Il sistema immunitario del cavallo e le sue alterazioni: focus sulle patologie autoimmunitarie

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Foto generica cavallo

Alleati e nemici: il paradosso del sistema immunitario

Il sistema immunitario del cavallo è un meccanismo sofisticato e dinamico, essenziale per la sua salute. Proprio come negli altri esseri viventi, ogni giorno cellule specializzate e molecole segnalatrici collaborano per riconoscere e neutralizzare agenti esterni potenzialmente pericolosi, mantenendo il delicato equilibrio tra difesa e tolleranza dell’organismo.

Tuttavia, in alcuni casi, questo equilibrio si altera. Il sistema immunitario smette di distinguere in modo corretto i propri tessuti, considerandoli estranei. È così che possono svilupparsi le malattie autoimmunitarie: condizioni in cui il corpo reagisce contro sé stesso.

Si tratta spesso di disturbi complessi, con sintomi poco specifici, che possono coinvolgere diversi organi o apparati. La loro individuazione richiede attenzione, competenze specifiche e strumenti diagnostici adeguati.

Anche se non sempre facili da riconoscere, una comprensione più approfondita di queste patologie consente oggi un approccio clinico più mirato, capace di migliorare la qualità della vita dei cavalli affetti e di supportare chi se ne prende cura.

Cenni di immunologia: chi comanda l’orchestra

Nel cavallo, come in ogni essere vivente, il sistema immunitario è una rete sofisticata, sempre in allerta. Lavora su due fronti distinti ma complementari: da un lato la risposta innata, veloce e generalista, pronta a intervenire subito contro qualsiasi minaccia; dall’altro la risposta acquisita, più lenta ma capace di mirare con precisione al bersaglio, ricordandolo nel tempo.

Le prime cellule a entrare in azione sono i neutrofili e i macrofagi: pattugliano l’organismo, individuano ciò che è estraneo e lo eliminano. Quando l’allarme persiste, si attiva la risposta più elaborata. I linfociti B iniziano a produrre anticorpi — le immunoglobuline — proteine altamente specializzate in grado di riconoscere e neutralizzare i patogeni con grande precisione.

A guidare tutto ci sono i linfociti T, veri regolatori dell’equilibrio immunitario: attivano, potenziano o frenano la risposta in base al tipo di minaccia e al contesto.
Questo sistema funziona in modo straordinario, finché riesce a distinguere ciò che appartiene al corpo da ciò che ne è estraneo. Ma quando questo confine si sfuma, anche i tessuti sani possono diventare bersaglio: è lì che nasce l’autoimmunità, e l’organismo inizia a combattere se stesso.

Quando il sistema va in tilt: ipersensibilità e autoimmunità

Il sistema immunitario è una macchina straordinaria, progettata per distinguere con precisione ciò che appartiene all’organismo da ciò che è estraneo. Ma a volte, questo meccanismo così raffinato si inceppa.

L’autoimmunità nasce proprio da qui: da una perdita di tolleranza, una confusione interna che porta l’organismo ad attaccare se stesso. Spesso l’origine è multifattoriale — infezioni, vaccinazioni recenti, oppure una predisposizione genetica che rende il sistema più vulnerabile a questi “errori”.
In risposta, si formano autoanticorpi e complessi immunitari che vanno a danneggiare tessuti e organi sani, scatenando reazioni che possono essere diverse per intensità e durata.

Alcune sono immediate, legate a una risposta eccessiva ad allergeni comuni; altre sono mediate da anticorpi o da cellule immunitarie, e si sviluppano più lentamente, in modo più profondo e sistemico.
Il risultato può variare da una semplice reazione cutanea a una malattia sistemica cronica e debilitante. Comprendere questi meccanismi è il primo passo per riconoscerli e intervenire per tempo

Patologie cutanee immunomediate: la pelle come specchio dell’infiammazione

La pelle del cavallo non è solo un rivestimento: è un vero e proprio specchio dello stato di salute generale, e spesso il primo luogo dove l’infiammazione si fa visibile.
Le allergie cutanee sono tra le manifestazioni più frequenti. Si presentano con prurito insistente, gonfiori localizzati, zone prive di pelo, croste e arrossamenti. A volte seguono l’andamento delle stagioni, altre volte sono legate all’ambiente, agli insetti, alla dieta.

