Le “Lezioni tedesche”

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Virginia Spoenle, la nostra “inviata” dalla Germania, ci guida in un racconto, secondo la sua esperienza, per analizzare le differenze del dressage in due luoghi così vicini geograficamente ma così distanti come tradizione nella disciplina del dressage che vede, in Germania, la sua culla.

Manzoni, quando scrisse i Promessi Sposi, andò a “Sciacquare i panni nell’Arno”, ossia si recò nel luogo di nascita della nostra lingua per migliorare il suo romanzo.

Ecco la Germania del dressage è un po’ la stessa cosa. Patria indiscussa della disciplina, sforna, generazione dopo generazione, cavalli e cavalieri campioni.

Quindi quale opportunità migliore, per i nostri giovani talenti, se non quella di andare a “rubare” qualche trucco da chi ha fatto del dressage uno sport nazionale?

Per la nostra Virginia è un po’ diversa la questione. Italotedesca, la giovane promessa del dressage italiano, ha sempre vissuto e montato in Germania ma, vestendo i colori azzurri, conosce molto bene anche il nostro Paese dal punto di vista sportivo. 

Luogo strategico

Innegabilmente la Germania è una terra di cavalli, del resto le pianure sconfinate aiutano alla realizzazione di progetti su ampia scala, la tradizione, poi, ci mette il resto. Ovviamente insieme all’incessante studio e desiderio di migliorarsi degli allevatori tedeschi.

La Germania, poi, è in mezzo all’Europa, un luogo strategico, un vero e proprio crocevia.

Come sottolinea Virginia, la scuderia in cui tiene i cavalli, che poi è la prestigiosissima “casa” di Isabell Werth, è vicino al confine con Olanda e Belgio, per tanto è possibile effettuare trasferte internazionali (e che internazionali, mi permetto di dire!) senza dover mettere in moto viaggi lunghissimi che, senza dubbio, risultano stressanti per i cavalli, oltre che onerosi per chi li deve affrontare.

Perché, certo, sembra sempre poco elegante parlare di costi, ma non è possibile non farli quando si pianifica una stagione agonistica. 

Vivaio sempre attivo

Un altro aspetto che la nostra “voce dalla Germania” ci fa notare è il numero di cavalieri. Per usare un termine calcistico, in Germania hanno un vivaio notevole, è quindi più probabile scoprire fuoriclasse sui grandi numeri, e non mi riferisco solo ai cavalieri ma anche e soprattutto ai cavalli.

Più i numeri sono alti più alto è il livello della competizione a partire dai bambini, il che porta a una curva destinata sempre a salire e, si sa, quando ci si mette in gioco ad alto livello, il desiderio di “alzare l’asticella” aumenta notevolmente.

Questo non per sminuire l’altissimo livello che il dressage italiano ha raggiunto negli ultimi anni, grazie a un team di istruttori, preparatori, tecnici e giudici che, lavorando in sinergia con i cavalieri, stanno crescendo in modo esponenziale.

Non è tuttavia possibile fare un paragone numerico e questo giocherà sempre a svantaggio di noi azzurri.

Tanto lavoro

Virginia ha la fortuna di respirare dressage potendo prendere spunto da una delle scuderie più di successo del mondo e, senza dubbio, tra le più organizzate.

Ma, ci tiene a sottolineare, il segreto è uno solo: lavorare, lavorate sempre e tanto. “Osservare il lavoro di Isabell è di per sé un insegnamento. Nessun dettaglio viene mai lasciato al caso.

Èuna lavoratrice instancabile. Il migliore esempio che potessi avere. Una delle cose che ho imparato da lei è che ogni cavallo ha i suoi tempi. Servono pazienza e tranquillità nel training. I risultati prima o poi arrivano”.

Sicuramente Isabell Werth ha una sorta di superpotere, altrimenti non sarebbe la Regina del dressage, ma non è solo questo a renderla “Wonderwoman”, sono soprattutto passione e dedizione, valori che insegna a chiunque abbia l’onore di poter lavorare con lei.

Non bisogna mai fermarsi, mai credersi arrivati. “Per fare un esempio – prosegue Virginia – lo scorso aprile Isabell e Quantaz hanno partecipato alla finale della World Cup a Riyadh, in Arabia Saudita il venerdì sera.

Il sabato mattina arrivo in scuderia verso le 9 ed Isabell è già in sella. Come dicevo, una lavoratrice instancabile”. 

Un buon riposo

A periodi di duro lavoro, però, devono succedere periodi di riposo sia fisico che mentale. “I miei cavalli vengono mossi tutti i giorni” racconta la giovane amazzone “Se non posso montare io per impegni scolastici, ci pensa il mio trainer.

Tuttavia i miei cavalli, come tutti quelli della scuderia, dai giovani ai campioni olimpionici, ogni giorno si godono almeno un paio d’ore di relax al paddock dove possono fare i cavalli”.

In linea generale, quindi, almeno un paio di giorni di relax alla settimana sono consigliati per una buona forma sia fisica che mentale. Del resto la riuscita di un campione passa dal benessere generale.

Dita incrociate per l’anno nuovo

Da parte nostra non possiamo che augurare un enorme in bocca al lupo alla nostra inviata azzurra per un 2025 ricco di emozioni e successi che, speriamo, possa coronare con la partecipazione ai Campionati Europei che nel 2024 sono sfuggiti per un pelo.

“Io e Bob Marley ci siamo qualificati, ma il giorno prima della gara il cavallo non stava bene. Quindi, d’accordo con Laura Conz, abbiamo preferito ritirarci. É stata una grossa delusione, avevamo lavorato tanto per le qualifiche, e mi sarebbe davvero piaciuto partecipare. Ma il benessere dei miei cavalli viene sempre prima di tutto”.

Quindi sotto con il lavoro e ci sentiamo presto per le “Lezioni tedesche”.

Elena Pecora

PH Mirka Nilkens

© Riproduzione riservata.

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