Il dressage tutto da capire
Charlotte Fry su Especial ad Aachen 2024 ph. Stefano Secchi
Chi lo ama, chi lo trova noiosissimo, chi non ne può fare a meno e chi si presenta in rettangolo come se andasse al patibolo, il dressage è, ad oggi, la disciplina equestre forse più discussa e presa di mira, eppure tutti dovrebbero farne un po’.
Cenni di storia
Il nome, di chiara provenienza francese, significa “dressare”, ovvero addestrare, allenare ed è definito la più alta forma di equitazione. L’origine di questo sport si perde nella notte dei tempi e, come quasi tutte le discipline legate all’equitazione, nasce da esigenze di guerra. Servivano cavalli elastici, scattanti e pronti per poter combattere, questo lo scriveva già Senofonte, filosofo, guerriero e, soprattutto, allievo di Socrate, nella sua opera “Sull’Equitazione”.
Da allora sono passati i secoli, tutto è cambiato nel rapporto uomo cavallo, ma le radici di questo splendido sport non si disperdono. Un buon cavallo da dressage, infatti, è rotondo, morbido, agile e scattante.
Perché è così bello
Il dressage è uno sport davvero particolare, c’è un rettangolo con intorno delle lettere, a un occhio non allenato poste in ordine sparso, c’è un cavallo con la criniera intrecciata che fa dei movimenti alle tre andature con tutte le loro declinazioni, se si sale di livello, e un cavaliere vestito da pinguino che, se è molto bravo, sembra che non faccia nulla.
E allora perché è magnetico? Beh, perché è molto più di tutto questo. Il binomio, che è un binomio vero, di quelli che non si capisce dove finisce uno e inizia l’altro danza dentro al rettangolo, eseguendo le figure richieste con una precisione millimetrica, passo dopo passo, senza mai perdere di vista l’obiettivo, montando, come dice sempre Laura Conz, bandiera del dressage italiano, “Un tempo alla volta”.
Sì, il dressage è proprio questo: eleganza, ordine, disciplina, cura del dettaglio, in modo quasi maniacale, ancor più che negli altri sport. Vedere una ripresa ben montata mette in pace l’anima e ci fa capire quanto uomo e cavallo possano essere in sintonia, quella sintonia che ci rappresenta da secoli e secoli, da quando è iniziata la nostra collaborazione.
Perché è così difficile
Il dressage, però, è difficile. Da fare, da guardare, da capire. Ed è così difficile perché è tecnica pura. Se, anche per un profano, è semplice appassionarsi a una gara di salto ostacoli, dove il binomio deve arrivare alla fine senza cadere o far cadere barriere, per semplificare molto una disciplina che è ben più di questo, una gara di dressage è complicata da capire.
Può essere spettacolare anche per chi non è appassionato, ammirare una kur livello Gran Premio, perché si tratta di una coreografia, di un balletto, ma la tecnica alla base di tutto questo è impossibile da cogliere per chi non è esperto in materia e questa difficoltà è, contemporaneamente il fascino e la spada di Damocle di questo sport.
I cavalli sono rotondi, i movimenti portati al massimo della loro spettacolarità e questo può sembrare, a chi non conosce, una forzatura, ma non è così, si tratta invece della sublimazione dell’unione uomo/cavallo. Per questo è facile criticare questa specialità fatta di tecnica e dettagli. Certo, come, purtroppo, in ogni ambito, esistono le brutture, sarebbe sciocco affermare il contrario, ma non va demonizzata la disciplina, bensì chi non rispetta il benessere del proprio compagno a quattro zampe.
Perché lo dovrebbero fare tutti… Almeno un po’
Tutti i giovani cavalieri che si approcciano a questo splendido e variegato mondo dovrebbero praticare un po’ di dressage. Serve e tanto, e non solo a cavallo. Grazie al dressage si capisce quanto sia importante la tecnica, non che non serva nelle altre discipline, anzi! Proprio perché è importante, acquisire le basi del dressage è propedeutico, qualsiasi sia la disciplina su cui si desidera concentrarsi.
La cura del dettaglio è alla base del dressage, ogni centimetro di rettangolo è importante, non si può mai perdere la concentrazione, ogni passo è l’ingaggio del successivo, da ogni figura dipende quella successiva e, se si perde anche solo un centimetro, si compromette la riuscita dell’intera ripresa.
Il dressage insegna a concentrarsi, a non lasciare nulla al caso, a curare ogni dettaglio, ogni minimo particolare perché ogni singolo elemento è importante per l’insieme. Preparare un binomio ad affrontare una ripresa significa metterlo d’innanzi ai propri limiti e cercare di superarli, senza nessuna barriera.
Elena Pecora
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