
Intervista a Mauro Matteucci: “Filippo è nato con me e ora sta dimostrando di essere un cavallo da 4 stelle”

La prima tappa del Morocco Royal Tour 2025, giunto alla sua quattordicesima edizione, ha aperto la stagione internazionale del salto ostacoli con l’eleganza e l’attenzione ai dettagli che contraddistinguono da sempre questo circuito.
Tra i protagonisti presenti a Tetouan c’era anche Mauro Matteucci, cavaliere italiano che abbiamo incontrato pochi giorni prima che il team Italia conquistasse la seconda posizione nella Coppa delle Nazioni di Rabat. Con un solo cavallo al seguito, Filippo, Matteucci ha raccontato con lucidità e passione il suo percorso sportivo, l’importanza del legame con il cavallo e le ambizioni per il futuro.
«È la mia prima volta qui – spiega – e le impressioni sono state ottime. L’accoglienza è eccezionale, le scuderie molto belle, i campi buoni. Una particolarità interessante è che tutto è gommato nei vari spostamenti tra campi e scuderie: si vede che qui si guarda molto al dettaglio». Un contesto di alto livello che non lo ha sorpreso del tutto: «Me lo aspettavo così, perché ne avevo parlato con amici e colleghi che mi avevano detto che questo è un posto davvero notevole».
Matteucci parteciperà alle prime due tappe del circuito marocchino: «Sarò presente a Rabat, ma farò solo le prime due tappe perché ho portato un cavallo solo e non volevo sforzarlo troppo», racconta con un sorriso. Quel cavallo è Filippo, il compagno con cui ha costruito un legame profondo e una carriera in crescita.
Filippo, un cavallo “fatto in casa”
«Filippo è nato da me, l’ho allevato io e l’ho sempre montato – spiega Matteucci –. Fin dall’inizio della sua carriera l’ho centellinato: a quattro e cinque anni ha fatto pochissimo, a sei anni ha cominciato davvero il percorso sportivo. Dall’anno scorso ho iniziato a chiedergli qualcosa in più, affrontando alcuni internazionali. Ha fatto una stagione molto buona, eccezionale per i miei standard, e qui siamo al nostro primo quattro stelle».
Il binomio ha già affrontato appuntamenti di rilievo, tra cui la tappa della EEF Series di Sopot sotto la guida del capo équipe Mario Verheyden, oltre ai CSI di Gorla Minore. Se deve scegliere un momento decisivo nel percorso con Filippo, Mauro non ha dubbi: «Il click l’ho avuto quest’anno a Oliva. Aveva tre settimane di gare: le prime due non sono andate particolarmente bene, ma nell’ultima settimana, nei Gran Premi più tosti, si è dato completamente e ha dimostrato di essere un cavallo da questo livello».
Giovani cavalli e crescita sostenibile
La storia di Filippo è nata quasi per caso: «È figlio della cavalla storica di un mio carissimo amico: abbiamo deciso di ingravidarla a fine carriera ed è nato lui, un po’ per gioco. Io non allevo, ma ho sempre avuto cavalli giovani da crescere fino al massimo delle mie possibilità». Un approccio che Matteucci ritiene fondamentale: «Credo che puntare sui giovani sia oggi l’unica strada percorribile a livello economico, viste le cifre e le valutazioni dei cavalli sportivi già pronti. È fondamentale crescerli bene, tirarli su al meglio e poi sperare anche nella fortuna, come è stato in questo caso».
Dalle prime gare alla svolta professionale
Il rapporto di Mauro Matteucci con l’equitazione comincia da bambino: «La prima gara l’ho fatta a sei anni. Mio padre aveva una scuderia, quindi ho iniziato con lui. Ho fatto tante esperienze nel tempo, anche con cavalieri importanti, ma la vera svolta per me è arrivata negli anni del Covid-19, quando sono approdato alla SGH Stables con Stefano Cesaretto e Giulia Martinengo. Colgo l’occasione per ringraziarli: grazie al loro metodo, al loro buon cuore e a un mio momento di maturità personale, ho avuto la svolta della mia crescita sportiva».
Oggi, l’equitazione rappresenta per lui molto più di una professione: «Sono appassionato anche di altri sport, ma il cavallo per me è una malattia, al di là della passione. Mi piacciono tutti gli aspetti, anche curarli: è un mondo a 360 gradi».
Un legame che va oltre la tecnica
Il rapporto con Filippo è profondo e costruito su rispetto e riconoscenza. «Ogni gara che faccio con lui è un’emozione. Quando gli chiedi il 300%, qualcosa in cambio devi dargliela: devi comportarti con riconoscenza», spiega Matteucci, che ammette anche qualche piccola scaramanzia: «Non ho veri e propri riti, ma uso sempre una cuffietta e un sottopancia che già utilizzavo con la mamma di Filippo. Ho la mia testiera da concorso e l’imboccatura da Gran Premio. Sono piccole cose, ma ci tengo».
Il cavaliere come atleta
Non c’è solo l’allenamento del cavallo: anche il cavaliere deve essere preparato fisicamente. Matteucci lo sa bene e dedica molto tempo al lavoro su sé stesso: «Faccio tantissima ginnastica perché sono un po’ rigido e, dopo un infortunio due anni fa, la riabilitazione è stata lunga. Ora continuo ad allenarmi, sia per necessità che per prevenzione. Ogni sport utilizza fasce muscolari specifiche e bisogna bilanciare il lavoro, allungando dove si accorcia. Così si prevengono gli infortuni e, se capitano, si recupera più rapidamente».
Negli ultimi anni questa consapevolezza è cresciuta: «Prima sembrava un’eresia, ma ora anche grandi campioni fanno ginnastica. La Federazione stessa sta spingendo molto su questo aspetto e la mentalità sta cambiando».
Obiettivi e prospettive future
Mauro Matteucci preferisce non svelare troppo sui suoi sogni: «I sogni nel cassetto non si dicono», dice sorridendo. «In questo momento ho solo Filippo come cavallo di punta, quindi sto investendo tanto su di lui. Continuiamo con il nostro percorso di crescita. Ora affrontiamo i quattro stelle, poi valuteremo il da farsi. Ho anche altri cavalli giovani dai 6 agli 8 anni da far crescere. Dopo queste tappe farò qualche gara vicino casa e tornerò a Oliva l’anno prossimo con Filippo e i nuovi giovani».
Con un’idea chiara e una grande determinazione, Mauro Matteucci prosegue il suo cammino nel salto ostacoli internazionale.
A Tetouan ha iniziato il suo Morocco Royal Tour con entusiasmo e consapevolezza, e il podio conquistato la settimana dopo dal team azzurro a Rabat e il suo doppio netto, dimostrano che il lavoro fatto finora è solo l’inizio di un percorso ancora più ambizioso.
A cura di Alessandra Ceserani
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