Grazie a test specifici, oggi è possibile identificare gli allergeni responsabili e intervenire con terapie di desensibilizzazione, che aiutano il cavallo a tollerare meglio le sostanze scatenanti.

Ma ci sono forme molto più gravi e rare, come il pemfigo foliaceo, in cui il sistema immunitario attacca direttamente le connessioni tra le cellule della pelle. Il risultato sono lesioni profonde, croste spesse, erosioni che possono estendersi rapidamente e diventare dolorose.
In questi casi, la pelle racconta una battaglia interna: quella di un sistema di difesa che ha smarrito il suo obiettivo.

Patologie ematologiche autoimmuni: il sangue sotto attacco

In alcune condizioni autoimmunitarie, il sistema immunitario prende di mira elementi fondamentali del sangue, come i globuli rossi e le piastrine, compromettendo la funzionalità ematologica. Questo può portare a anemie emolitiche o a disturbi emorragici, con sintomi quali epistassi, petecchie, debolezza e pallore delle mucose.

Nei puledri neonati, una forma particolarmente acuta è l’isoeritrolisi neonatale, causata dagli anticorpi materni presenti nel colostro, che distruggono i globuli rossi del neonato incompatibili dal punto di vista immunologico.
Queste situazioni richiedono diagnosi rapide e mirate, spesso mediante esami ematologici specifici, e un trattamento tempestivo per evitare complicazioni potenzialmente gravi o fatali.

Apparato gastroenterico: un equilibrio delicato

Nel cavallo, l’intestino è molto più di un organo deputato alla digestione: è un mondo complesso, dove l’assorbimento dei nutrienti, la flora microbica e le risposte immunitarie convivono in un equilibrio sottile.

Quando questo equilibrio si rompe, spesso a causa di un’alterazione immunomediata, possono insorgere forme di enterite cronica. L’intestino si infiamma in modo persistente, compromettendo la capacità di assimilare correttamente ciò che il cavallo mangia.

I sintomi, però, sono spesso sfuggenti: diarrea intermittente, coliche ricorrenti, dimagrimento inspiegabile, ipoalbuminemia. Piccoli segnali, che possono essere facilmente confusi con disturbi alimentari o parassitosi.

Per arrivare a una diagnosi certa, servono indagini approfondite, spesso biopsie intestinali, che però non sempre sono facilmente realizzabili sul campo.
È una sfida diagnostica, che richiede occhio clinico, pazienza e la capacità di cogliere ciò che non si vede a colpo d’occhio: quel filo sottile che tiene in equilibrio il benessere digestivo del cavallo.

Muscolatura e vasi sanguigni: bersagli inaspettati

Il sistema immunitario, quando devia dal suo ruolo di protezione, può colpire in punti del tutto inattesi.
In alcune razze americane, ad esempio, si osservano casi di miosite immunomediata, una condizione in cui il sistema immunitario aggredisce le fibre muscolari come fossero nemiche. Il risultato è una perdita rapida e impressionante di massa muscolare, in particolare a livello dei glutei: il cavallo appare improvvisamente scavato, debole, quasi irriconoscibile.

Ma non si ferma qui. Anche i vasi sanguigni possono diventare bersaglio. Le vasculiti, infiammazioni delle pareti vascolari, possono causare edemi, porpora cutanea, necrosi dei tessuti e, nei casi più gravi, perfino laminite.

Il trattamento è delicato e complesso: si basa su corticosteroidi e antinfiammatori per calmare l’infiammazione, ma può richiedere anche antibiotici e anticoagulanti per prevenire complicanze secondarie.
In questi casi, come in molti altri disturbi immunomediati, il tempismo è tutto: riconoscere i primi segnali e intervenire tempestivamente può fare davvero la differenza.

Lupus: l’autodistruzione sistemica

Tra le malattie autoimmunitarie più complesse e insidiose c’è il lupus eritematoso sistemico, una patologia rara nel cavallo, ma capace di colpire in profondità e su più fronti.
È il sistema immunitario che, ancora una volta, smette di distinguere il sé dal non-sé e inizia ad attaccare l’intero organismo. Pelle, reni, vasi sanguigni, sangue stesso: ogni tessuto può diventare bersaglio.

La diagnosi è tutt’altro che semplice. I sintomi sono spesso vaghi, intermittenti, e facilmente confondibili con altre patologie: porpora emorragica, anemia emolitica, glomerulonefrite, lesioni cutanee che cambiano aspetto.

