Garantire il benessere del cavallo: il ruolo dei Veterinari Ufficiali FEI in concorso

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Intervista alla Dottoressa Silvia Roncon, treating vet del CSI4* di Gorla Minore 

Gorla Minore, 10 aprile 2025 – Tra i protagonisti silenziosi ma fondamentali di ogni evento sportivo equestre, i veterinari ufficiali FEI svolgono un ruolo cruciale per garantire la salute e il benessere dei cavalli in gara. Durante il CSI4* dello scorso weekend presso l’Equieffe Equestrian Centre, abbiamo incontrato la dottoressa Silvia Roncon, treating vet dell’evento e Veterinaria Delegata di II livello FEI, per approfondire i meccanismi che regolano la medicina veterinaria nei grandi concorsi internazionali.

La gerarchia veterinaria nei concorsi FEI

La Federazione Equestre Internazionale (FEI) prevede una struttura precisa e ben organizzata per quanto riguarda la gestione veterinaria. “Ci sono tre figure principali,” spiega la dottoressa Roncon. “Il veterinario trattante si occupa delle visite ai cavalli e dell’assistenza medica diretta; il service manager coordina la logistica – dalle ambulanze agli ecografi – e può anche intervenire clinicamente; infine il veterinario delegato, figura super partes, supervisiona tutto il comparto veterinario ma non può toccare i cavalli.”

Nel caso del CSI4* a Gorla Minore, i delegati FEI erano il dottor Fusetti e la dottoressa Ferioli, mentre il ruolo di service manager è stato ricoperto dalla dottoressa Canepa. La dottoressa Roncon, in questa occasione, ha assunto il ruolo di treating vet, mentre in eventi precedenti ha ricoperto anche il ruolo di service manager.

Per mantenere la qualifica di veterinario ufficiale FEI, è obbligatorio seguire un programma di formazione continua. “L’aggiornamento è fondamentale,” sottolinea la dottoressa Roncon. “Ogni tre anni dobbiamo partecipare a corsi di aggiornamento FEI, sia teorici che pratici, per poter continuare a esercitare.” Questo garantisce standard elevati e una preparazione costantemente allineata alle ultime evidenze scientifiche.

Valutazione preliminare: osservazione, dialogo e collaborazione

Prima ancora del vet check, il lavoro del veterinario inizia con un’attenta osservazione comportamentale e fisica del cavallo, anche in collaborazione con groom e cavalieri. “Un buon veterinario in concorso non lavora mai da solo. Il confronto con chi gestisce ogni giorno il cavallo è fondamentale,” afferma la dottoressa Roncon. “Spesso sono proprio groom e cavalieri a cogliere i primi segnali di disagio.

Un aspetto importante riguarda lo stress da trasferta o da cambiamento ambientale. “I cavalli sono animali estremamente sensibili. Anche il solo cambiare scuderia o routine può avere ripercussioni sul loro stato di salute,” racconta la Roncon. Per questo motivo, i veterinari monitorano attentamente i soggetti soprattutto nei primi giorni di permanenza.

Oltre alla sorveglianza clinica, il ruolo del veterinario include anche una funzione educativa, rivolta soprattutto ai giovani atleti. “Abbiamo il compito di spiegare, educare e costruire una cultura del rispetto per l’animale. Non siamo lì solo per curare, ma per formare.”

Biosicurezza e controllo in scuderia

A seguito dei recenti focolai di Herpes virus equino, la FEI ha implementato misure stringenti in tema di biosicurezza. “Appena arrivati, i cavalli devono passare l’examination on arrival: viene misurata la temperatura corporea, verificato il passaporto e la regolarità delle vaccinazioni. Solo dopo questo controllo possono entrare in scuderia,” spiega la dottoressa Roncon.

Il protocollo prevede l’uso di termometri digitali omologati e una registrazione scrupolosa dei dati raccolti. “Ogni cavallo viene monitorato due volte al giorno per tutta la durata del concorso: mattina e sera viene misurata la temperatura e annotata su un registro digitale condiviso con la FEI,” aggiunge la dottoressa. “Questa sorveglianza continua è fondamentale per individuare tempestivamente eventuali segnali di patologie infettive.”

