
Dressage: ballerini si nasce

ph. Stefano Secchi
Guardare un binomio che balla al ritmo della musica e che compie con apparente facilità esercizi estremamente faticosi, completamente concentrato, come se al di fuori del binomio non ci fosse nulla e il mondo si esaurisse in quel luogo, un rettangolo da 20 x 60 m, e in quel tempo, gli otto lunghissimi minuti di un Freestyle, è un’emozione fortissima anche per chi sta in tribuna. Non ci sarà l’adrenalina di un cross, ma c’è dell’altro ed è qualcosa che non è da meno, anzi?
C’è la fusione totale di due esseri viventi. Il dressage, pura armonia tra due anime, è l’incarnazione della figura mitologica del centauro, mezzo uomo, mezzo cavallo. La comunicazione fra i due elementi del binomio è talmente sottile da trasformarsi in un flusso di energia, un’idea pensata dal cavaliere che il cavallo comprende ancor prima che sia formulata ed esegue con entusiasmo, è un invito sussurrato, mai urlato accolto e trasformato in arte.
Testa e fisico
Il fascino di questa disciplina sta nel prendere qualcosa che il cavallo sa fare perfettamente in natura e convogliare queste sue capacità e la sua incredibile energia per dare vita a quello che è, né più né meno, un balletto. Ma diciamolo subito: non è per tutti, né fisicamente né mentalmente.
Un cavallo da dressage correttamente addestrato e montato da un cavaliere consapevole ed empatico sembra fare tutto da solo e senza sforzo. È un po’ come vedere un ballerino di danza classica che si solleva sulle punte, ruota su di sé, salta lanciando le gambe come se fosse una cosa da tutti i giorni… beh, non lo è in nessuno dei due casi. Arrivare ad alti livelli nella danza è, per cavalli e ballerini, un traguardo che richiede anni e anni di lavoro, un po’ alla volta, andando per gradi e senza precorrere i tempi.
Questo sarebbe un grave errore sia a livello fisico sia psicologico: il balletto, tanto in versione umana quanto in quella equina, richiede sforzi notevoli e prolungati – una ripresa di dressage di massimo livello, dura otto interminabili minuti che solo un fisico ben allenato, e una mente ancor più solida, possono gestire.

Ma c’è di più: la fatica che richiede l’impiego di un’energia enorme ma ‘imbrigliata’ nelle forme codificate richiede una capacità di concentrazione notevole che non tutti hanno o arrivano a sviluppare, né i ballerini né tanto meno i cavalli.
Un addestramento e un allenamento che rispetti i tempi del fisico e della mente è fondamentale per mantenere sano e sereno un cavallo da dressage – ma anche un ballerino!
Dalla natura alla performance
Si può pensare, a vederli dentro a un rettangolo, che i cavalli da dressage stiano facendo movimenti che di naturale non hanno nulla. In realtà le cose non stanno affatto così. I cavalli in libertà sanno eseguire perfettamente cambi di galoppo al volo, magari anche solo per schivare un ostacolo che si trovano davanti, come un semplice sasso.
Sanno eseguire delle appoggiate o delle perfette piroette sulle anche per togliersi d’impiccio quando la via di fuga frontale è ostruita… Allo stesso modo, per farsi notare o per mettere i puntini sulle i riguardo alla propria posizione di prestigio nel branco, i cavalli sono capaci di perfetti passage e piaffe. Ne sono capaci tutti, castroni, femmine e stalloni… ovviamente questi ultimi si pavoneggiano di più per ‘questioni sociali e amorose’ e ricorrono più spesso a questi movimenti.
Sono naturali anche i trotti e i galoppi allungati, motivati da necessità di fuga ma anche, ancora una volta, dalla voglia di farsi notare. Il dressage ha semplicemente codificato questi movimenti trasformandoli in esercizi. Quello che è appreso, ovviamente, è il farli su richiesta, ovvero viene loro insegnata una tecnica per la quale a un preciso stimolo rispondono con un determinato movimento.

Natura e allevamento
In teoria, essendo quelli del dressage movimenti naturali di ogni cavallo, qualsiasi soggetto è un potenziale dressagista. La differenza però è come riesce a eseguirli, con quale sforzo e a quale livello atletico ed estetico. Ci sono razze naturalmente portate per questo sport, altre che decennio dopo decennio sono state incrociate per essere sempre più facilitate nel lavoro, sia da un punto di vista fisico sia mentale.
Ci vogliono innanzitutto cavalli dotati di naturale coordinazione, che siano in grado di riunirsi con facilità portando il peso sui posteriori per alleggerire gli anteriori permettendo così la massima espressività di andature, ma allo stesso tempo capaci di falcate di impressionante potenza e ampiezza… questo dal punto di vista fisico.
Da quello mentale servono cavalli capaci di estrema concentrazione, che non si distraggano facilmente, pieni di fuoco, perché altrimenti le loro performance non sapranno mai emozionare, ma disponibili a mettere questo fuoco al servizio del cavaliere. Ci vogliono, ma questo è comune a tutti gli sport equestri, cavalli che vogliano vincere tanto quanto il loro cavaliere.
Quello che si cerca oggi nei cavalli da dressage è ampiezza di andature e capacità di allungare la falcata. Questo tipo di lavoro richiede fisici più alti e massicci e le razze che si sono prestate meglio sono state quelle tedesche, Hannover, Westfalen, Oldenburg e Trakehner su tutti, e più avanti KWPN e cioè il cavallo olandese, creato sostanzialmente a tavolino per il salto ostacoli da una parte e per il dressage dall’altra con un progetto allevatoriale senza precedenti.
A livello allevatoriale, oltre alle doti fisiche da sviluppare e poi perpetrare generazione dopo generazione, si è data molta importanza a quelle mentali con la ricerca di solidità. Ne consegue che oggi i cavalli da dressage sono davvero naturalmente votati a questo sport.

Atleti per due
Per arrivare ai massimi livelli in questa disciplina, però, le doti fisiche e mentali, da ricercare in tutti i cavalli adatti a questo sport, raddoppiano. La vera differenza, infatti, sta nell’introdurre, all’interno della routine di gara, il giro di piaffe e passage, completamente assenti sino al livello Gran Premio.
I cavalli capaci di arrivare, una volta adulti, ai massimi livelli, devono iniziare la preparazione per un livello Grand Prix, e quindi l’allenamento anche di piaffe e passage, intorno ai sei/sette anni. Questo passaggio è davvero delicato, è necessario saper utilizzare i modi corretti e le tempistiche giuste per non mandare in overthinking un cavallo ancora troppo giovane per reggere determinate pressioni, tuttavia è giusto iniziare con la preparazione ai massimi livelli.
Non bisogna, quindi avere fretta nell’addestramento ma, contemporaneamente, è necessario iniziare con la preparazione nei tempi giusti. L’alchimia del dressage non è semplice ma questo lo rende così affascinante.
Elena Pecora
© Riproduzione riservata.