Serve un lavoro di pazienza e precisione, fatto di esami specifici, osservazione clinica e una buona dose di intuito medico. Perché riconoscere il lupus significa poter intervenire prima che i danni diventino irreversibili. Una corsa contro il tempo, in cui conoscere bene il nemico è già metà della battaglia.

Apparato respiratorio: l’allergia nascosta

Spesso sottovalutata perché silenziosa e priva di febbre, l’IAD (Inflammatory Airway Disease) è una patologia infiammatoria cronica delle vie aeree, non di origine infettiva. A scatenarla, nella maggior parte dei casi, è l’ambiente: polveri sottili, spore di muffe, ammoniaca e altri agenti irritanti presenti nei box chiusi e poco areati.

I cavalli colpiti non sembrano malati in senso stretto, ma qualcosa cambia. Tosse secca, secrezioni nasali leggere, un respiro più affannoso durante il lavoro, e soprattutto un calo della performance, spesso attribuito a stanchezza o scarsa forma fisica. In realtà, il loro sistema immunitario sta combattendo un’infiammazione silenziosa che, se trascurata, può peggiorare nel tempo.
Un’“allergia nascosta”, appunto, che richiede attenzione, gestione ambientale accurata e trattamenti mirati per ridare respiro — in tutti i sensi — al cavallo atleta.

Sistema nervoso e annessi oculari

Non tutte le malattie autoimmunitarie si manifestano in modo eclatante. Alcune agiscono nell’ombra, colpendo lentamente ma in profondità strutture vitali come il sistema nervoso periferico o l’apparato visivo.

Una delle forme più gravi è la polineurite della cauda equina: tutto può iniziare con segnali sfumati — una leggera debolezza nei posteriori, una risposta dolorosa alla palpazione, un’andatura alterata. Poi, con il tempo, il quadro si aggrava. Il cavallo perde progressivamente il controllo del treno posteriore, fino a una paralisi completa. È una condizione rara, ma devastante, che stravolge la quotidianità dell’animale e richiede una gestione attenta e compassionevole.

Ancora più diffusa, ma altrettanto insidiosa, è l’uveite ricorrente, conosciuta anche come mal della luna. I suoi attacchi arrivano a ondate, spesso senza preavviso: l’occhio si arrossa, lacrima, diventa sensibile alla luce.

Ogni episodio lascia cicatrici invisibili che, nel tempo, possono portare alla cecità. In molti casi, l’origine è una risposta immunitaria esagerata contro antigeni batterici, come quelli della Leptospira, che l’organismo non riesce più a tollerare.
In entrambi i casi, non esiste una cura definitiva. Ma c’è la possibilità di rallentare il decorso, contenere i sintomi, proteggere la qualità di vita del cavallo. Servono costanza, trattamenti prolungati e un occhio esperto capace di cogliere anche i più piccoli segnali.

Malattia da siero: quando la terapia diventa minaccia

Può sembrare paradossale, ma a volte una cura può trasformarsi in un pericolo. È il caso della malattia da siero: una reazione rara, ma seria, che può colpire i cavalli dopo la somministrazione di sieri iperimmuni. Il sistema immunitario, invece di accettare l’aiuto esterno, reagisce in modo esagerato contro le proteine estranee, creando complessi che finiscono per danneggiare vasi sanguigni, articolazioni, reni e fegato.

I segnali da tenere d’occhio sono febbre, zoppia improvvisa, porpora cutanea e problemi renali come la glomerulonefrite. La diagnosi definitiva richiede un esame istologico, ma purtroppo la terapia è solo di supporto: in questi casi, la prevenzione e il monitoraggio attento fanno davvero la differenza.

Verso un futuro di diagnosi precoce e medicina personalizzata

Le malattie autoimmunitarie nei cavalli sono tra le sfide più complesse e affascinanti della medicina veterinaria contemporanea. Comprendere a fondo il sistema immunitario del cavallo e imparare a riconoscere tempestivamente i segnali d’allarme può fare la differenza in termini di diagnosi e trattamento.

Oggi, grazie a test diagnostici sempre più mirati, valutazioni genetiche e a una maggiore attenzione all’ambiente in cui vive l’animale, è possibile adottare un approccio più consapevole e personalizzato. Un progresso che migliora concretamente non solo la gestione clinica, ma anche la qualità di vita dei cavalli affetti.

Alessia Niccolucci

© Riproduzione riservata.

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