In caso di temperatura superiore a 38,5°C, l’animale viene immediatamente isolato in appositi box distanti almeno 50 metri dagli altri cavalli. “Le scuderie devono disporre di una zona di isolamento conforme, sempre pronta all’uso, altrimenti l’evento non può essere approvato dalla FEI,” sottolinea la dottoressa.

Inoltre, durante l’evento è vietato l’accesso a persone non accreditate e sono in vigore rigide norme di igiene, come il cambio obbligatorio di guanti, l’uso di disinfettanti e la sanificazione dei materiali comuni. “Si tratta di misure indispensabili, non solo per evitare contagi, ma anche per garantire la fiducia degli atleti e la sicurezza dell’intera manifestazione,” conclude.

Il vet check

Il vet check rappresenta il momento di valutazione del cavallo prima della competizione. “È una visita obbligatoria che si svolge prima dell’inizio delle gare,” racconta la dottoressa. “Lo scopo è verificare che il cavallo sia fit to compete, ovvero idoneo a partecipare.”

Durante il controllo, i cavalli vengono identificati tramite microchip e passaporto, osservati da fermo e fatti trottare su una linea retta davanti alla commissione composta dal veterinario delegato e dai giudici di gara. “Si osserva il body condition score, si cercano segni di lesioni, fiaccature, o reazioni dolorose soprattutto nella zona dei costati, per escludere abusi come l’uso scorretto degli speroni. Anche le andature vengono valutate: devono essere regolari.”

Se emergono dubbi, il cavallo viene trasferito in una zona chiamata holding box, dove viene visitato dal veterinario trattante. “In caso di indolenzimenti da viaggio, per esempio, si può decidere di effettuare una re-inspection il giorno successivo. Se il cavallo migliora, può gareggiare.”

Il controllo antidoping

Elemento cardine per la tutela dell’integrità sportiva e del cavallo è il controllo antidoping, gestito da un veterinario FEI indipendente. “È una figura separata da tutte le altre, inviata direttamente dalla Federazione,” sottolinea la dottoressa Roncon. “Può effettuare test a campione oppure mirati, ad esempio se un cavallo ha ricevuto farmaci nei giorni precedenti o se ci sono sospetti fondati.

Questo tipo di controllo può avvenire già dalle visite iniziali e continuare per tutta la durata dell’evento.

Pronto intervento: il veterinario al campo

Durante le competizioni, la presenza del veterinario è obbligatoria sul campo gara. “C’è sempre un’ambulanza veterinaria pronta a intervenire, e un veterinario fisso al campo – che può essere il treating vet o il service manager – pronto a gestire eventuali emergenze.”

La dottoressa aggiunge: “Il veterinario delegato supervisiona, ma l’intervento diretto spetta al treating vet. È una responsabilità grande, ma fondamentale per il benessere degli animali.”

Tra le emergenze più frequenti, non ci sono solo le lesioni ortopediche. “Spesso si tratta di cavalli che si comportano in modo anomalo, che si rifiutano di mangiare, si sdraiano frequentemente o mostrano sintomi da colica. In questi casi bisogna intervenire subito, valutando la situazione clinica e decidendo se trasportarli in clinica o trattarli sul posto.”

Al termine della nostra conversazione, la dottoressa Silvia Roncon ha lasciato spazio a una riflessione importante: “Abbiamo la responsabilità morale e professionale di tutelare la salute del cavallo, prima ancora della performance sportiva. Il nostro ruolo è garantire che l’agonismo non superi mai il rispetto per l’animale.”

In un mondo in cui lo sport equestre è sempre più sotto i riflettori per questioni etiche, il lavoro dei veterinari ufficiali resta un baluardo fondamentale. Parlare di benessere animale non è un trend: è un dovere.

Alessandra Ceserani | Ph Nicalestudios

© Riproduzione riservata.

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