DI PLASMA RICCO DI PIASTRINE – PRP

Prevede inizialmente la raccolta di sangue di un cavaallo e la sua succesiva elabozione in laboratorio utilizzando un sistema di centrifugazione in grado di isolare le componenti corpuscolari del sangue, quali cellule (Globuli bianchi e globuli rossi) e piastrine.
Il veterinario va poi ad applicare il concentrato piastrinico direttamente nel cavallo. Una volta in situ, i granuli contenuti all’interno delle piastrine vanno a rilasciare una serie di fattori di crescita che servono a facilitare e modulare il processo di guarigione in quanto sono in grado di stimolare le cellule presenti nella zona lesionata a migrare e proliferare, migliorando la sintesi della matrice extracellulare e stimolando lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni.

IMPIEGO DI SIERO AUTOLOGO CONDIZIONATO – ACS

I veterinari possono preparare facilmente l’ACS raccogliendo un campione di sangue dal paziente, poi incubandolo con speciali perle di vetro disponibili in commercio per stimolare la produzione di una proteina in graado di legare il recettore dell’interleuchina-1 (IRAP). Legandosi al recettore al posto della IL-1, si blocca l’azione della proteina, un potente e dannoso mediatore che stimola il processo infiammatorio. Inoltre, l’incubazione delle microsfere di vetro stimola la produzione di mediatori antinfiammatori e fattori di crescita simili a quelli presenti nel PRP.
L’applicazione nel sito di lesione di questo siero stimola il processo di riparazione e rigenerazione tissutal.
RICORSO A TERAPIE CON CELLULE STAMINALI – SCT
Le cellule staminali sono cellule con un potenziale rigenerativo elevatissimo, in grado di poter dare origine a più di 20 tipi cellulari. Nell’adulto, alcuni tessuti come quello adiposo ed il midollo osseo, sono presenti delle vere e proprie “nicchie“ che contengono quantità variabili di cellule staminali.
I veterinari possono quindi isolare le cellule ricavate dalle nicchie e decidere se concentrarle immediatamente e iniettarle nello stesso cavallo nel punto desiderato, oppure se metterle in coltura in laboratorio per aumentarne la quantità prima di iniettarle nuovamente, sempre nel medesimo cavallo.
Il loro utilizzo più comune, attualmente, fa riferimento più che alla loro capacità di differenziarsi in molti e diversi tipi di cellule, al fatto di possedere potenti proprietà antinfiammatorie e di svolgere un ruolo fondamentale nel coordinare il processo di guarigione in tutti i tipi di tessuti; il loro utilizzo permette quindi di migliorare ed accelerare il processo riparativo.
Quale di questi tre tipi di modalità fornirà il maggior beneficio al cavallo da trattare, dipende da una serie di fattori che il proprietario ed il veterinario prenderanno in considerazione prima di scegliere ed iniziare la terapia rigenerativa più adatta.

AC
HSJ
Photo (c) Horseshowjumping.tv

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